Diversi Paesi hanno già iniziato o hanno in programma di iniziare la somministrazione della terza dose di vaccino anti-Covid, dopo il comprovato calo di efficacia dopo 5-6 mesi. A proposito della necessità delle terza dose, si è espresso il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (ECDC).
“Non vi e’ alcuna urgente necessita’ di somministrazione di dosi di richiamo di vaccini a individui completamente vaccinati nella popolazione generale. Le prove disponibili in questo momento sull’efficacia del vaccino e sulla durata della protezione mostrano che tutti i vaccini autorizzati nell’Ue sono attualmente altamente protettivi contro ricovero in ospedale, malattie gravi e morte correlati al Covid“, scrive l’ECDC in un suo rapporto
Secondo l’ECDC, “è importante distinguere tra dosi di richiamo per le persone con un sistema immunitario normale e dosi aggiuntive per quelle con un sistema immunitario indebolito. Alcuni studi – ricordano infatti gli esperti – riportano che una dose ulteriore di vaccino può migliorare la risposta immunitaria nelle persone immunocompromesse, come i trapiantati d’organo le cui risposte iniziali alla vaccinazione erano basse. In questi casi, la possibilità di somministrare una dose aggiuntiva di vaccino dovrebbe già essere presa in considerazione. Cio’ deve essere visto come un’estensione della serie di vaccinazioni primarie per questi gruppi specifici e non come un richiamo. Si potrebbe anche prendere in considerazione la possibilita’ di fornire una dose aggiuntiva come misura precauzionale agli anziani fragili, in particolare quelli che vivono in ambienti chiusi (quali i residenti in strutture di assistenza a lungo termine)“, continua l’ECDC.
“Gli Stati membri” dell’Ue “devono prepararsi a possibili adattamenti dei loro programmi di vaccinazione qualora si notasse una diminuzione sostanziale dell’efficacia del vaccino in uno o più gruppi di popolazione“. Gli esperti invitano a continuare uno “stretto monitoraggio dei dati sull’efficacia del vaccino e delle” cosiddette “infezioni breakthrough” che colpiscono gli immunizzati, “in particolare tra i gruppi vulnerabili a rischio di Covid-19 grave e tra coloro che vivono in ambienti chiusi“. Consigliare l’approccio da adottare concretamente – precisa l’ECDC – rimane “prerogativa dei gruppi consultivi tecnici nazionali sull’immunizzazione (Nitag), che guidano le campagne di vaccinazione nei vari stati membri dell’Unione europea. Questi organismi sono infatti nella posizione migliore per tenere conto delle condizioni locali, compresa la diffusione del virus e delle sue varianti preoccupanti, la disponibilità di vaccini e le capacità dei sistemi sanitari nazionali“.
Oltre agli sforzi necessari sul fronte vaccinazione, ribadisce l’ECDC, in modo complementare “è anche fondamentale continuare ad applicare misure come il distanziamento fisico, l’igiene delle mani e delle vie respiratorie e l’uso di mascherine ove necessario, in particolare in contesti ad alto rischio come le strutture di assistenza a lungo termine o i reparti ospedalieri con i pazienti a rischio di Covid-19 grave“.
L’ECDC e l’Agenzia europea del farmaco Ema – si legge in una nota – continueranno a lavorare insieme per raccogliere e valutare i dati che i stanno rendendo disponibili, e la relazione tecnica verrà aggiornata progressivamente.