Energia, lettera al Governo: “il nucleare combatte la CO2 e il gas supporta le rinnovabili, includerli tra le fonti sostenibili”

"Una decisione contro il nucleare, il gas e contro le tecnologie di cattura e sequestro dell’anidride carbonica danneggerebbe interi settori industriali e renderebbe insostenibile la diffusione delle fonti rinnovabili": la lettera di due fondazioni indirizzata al Premier Maio Draghi
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Entro il 7 dicembre la Commissione Europea è chiamata a decidere se gas e nucleare rientrano o no nella tassonomia “verde”, ossia tra le fonti e tecnologie energetiche sostenibili dal punto di vista ambientale e quindi meritevoli di finanziamenti pubblici e privati. Ciò accade nello stesso periodo in cui ci sono difficoltà gravissime di approvvigionamento energetico globali dovute a una forte crescita dei prezzi di tutte le fonti primarie, con ricadute gravi sulle imprese e sulle famiglie e con l’emergere di tensioni sociali. Ciò mette a rischio la stessa credibilità dei piani europei per la transizione”. Inizia così la lettera scritta dall’organizzazione di tutela ambientale Italia più verde e FOR Fondazione Ottimisti & Razionali (gruppo di professionisti dell’impresa e della comunicazione), e indirizzata al Premier Mario Draghi.

Una decisione contro il nucleare, il gas e contro le tecnologie di cattura e sequestro dell’anidride carbonica danneggerebbe interi settori industriali, dissiperebbe importanti competenze tecnologiche, renderebbe insostenibile la diffusione delle fonti rinnovabili che in teoria si vorrebbero in tal modo privilegiare, aggraverebbe i problemi sociali, colpirebbe con costi ingiusti le parti più deboli della società e allontanerebbe gli obiettivi ambientali e climatici del Green Deal”, si legge nella lettera, firmata da Chicco Testa (Italia più verde), e Claudio Velardi (Fondazione Ottimisti & Razionali), oltre che da decine di altri esperti del settore.

Gas e nucleare sono due fonti e due tecnologie diventate, nei mesi, nodi irrisolti che alimentano frizioni e rischiano di provocare un infruttuoso disallineamento tra i paesi dell’Unione. Dieci paesi membri, guidati dalla Francia, comprendenti Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Slovenia hanno firmato una lettera aperta chiedendo a Bruxelles di riconoscere l’energia nucleare, oggi prima fonte di generazione elettrica in UE con il 26,4% del totale – seguita dal gas al 20.6% e dall’eolico con il 12.5% – come energia pulita, senza emissioni di carbonio, accessibile e pochissimo dipendente dalle oscillazioni del prezzo del combustibile, regolabile e non soggetta a intermittenza naturale. Il valore aggiunto dell’energia nucleare nella lotta contro il cambiamento climatico può riassumersi in un solo dato. L’intensità carbonica della generazione elettrica in Francia (con il 75% di elettricità da fonte nucleare) si attesta a 56 grammi CO2 per chilowattora contro una media europea di 278 grammi.

Escludere il nucleare dalla tassonomia “verde” è in tutta evidenza privo di giustificazioni tecniche: senza nucleare in Europa sarebbe assai più difficile e costoso, in termini economici e di consumo di suolo, ridurre e infine azzerare le emissioni di CO2; inoltre, l’Europa rinuncerebbe al progresso tecnologico verso soluzioni più sicure e più competitive e ad un pezzo importante del suo know-how industriale”, si legge ancora nella lettera.

Quanto al gas, esso svolgerà per molti anni ancora un ruolo chiave nella transizione verso l’energia a zero emissioni, come fonte di generazione di potenza elettrica modulabile, in grado di supplire ai deficit di generazione rinnovabile variabile e di stabilizzare il sistema elettrico: la tassonomia non può non tenerne conto. Oggi la principale fonte di emissioni di CO2 nella generazione elettrica in Europa e nel Mondo sono le centrali a carbone: la loro sostituzione con impianti a gas di pari potenza taglia le emissioni di oltre due terzi. È quanto accaduto in Italia (dove oggi il gas copre il 40% del fabbisogno totale di energia) e nel Regno Unito. L’Italia dispone di riserve di gas che possono essere prodotte. Inoltre, tra le conseguenze non intenzionali, escludere il gas dalla lista degli investimenti “sostenibili” che faciliterebbe il finanziamento attraverso i green bond, avrebbe ripercussioni anche sulla strategia comunitaria dell’idrogeno, lasciando fuori quello “blu”, l’unico per ora, oltre che ambientalmente, anche economicamente sostenibile; impatterebbe sui sistemi di backup alimentati a gas, fondamentali con la crescente penetrazione delle rinnovabili intermittenti e non programmabili; contribuirebbe, infine, ad aggravare il deficit di offerta di gas che è la principale causa degli attuali aumenti dei prezzi dell’energia. Per la stessa ragione, va riconosciuta l’importanza delle tecnologie di cattura, stoccaggio e utilizzo della CO2 (Ccsu), tecnologie essenziali per rendere sostenibile l’impiego del gas nei prossimi anni”, si legge ancora.

In altre parole, crediamo che la UE dovrebbe essere coerente al principio più volte affermato della “neutralità tecnologica” nell’affrontare la missione della riduzione dei gas climalteranti, ricorrendo a tutte le tecnologie disponibili, secondo principi di efficienza e di efficacia. Per questi motivi, invitiamo il Governo italiano a prendere in Europa una posizione a favore dell’inclusione del nucleare, del gas e della Ccus nella tassonomia “verde”. Una decisione contro il nucleare, il gas e la Ccus danneggerebbe interi settori industriali dissipando importanti competenze tecnologiche, senza portare tangibili benefici alla diffusione delle fonti rinnovabili che si vorrebbero in tal modo privilegiare, aggraverebbe i problemi sociali, colpirebbe con costi insostenibili le parti più deboli della società e allontanerebbe gli obiettivi ambientali e climatici del Green Deal”, conclude la lettera.

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