Continua a peggiorare la situazione epidemiologica legata alla diffusione del Covid in Slovenia, il Paese che conta poco più di 2 milioni di abitanti al confine con l’Italia e in particolare con Trieste e con il Friuli Venezia Giulia. I dati ufficiali forniti dall’Istituto nazionale per la salute pubblica (NIJZ) evidenziano come le persone attualmente positive al nuovo coronavirus nel Paese sono ben 42.807, con un’incidenza di 2.030 nuovi casi per 100.000 abitanti negli ultimi 14 e numero medio di casi confermati negli ultimi sette giorni è 3.224, tutti indicatori in sensibile e ulteriore aumento. Mai, dall’inizio della pandemia, in Slovenia il contagio era stato così diffuso, nonostante il 58% dell’intera popolazione slovena si sia già sottoposta alla vaccinazione.
Il servizio del ministero della Salute che gestisce i posti letto per il Covid ha informato che tra oggi e domani le strutture ospedaliere apriranno la massima capienza ricettiva, in modo tale da raggiungere un totale di oltre 1.200 posti letto, dei quali 280 destinati alla terapia intensiva. Secondo i dati del governo diffusi domenica, al momento sono 990 i pazienti covid curati negli ospedali, dei quali 227 necessitano di cure intensive. Sono cifre enormi in rapporto agli abitanti, se consideriamo che tra le Regioni italiane la popolazione della Slovenia è appena superiore a quella della Calabria dove le persone attualmente positive oggi sono 3.718 (più di 11 volte in meno rispetto agli sloveni positivi) e i ricoverati sono appena 129 (8 volte in meno rispetto agli sloveni in ospedale). In particolare nei reparti di rianimazione in Calabria abbiamo soltanto 12 pazienti, che sono 19 volte di meno rispetto ai 227 sloveni.
Gli esperti sloveni – tuttavia – stimano che la capacità ricettiva dovrebbe essere sufficiente a far fronte a questa nuova ondata, ma come sottolineato dal segretario di Stato del ministero della Salute, Franc Vindišar, l’ostacolo principale rimane la mancanza di personale, una problematica atavica che precede la pandemia. In Slovenia il contagio dilaga nonostante l’utilizzo del Green Pass, che dallo scorso mese di ottobre è obbligatorio persino per accedere a centri commerciali e benzinai (ma non è mai stato applicato per il lavoro, come invece accade in Italia).