“La pandemia da Covid-19 ha profondamente influenzato l’umanità. Lo sviluppo dei vaccini anti-Covid in varie forme è stato avviato in maniera accelerata e senza precedenti. Nonostante alcune incertezze riguardo le potenziali conseguenze, in molti Paesi sono in corso vaccinazioni a larga scala. Storicamente, la ricerca sui vaccini è concentrata sul fatto se la vaccinazione possa generare o meno anticorpi neutralizzanti per proteggere dalle infezioni virali, mentre non sono pienamente esaminate le influenze a breve e lungo termine dei vari vaccini appena sviluppati per la patofisiologia umana e altre prospettive del sistema immunitario umano”, si legge in uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, in cui vengono analizzate le alterazioni fisiopatologiche dopo la vaccinazione anti-Covid.
“Dopo le infezioni da SARS-CoV-2, molte persone hanno sviluppato vari gradi di sindromi respiratorie e alcune con patologie gastrointestinali. È stato segnalato che disturbi della coagulazione del sangue, problemi vascolari, squilibri di elettroliti, disturbi renali, disturbi metabolici, ecc., erano tra le importanti complicazioni cliniche del Covid-19. Il modo in cui la vaccinazione simulerebbe un’infezione non è stato completamente valutato. In questo studio, abbiamo arruolato volontari sani che dovevano essere vaccinati con un vaccino anti-Covid inattivato per partecipare a test di anticorpi e anticorpi neutralizzanti, così come misurazioni dettagliate in laboratori clinici prima e in diversi periodi dopo la vaccinazione”, si legge nello studio.
Nello studio, i ricercatori hanno riportato, “oltre alla generazione di anticorpi neutralizzanti, consistenti alterazioni dell’emoglobina A1c, dei livelli sierici di potassio e sodio, dei profili di coagulazione e delle funzioni renali, come se queste persone avessero sperimentato un’infezione da SARS-CoV-2. Simili cambiamenti sono stati segnalati anche nei pazienti Covid, il che suggerisce che la vaccinazione simulava un’infezione”. Dallo studio, sono emerse anche “consistenti alterazioni nell’espressione genica di molti tipi diversi di cellule immunitarie. La riduzione dei linfociti T CD8+ e l’aumento degli indici dei monociti classici erano esemplari”. Inoltre, “le risposte degli interferoni di tipo I, che sono state collegate a danni ridotti dopo l’infezione da SARS-CoV-2 e a sintomi più lievi, sembravano essere ridotte dopo la vaccinazione, almeno entro 28 giorni dalla prima inoculazione. Questo potrebbe suggerire che nel breve termine (1 mese) dopo la vaccinazione, il sistema immunitario di una persona è in uno stato non privilegiato e potrebbe richiedere una maggiore protezione”, riporta lo studio.
In sintesi, i risultati dello studio indicano che “la vaccinazione, oltre a stimolare la generazione di anticorpi neutralizzanti, influenzava anche vari indicatori della salute, inclusi quelli relativi a diabete, disfunzioni renali, metabolismo del colesterolo, problemi di coagulazione, squilibri elettrolitici, come se i volontari avessero avuto un’infezione”. Secondo gli autori della ricerca, “è imperativo considerare il potenziale impatto a lungo termine della vaccinazione su alcune patologie o sulla salute umana in generale. Il nostro studio raccomanda ulteriore cautela quando si vaccinano persone con patologie preesistenti, come diabete, squilibri elettrolitici, disfunzioni renali e disturbi della coagulazione”.