Filiera di produzione: cos’è e perché è importante che sia sostenibile

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Cresce il numero dei consumatori che tengono conto dell’impatto ambientale e sociale nelle proprie scelte d’acquisto. Il consumo consapevole lancia una vera e propria sfida ai settori della produzione, del retail e del largo consumo e proprio per questo il tema della filiera sostenibile è tra i più caldi all’interno del dibattito attuale e si sta affermando come elemento chiave di successo nella governance di aziende locali e internazionali. La globalizzazione rende questo tipo di processo ancora più importante poiché le aziende che scelgono di concentrare i loro sforzi sullo sviluppo sostenibile impattano sempre di più le filiere internazionali.

I dati in Italia

Per comprendere realmente la portata di questo cambiamento è necessario guardare ai dati riguardanti le abitudini dei consumatori. Secondo una ricerca di Accenture nell’aprile del 2020 il 63% degli italiani sosteneva di prestare maggiore attenzione nel contenimento degli sprechi alimentari e prevedeva di mantenere questa abitudine anche in futuro. A dicembre 2020, a seguito quindi del periodo del primo lockdown, il numero si era alzato notevolmente raggiungendo il 76%. Sempre nell’aprile 2020 il 52% degli italiani affermava di fare attenzione alla salute durante la scelta dei beni alimentari da mettere nel carrello. La stessa percentuale è salita al 71% già nel dicembre 2020. Anche l’attenzione alla sostenibilità è in forte crescita e ha raggiunto a dicembre 2020 il 66% dei consumatori, partendo da un 47%.

Numeri quindi che non possono più essere ignorati dalle aziende, non soltanto col fine di valorizzare il brand, ma anche per trasmettere all’acquirente il reale valore del prodotto e tutto quello che vi è dietro.

Cosa si intende per filiera sostenibile

Sostenibilità significa riformulare il proprio modello di business prendendosi la responsabilità di tutte le istanze ambientali e sociali che entrano in gioco durante il flusso produttivo, dai diritti dei lavoratori alla gestione dei rifiuti di scarto, dal welfare fino al risparmio delle risorse. Definirsi sostenibile è impossibile per un’impresa che non impone determinati standard di eticità anche a tutti i prodotti, servizi e aziende terze che sono coinvolte nel proprio ciclo produttivo.

La filiera sostenibile è a tutti gli effetti un organismo vivente, in continuo cambiamento e adattamento. Il controllo su di essa non può quindi essere annuale, ma costante, proprio perché deve adattarsi alla nascita delle sempre più innovative tecnologie. La difficoltà nel diventare sostenibili risiede proprio nella dinamicità, un concetto che deve ancora radicarsi nella cultura aziendale.

Questo interesse sta portando, anche in Italia, alla nascita di nuove tipologie di aziende, basti pensare alle b-corp o le società benefit, entrambe frutto di un nuovo modo di fare impresa.

Al di là della qualificazione giuridica, sono sempre di più le aziende che hanno già effettuato un cambio di paradigma, ne è un esempio Procter&Gamble, che ha fatto dello sviluppo sostenibile il suo maggiore focus ponendosi degli obiettivi da raggiungere entro il 2030.

Applicare un codice comportamentale che mira non soltanto al profitto ma anche al bene della comunità e dell’ambiente deve essere la priorità per tutte le imprese. Le aziende che si stanno muovendo in tal senso hanno compreso che la tutela della sostenibilità dei prodotti avviene tramite un processo di monitoraggio costante dei fornitori. La scelta degli attori che entrano in scena durante tutto il processo di produzione deve basarsi sui principi etici ambientali e sociali che l’impresa intende sposare.

I vantaggi per la filiera

Concentrarsi solo sul punto di vista dell’azienda al vertice porta a una visione parziale di questo processo. È quindi importante prendere in considerazione anche i vantaggi che coinvolgono le organizzazioni che fanno parte della filiera. Al primo posto troviamo naturalmente la possibilità di rimanere all’interno stesso della filiera e quindi non essere esclusi come fornitori. A questo si aggiunge un aspetto prettamente legato alla reputazione, fondamentale in un’economia di consumatori sempre più consapevoli e sensibilizzati.

Sebbene il cambiamento stia avvenendo su larga scala, vi sono alcuni settori in cui la filiera sostenibile è già una realtà concreta. Un esempio lampante è il settore moda e abbigliamento, in cui molti marchi si sono fatti carico dell’impatto che hanno sul Pianeta e hanno stravolto il loro modello di produzione, dichiarando di collaborare solo con realtà che condividono i loro stessi principi di condotta.

Anche i settori dell’allevamento e della cosmetica hanno fatto parlare di sé negli ultimi tempi, diventando sempre più green.

A prescindere dall’ambito, però, prima o poi ogni azienda si dovrà confrontare con i principi della Responsabilità Sociale d’Impresa, sia perché obbligati da scelte governative, sia perché spinti dai consumatori stessi.

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