Verso la proroga dello stato d’emergenza, Crisanti: “sorprende che se ne parli ancora dopo 2 anni, significa che l’Italia con i mezzi normali non è in grado di affrontare l’epidemia”

Covid: il governo starebbe valutando l'idea di prorogare lo stato di emergenza di 3 mesi, quindi fino al 31 marzo
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Il governo starebbe valutando la proroga dello stato d’emergenza fino al 31 marzo. Quindi una proroga di tre mesi, per traghettare l’Italia fuori dalla stagione più fredda. La decisione dovrà passare da un Consiglio dei Ministri al momento non ancora in agenda, ma che potrebbe tenersi nelle prossime 24-48 ore, riferiscono fonti di governo all’Adnkronos.

Da tempo, ormai diverse esperti del campo medico sostengono che lo stato di emergenza non sia più necessario. Lo affermano Francesco Vaia, direttore dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallazani di Roma e Maria Rita Gismondo, direttore di microbiologia clinica del Sacco di Milano. Della stessa opinione è Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia dell’Università di Padova. “Prorogare lo stato di emergenza? Dipende a che cosa serve. Io penso che uno stato di emergenza che dura 2 anni non è più uno stato di emergenza. Diventa uno stato di continuità. Lo dico sinceramente: significa che abbiamo una classe politica, e ci metto sia maggioranza che opposizione, che non ha trovato una soluzione di normalità” per affrontare il Covid-19, ha detto Crisanti all’Adnkronos Salute.

L’Inghilterra che io sappia lo stato di emergenza non ce l’ha, l’America credo neanche. Mi sorprendo che dopo 2 anni siamo qui. Per andare oltre lo stato di emergenza – osserva il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova – ci deve essere un accordo bipartisan. E penso proprio che la si dovrebbe trovare questa soluzione bipartisan, avere il coraggio di fare le leggi per affrontare questa epidemia non in emergenza, ma strutturalmente. Se si fa di corsa lo stato di emergenza, significa che l’Italia con i mezzi normali non è in grado di affrontare l’epidemia. E questa di per sé è un’anomalia”, conclude Crisanti.

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