Da quando la Russia ha iniziato il suo attacco in Ucraina, il 24 febbraio scorso, lo spazio aereo dell’Europa è diventato meno sicuro. Si sono verificati, infatti, rischi di malfunzionamento del sistema satellitare globale di navigazione (Gnss), che potrebbero influire sulla sicurezza aerea, soprattutto nei cieli sovrastanti Mar Baltico, Mar Nero e Mediterraneo orientale. È l’allarme lanciato in un documento pubblicato dall’Agenzia dell’Unione Europea per la Sicurezza Aerea, Easa. Le disfunzioni sono state segnalate in particolare nella regione di Kaliningrad, sul circostante Mar Baltico e negli Stati confinanti, in Finlandia orientale, nel Mar Nero, nell’area del Mediterraneo orientale vicino a Cipro, Turchia, Libano, Siria, Israele e l’Iraq settentrionale.
Nel documento pubblicato il 17 marzo, Easa ha avvisato della “maggiore probabilità di problemi con i sistemi globali di navigazione satellitare nell’attuale contesto dell’invasione russa dell’Ucraina”. Questi problemi portano a coordinate imprecise o sbagliate, allarmi erronei a bordo, perdita dei sistemi di sorveglianza, minore attendibilità delle indicazioni meteo e di separazione dal terreno. In particolare, avverte l’agenzia, gli aerei che sorvolavano quelle aree hanno riscontrato effetti di questi disturbi che in alcuni casi hanno determinato un cambio delle rotte o delle destinazioni per evitare il rischio di un atterraggio non sicuro.
“Nelle condizioni attuali – avverte l’Easa – non è possibile prevedere le interruzioni del sistema Gnss e i loro effetti. L’entità dei problemi generati da tali interruzioni dipende infatti dall’estensione dell’area interessata, dalla durata e dalla fase di volo dell’aereo coinvolto“. Per questa ragione, nel documento si suggeriscono “azioni di mitigazione che devono essere prese dalle autorità nazionali dell’aviazione, dai fornitori di servizi di navigazione aerea e dagli operatori aerei per affrontare l’aumento delle disfunzioni nelle aree geografiche che circondano la zona di conflitto e in altre aree”.
Un altro problema sorto dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina riguarda i droni militari, che in alcuni casi hanno sorvolato le rotte degli aerei civili. Dal 24 febbraio, sono almeno quattro i casi segnalati di droni entrati nello spazio aereo europeo. Uno, dotato di esplosivo, ha sorvolato la Romania e l’Ungheria e poi è precipitato il 12 marzo alla periferia di Zagabria, in Croazia. Il drone non era stato rilevato mentre attraversava i cieli dell’Europa, tanto da balzare all’attenzione solo quando è esploso in Croazia, danneggiando una quarantina di macchine parcheggiate. Due giorni dopo, un drone per la videosorveglianza è entrato per qualche minuto nello spazio aereo polacco ed è stato poi abbattuto dall’esercito ucraino mentre rientrava nel Paese invaso. Un altro drone da ricognizione è precipitato in un villaggio della Romania.
I droni rappresentano un pericolo non solo perché possono andare a sbattere contro gli aerei civili, ma anche perché il tentativo di abbatterli da parte degli eserciti rischia di trasformare i velivoli commerciali in obiettivi diretti. Per questo, è arrivato un bollettino di sicurezza anche da Ifalpa (Federazione Internazionale dei Piloti), che invita a fare attenzione perché “questo genere di incursione molto probabilmente è destinato a ripetersi” e con i rischi “per gli aerei sia da terra che da aria”.