Vaiolo delle scimmie, l’infettivologo: “è monito a non alterare equilibri ambiente-uomo-animale”

Sono centinaia di migliaia i virus animali potenzialmente a rischio di passare all'uomo: secondo l'infettivologo non accadrà solo se si vigila
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I casi di infezione da vaiolo delle scimmie scoperto anche in Italia e in altri paesi europei, “è un nuovo campanello d’allarme che ci ricorda come la salute umana e quella animale siano strettamente commesse. E’ una lezione che dobbiamo imparare: serve molta attenzione a non alterare l’equilibrio tra uomo, animale e ambiente“. E’ quanto precisa all’Adnkronos Salute l’infettivologo Stefano Vella, docente di Salute Globale all’università Cattolica di Roma. Dopo la pandemia di Covid-19, spiega Vella, “tutti hanno compreso che serve prepararsi alle epidemie che verranno. I salti di specie dei patogeni non sono una novità, sono avvenuti in passato e conosciamo i meccanismi. Ora che abbiamo alterato gli equilibri tra la fauna e l’uomo questi passaggi avverranno ancora di più. Ci sono centinaia di migliaia di virus animali che potrebbero, potenzialmente, colpire l’uomo. Non tutti ovviamente lo faranno generando le pandemie. Ma dobbiamo avere consapevolezza del fatto che si tratta di una possibilità. E dobbiamo stare all’erta“.

Per Vella oggi più che mai è necessaria “l’attenzione all’equilibrio tra la salute umana, animale e ambientale. Ad esempio: se noi deforestiamo è chiaro che l’animale selvatico si avvicina alle aree abitate dall’uomo con più rischi. Non a caso, nell’approccio alla gestione della sanità, si parla di ‘One Health’, una salute sola (umana, animale, ambientale), e non è solo un concetto di moda, ma una necessità nel riorganizzare le politiche sanitarie e ambientali in un’ottica di consapevolezza e riduzione del rischio“.

Greco: “Migliaia di casi sono fantascienza mediatica”

E’ solo fantascienza mediatica quella di chi prevede migliaia e migliaia di casi di vaiolo delle scimmie“. Ne è convinto l’epidemiologo Donato Greco, oggi consulente Oms ed ex membro del Cts nella crisi Covid, che disegnando, all’Adnkronos Salute, uno scenario plausibile, ridimensiona “allarmismi e panico ingiustificato“. E sostiene che in questa circostanza bisogna solo fare “una sorveglianza attiva molto approfondita con immediato isolamento del virus e soprattutto caratterizzazione genomica degli isolati virali”. “Perché – osserva – dopo la pandemia qualsiasi allarme infettivo giustamente va preso sul serio e serve attenzione, visto che prima del Covid molto era stato trascurato, ma che ci sia panico da parte della popolazione e previsioni di un’epidemia con migliaia e migliaia di casi non è scienza ma fantascienza“.

Greco – che in passato partecipò in Congo a un’indagine sul campo relativa proprio a focolai di vaiolo delle scimmie, oltre a occuparsi dell’ultima fase dei programmi di eradicazione del vaiolo e a quelli post eradicazione – spiega dal punto di vista scientifico le caratteristiche di questi virus. “I Poxvirus sono in tutti gli animali, abbiamo il vaiolo dei polli, delle scimmie, delle mucche, e la trasmissione all’uomo non è esclusa per quasi nessuno di questi, ma la trasmissione del vaiolo delle scimmie, nota dagli anni ’70, di fatto non è mai stata epidemica né tanto meno pandemica“, precisa.

Inoltre, “oggi le prime nozioni sul genoma del virus indicano che è molto stabile, ed è proprio grazie a questa stabilità che il vaiolo è stato eradicato. Si tratta infatti di un virus a Dna a doppia elica, il che comporta la sua stabilità strutturale, quindi molto meno soggetto a fare varianti, a differenza dei virus respiratori che sono a Rna a unica elica, molto variabili. Questo dunque è un motivo di rassicurazione“, conclude.

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