Secondo la ricercatrice Ilaria Capua, SARS-CoV-2 “non scomparirà né durante né dopo l’estate. E’ un virus all’inizio della sua corsa verso l’endemizzazione, è all’inizio di un macrociclo che durerà anni e anni, di sicuro decenni, ma io credo addirittura secoli. D’altronde il morbillo, anche lui figlio di uno spillover, è qui che ci fa compagnia da oltre duemila anni“: è quanto ha affermato la direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida in un intervento sul Corriere della Sera, invitando alla prudenza.
“Mettiamoci l’anima in pace perché l’inizio del macrociclo evolutivo di questo virus è agli albori” e la cosiddetta nuova normalità “non sarà mai come prima della pandemia“. “Abbiamo oltre 50 specie di animali che si sono infettate” con il virus, “e in alcune specie il virus si è endemizzato. Ahimè a sorpresa di quasi tutti, il virus nel volgere di meno di un anno ha infettato, oltre a cani, gatti, visoni, ippopotami e popolazioni selvatiche di cervi in oltre 20 stati americani. Quello che sta succedendo nelle popolazioni di animali domestici e selvatici di mezzo mondo non si sa (ci sono dati significativi solo in Europa e Stati Uniti). In più il virus galoppa lì dove il vaccino non è arrivato e non ci sono le condizioni per mettere in atto le altre misure di prevenzione non farmacologica“.
Nel prossimo inverno “ci si deve aspettare che, come ogni coronavirus che si rispetti, emergeranno nuove varianti o sierotipi (un grado in più di distanza) anche attraverso il meccanismo della ricombinazione, che è tipico di questa famiglia virale. Insomma, potrebbero apparire dei ceppi virali ‘arlecchino’ con proprietà a noi sconosciute. Dovremo rincorrerle, dovremo farci imporre restrizioni o peggio dei nuovi lockdown? Dobbiamo temere per un nuovo inverno di angoscia? Per quanto detesti doverlo scrivere, il ‘new normal’ non sarà come prima,” ha evidenziato Capua, “perché dovremo aggiustare le nostre vite alla presenza di questo nemico diventato subdolo“.
“Ma c’è dell’altro e credo che lo si stia apprezzando in questi giorni di caos trasporti,” ha proseguito Capua. “I lavoratori del settore grande mobilità che sono ammalati o contagiati non possono tornare a lavorare e così si generano dei ritardi nelle operazioni di sicurezza e check-in che generano delle gigantesche code-assembramento in molti aeroporti italiani ed europei. Queste sono proprio quelle situazioni che favoriscono il contagio e amplificano il rischio di diffondere le varianti emergenti“. “Mi sembra paradossale che a fronte di una nuova potenziale ondata epidemica, nei confronti della quale sappiamo cosa fare, si ignorino dei comportamenti che sono sì delle seccature, ma funzionano“.
Per quanto riguarda l’autunno e l’ipotesi di ritorno di mascherine e altre misure di prevenzione, Capua ha sottolineato che “meno le usiamo e maggiore sarà il rischio della circolazione massiccia, con le conseguenze che abbiamo vissuto negli ultimi 2 anni“.