Dopo aver colpito Europa e Asia, l’impennata dei prezzi del gas naturale e dell’elettricità sta iniziando a far sentire i suoi effetti anche sull’industria degli Stati Uniti. Il 22 giugno, 600 lavoratori del secondo più grande laminatoio dell’alluminio in America, che rappresenta il 20% della fornitura degli Stati Uniti, hanno appreso che stavano perdendo il lavoro perché l’impianto non può permettersi un conto elettrico che è triplicato nel giro di pochi mesi. Century Aluminium Co. afferma che lo stabilimento di Hawesville, nel Kentucky, rimarrà inattivo per tutto l’anno, eliminando il più grande dei suoi tre siti statunitensi.
Almeno due acciaierie hanno iniziato a sospendere alcune operazioni per ridurre i costi energetici, secondo un dirigente del settore rimasto anonimo, secondo quanto riporta Bloomberg. A maggio, un gruppo di fabbriche nel Midwest degli USA ha avvertito le autorità di regolamentazione federale dell’energia che alcune sarebbero state sul punto di chiudere per l’estate o più a lungo a causa di quelli che hanno descritto come costi dell’elettricità “ingiusti e irragionevoli“. Hanno chiesto di essere completamente assolti da alcune tasse elettriche: una richiesta che, se accolta, sarebbe senza precedenti.
Non c’è da stupirsi. All’inizio di giugno, i prezzi del gas naturale erano triplicati rispetto a un anno prima, minacciando allo stesso modo famiglie e imprese con alcune delle bollette più alte che avessero mai visto. Quest’estate, le tariffe elettriche per i clienti industriali dovrebbero raggiungere i livelli più alti di sempre, in base alle previsioni del governo statunitense. Poiché gli impianti e le fabbriche statunitensi dipendono sia dall’elettricità che dal gas, questo potrebbe benissimo essere il momento in cui il tappeto viene tirato da sotto i piedi dell’industria americana.
Una settimana dopo l’annuncio di Century, il più grande produttore di alluminio della nazione, Alcoa Corp., ha dichiarato che sta chiudendo un terzo della sua produzione in uno stabilimento dell’Indiana a causa di “sfide operative“.
Questi venti contrari potrebbero alla fine minacciare quello che alcuni vedono come un boom a lungo termine nel settore manifatturiero statunitense mentre le società cercano di ridurre la loro dipendenza dalla Cina. I dirigenti stanno evidenziando i piani per trasferire la produzione a un ritmo maggiore quest’anno rispetto ai primi sei mesi della pandemia, ma i costi dell’energia e della manodopera rappresenteranno delle sfide per qualsiasi azienda che cerchi di costruire una nuova attività negli Stati Uniti.
Gli impianti cercheranno di funzionare in modo più efficiente per abbassare le bollette, ma ci sono limiti a quanto possono risparmiare. I prezzi dell’energia all’ingrosso sono vicini ai livelli più alti dal 2008 e le vecchie centrali elettriche stanno chiudendo. Un’indicazione di quanto le aziende industriali siano disperate arriva dal fatto che alcune stanno collaborando con le startup per esplorare fonti di energia alternative: Nature Energy dice che prevede di iniziare a costruire strutture quest’anno per raccogliere e convertire sterco di mucca e scarti delle colture in gas naturale rinnovabile.
Come dice Katie Coleman, avvocato della Texas Association of Manufacturers, i suoi membri hanno tre grandi fattori di costo: tasse, elettricità e lavoro. Questi tre variano in proporzione nel tempo, dice, “ma in questo momento l’elettricità è un fattore ancora più grande del normale”. Alcune aziende con più stabilimenti stanno cercando di decidere quali impianti mantenere in funzione quest’estate in base a quanto a buon mercato possono ottenere la loro elettricità, dice, e alcune potrebbero decidere quale chiudere definitivamente. Questo è il caso di Century, che manterrà le operazioni in Islanda, dove l’energia elettrica è incredibilmente economica grazie alle risorse energetiche rinnovabili locali.
Ci sono moti fattori che contribuiscono all’impennata dei prezzi dell’energia negli Stati Uniti quest’anno: l’invasione russa dell’Ucraina; il conseguente aumento delle esportazioni di gas naturale degli Stati Uniti verso i mercati esteri; le vecchie centrali elettriche a combustibili fossili che vanno in pensione a un ritmo record. Tutto questo sta coincidendo con un forte rimbalzo della domanda post-pandemia.