“Deve cambiare il paradigma, la priorità ora è proteggere i fragili“: è quanto sostiene il professor Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova, in un’intervista a La Stampa. Secondo Crisanti “le misure restrittive generalizzate non riescono in alcun modo a rallentare la crescita dei contagi“, “in questo momento siamo più protetti dai guariti che dai vaccinati perché negli ultimi sei mesi con la malattia si sono immunizzati circa 20 milioni di italiani” e “paradossalmente il virus più circola e più induce protezione nella popolazione“. Morti e ricoveri aumentano perché “i fragili sono più esposti al contagio e non li proteggiamo sufficientemente“. Occorre proteggerli “prima di tutto con la quarta dose“, poi “spiegherei bene che le Ffp2 proteggono benissimo e che i fragili dovrebbero indossarle ovunque percepiscano un pericolo di contagio“, poi tamponi preventivi e infine “ai fragili in età di lavoro oltre che ai loro caregiver estenderei il diritto allo smart working oppure assicurerei spazi protetti nei luoghi di lavoro“.
Per quanto riguarda il rischio di nuove varianti, “a quelle ci pensano l’India, il Brasile, il Sudafrica e tutti quei Paesi con bassi livelli di vaccinazione e condizioni sanitarie più difficili delle nostre. Tentare di bloccare soltanto da noi la nascita di nuove mutazioni è un po’ come voler svuotare l’oceano con un cucchiaino“. Infine, sull’eliminazione dell’isolamento per gli asintomatici, Crisanti conclude: “Neanche per idea“, isolarsi quando si è infetti è “una questione di civiltà“.