Sono proseguite anche nel corso della notte le attività dei soccorritori sul ghiacciaio della Marmolada per cercare eventuali superstiti dopo il disastro di ieri: impegnato personale della Protezione Civile trentina, con il supporto del soccorso alpino e dei droni dei Vigili del fuoco dotati di termocamere, in grado di individuare anche al buio la fonte di calore emessa da una persona. Riprese all’alba invece le operazioni di ricerca e sopralluogo da parte della Protezione civile sull’area interessata dal distacco del seracco dalla calotta di Punta Rocca sulla Marmolada avvenuto ieri pomeriggio ad una quota di 3.200 metri, travolgendo diverse cordate di escursionisti e causando la morte di almeno 6 persone, 8 feriti (2 gravi) e 17 dispersi. Il fronte di ghiaccio di 300 metri – il cui crollo è stato causato dalle alte temperature di questo periodo, con il record di +10°C raggiunto sulla vetta – si è mosso con una violenza immane, ad una velocità di 300 km/h, cadendo da una pendenza di 45 gradi. I feriti sono ricoverati negli ospedali di Trento, Bolzano, Belluno e Treviso: 2 versano in gravi condizioni.
E’ stata ufficializzata nella notte l’identificazione di 4 delle 6 vittime: si tratta di 3 cittadini italiani e uno della Repubblica Ceca. Restano da identificare un uomo e una donna. I corpi si trovano all’interno del palazzo del ghiaccio “Gianmario Scola” di Alba di Canazei dove è stata allestita la camera ardente.
Alle prime luci del giorno è stato effettuato un nuovo briefing presso la sala operativa allestita presso la caserma dei vigili del fuoco di Canazei. Oggi in mattinata sono attesi ai piedi della Marmolada il capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio, i governatori di Veneto e Alto Adige, Luca Zaia e Arno Kompatscher, oltre a quello del Trentino, Maurizio Fugatti.
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in mattinata sarà a Canazei (Trento) dove è stata allestita la centrale operativa che sta coordinando le operazioni di soccorso e ricerca a seguito del crollo.
Le condizioni meteo saranno determinanti per valutare l’intervento diretto dei soccorritori: il freddo e le basse temperature sono fondamentali per garantire un minimo di sicurezza alle operazioni, dato che sulla montagna è rimasta un’enorme quantità di ghiaccio pericolante. Per valutare come procedere sarà fondamentale la valutazione dei meteorologi di Arabba e Meteo Trentino.
Crollo Marmolada: identificati 3 italiani tra le vittime, spunta un selfie in vetta prima del crollo
Marmolada, un’altra tragedia nel 1916
In attesa di conoscere il bilancio definitivo della strage causata dal distacco avvenuto ieri, la tragedia più grave avvenuta sulla Marmolada risale a oltre un secolo fa. Alle 05:30 del 13 dicembre del 1916 una slavina staccatasi da Punta Penia ha causato la morte di circa 300 soldati austriaci che si trovavano nel baraccamento nella conca del Gran Poz. Il numero preciso delle vittime è ignoto, coperto da segreto militare: a perdere la vita i soldati della 90ª Divisione di Fanteria dell’esercito austro-ungarico. La valanga era stata provocata da forti nevicate, ininterrotte da 7 giorni.
Glaciologo: “i ghiacciai non sono più in equilibrio”
“Il distacco del seracco di ieri è figlio di alcune concause. Per via dei cambiamenti climatici, i ghiacciai non sono più in equilibrio specialmente sotto i 3.500 metri perché si è creato un clima diverso da 30 anni fa che non sostiene più la loro esistenza“: è quanto ha affermato, in un’intervista al Corriere della Sera, Renato Colucci, docente di glaciologia a Trieste e ricercatore dell’Istituto di scienze polari del Cnr. “A influire, più del record di un giorno sono le temperature anomale che si hanno da maggio in quota. A seconda dei posti sono state anche di 10 gradi sopra la media. Poi lo scorso inverno è fioccato poco ed è venuta meno la protezione che la neve fornisce d’estate ai ghiacciai. A questo scenario si è aggiunta l’ondata di calore dall’Africa: ha prodotto una grossa quantità di acqua liquida da fusione glaciale che scorreva fra la base e quella parte di ghiacciaio. Purtroppo, accadrà ancora a causa del caldo“.
Il ghiacciaio della Marmolada, ha concluso il glaciologo, oggi sta “molto male e starà sempre peggio. In una ricerca con il Cnr evidenziammo che, dal 2004 al 2015, il suo volume si fosse ridotto del 30% e la diminuzione areale fosse stata del 22%. Ipotizzammo che sarebbe scomparso entro il 2050. Negli ultimi sette anni, c’è stata un’accelerazione dei cambiamenti climatici e questo ghiacciaio potrebbe scomparire entro il 2042“.
Meteorologo: “se fa così caldo, il ghiacciaio è un colabrodo d’acqua”
“Il crollo di un seracco è fisiologico nei ghiacciai, è presto per capire la causa esatta ma si possono fare delle considerazioni generali,” ha spiegato, in un’intervista a Repubblica, Daniele Cat Berro della Società meteorologica italiana. “I ghiacciai si muovono in tutte le stagioni, ma in estate molto di più. Perché c’è più acqua che lubrifica il contatto tra il ghiaccio e la roccia, questo favorisce il movimento. Se fa estremamente caldo, come in questo caso, è più probabile che accada“. In casi come questo, “c’è sempre un’imprevedibilità. Certo però se fa così caldo, il ghiacciaio è un colabrodo d’acqua, questo facilita il distacco e il crollo“. I ghiacciai “sicuramente hanno patito lo scarso innevamento dello scorso inverno, abbiamo poi avuto una fine primavera e un inizio d’estate tra i più caldi in assoluto. Si trovano quindi, già ora, in condizioni che normalmente potrebbero avere a fine agosto e inizio settembre. Spesso gli alpinisti scelgono di fare alcune vie proprio a inizio stagione per evitare di trovare le condizioni che ci sono in piena estate, con il ghiaccio vivo, perché sarebbero più pericolose. Già adesso i crolli che si stanno verificando ci indicano che le condizioni della montagna sono proprio quelle di fine estate. Non bisogna seminare il panico, ma essere prudenti e considerare che c’è posto e posto, quindi meglio non passare dove ci sono ghiacciai con seracchi“. “L’aumento della temperatura in generale incide non solo sul ghiaccio, ma anche sulla roccia, perché scongela quell’acqua interstiziale che, quando è ghiacciata, fa da collante. Il caldo cioè penetra in profondità: di conseguenza ci sono più frane e più crolli. Mi aspetto anche più crolli di rocce“.