Covid e antinfiammatori, Remuzzi: “linee guida sui FANS corrette dopo le evidenze scientifiche”

Un recente studio ha confermato l'efficacia dei FANS nel ridurre sensibilmente il rischio di una evoluzione della malattia in forma grave
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Dopo la pubblicazione di uno studio su “Lancet infectious diseases“, dal titolo “Home as the new frontier for the treatment of COVID-19: the case for anti-inflammatory agents“, che evidenziava il ruolo degli antinfiammatori nella cura del Covid, si è scatenata la polemica sulla gestione della pandemia, diretta principalmente verso AIFA e Ministero della Salute per aver indicato inizialmente, per la cura domiciliare, solo tachipirina e vigile attesa.

Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto per le ricerche farmacologiche Mario Negri, tra gli autori della ricerca, ha spiegato a Il Fatto quotidiano che “questo non significa che (al Ministero della Salute, ndr) abbiano sbagliato a dettare quelle linee guida. Semplicemente non potevano fare altrimenti, perché non c’erano ancora evidenze scientifiche a supporto degli antinfiammatori. Non appena ci sono state, hanno rivisto le indicazioni e l’Italia è stato il primo Paese a farlo“. “L’Agenzia del farmaco – ha aggiunto Remuzzi – non può fare nulla in assenza di una evidenza scientifica. Anzi, il Ministero ha fatto esattamente quello che doveva. E il nostro lavoro non ha nulla a che fare con la campagna elettorale: non vorrei che Lancet e l’istituto Negri venissero strumentalizzati per cercare consensi anche tra chi, magari, è contrario alla vaccinazione o ritiene che la somministrazione del paracetamolo sia sbagliata. In particolare, poi, ora ci sono due fazioni. Ma se faccio uno studio sugli antinfiammatori significa forse che sono contrario alla tachipirina?“.

La ricerca, che ha indagato sull’uso degli antinfiammatori non steroidei (FANS, come l’ibuprofene) contro il Covid-19 nelle cure domiciliari, ha confermato l’efficacia di questi farmaci nel ridurre sensibilmente il rischio di una evoluzione della malattia in forma grave: è stata dimostrata una riduzione delle ospedalizzazioni, con il trattamento precoce a base di FANS, che oscilla tra l’80 e il 90%. Effetti positivi sono stati rilevati da tutti gli altri studi riassunti, “con risultati – ha affermato Remuzzi -, che da un punto di vista pratico hanno molto valore“.

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