Prestininzi: “basta messaggi catastrofisti sul clima, rischiamo di impoverire le generazioni future”

L'intervento del prof. Alberto Prestininzi, professore presso l'Università La Sapienza di Roma, a Overshoot: "organizzazioni economico-finanziarie parlano a nome e per conto della scienza"
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Un “pubblico confronto scientifico” tra scienziati ‘”catastrofisti” e “anti-catastrofisti”: a lanciare la proposta sono i promotori della Petizione Italiana sul Clima, che sfidano i promotori dell’Appello per il Clima a un dibattito pubblico in “una sede istituzionale, accademica o politica“.

La richiesta è firmata da 8 docenti: Alberto Crescenti, Professore di Geologia Applicata, già Magnifico Rettore e Presidente della Petizione Italiana sul Clima, Franco Battaglia, Professore di Chimica Fisica, Mario Giaccio, Professore di Economia delle Fonti d’Energia, Enrico Miccadei, Professore di Geologia, Giuliano Panza, Professore di Geofisica, Accademico dei Lincei, Alberto Prestininzi, Professore di Geologia, Franco Prodi, Professore di Fisica dell’Atmosfera, Nicola Scafetta, Professore di Fisica dell’Atmosfera.

Di recente, Alberto Prestininzi, professore presso l’Università La Sapienza di Roma, è stato ospite di “Overshoot” su Radio Radicale. In una conversazione con Enrico Salvatori, sono stati discussi molti temi, tra cui ambiente, clima ed energia.

Le scienze del clima dovrebbero essere meno politiche e più scientifiche. Cerchiamo di confrontarci con i dati, ed evitiamo slogan ormai diventati insopportabili, che vengono veicolati dai media ormai giornaliera pesante con un bombardamento quotidiano,” ha affermato Prestininzi, che ha riferito di avere ricevuto mail di “gente che chiede di volere capire: sono persone preoccupate, per i loro figli e i loro nipoti, perché è stato inculcato a queste persone che ormai il pianeta è arrivato alla fine, che dobbiamo salvarlo. Queste cose hanno una gravità assoluta, se unite alle scelte economiche“.

Coloro che manovrano – ha proseguito il professore ordinario di Geologia Applicata presso l’Università La Sapienza di Roma – sono organizzazioni economico-finanziarie che in qualche modo parlano a nome e per conto della scienza, direi in maniera abusiva, allora noi vorremmo chiarire, vorremmo far rientrare questo confronto nell’alveo regolare della scienza, un confronto legittimo tra persone che hanno opinioni diverse“.

Noi abbiamo una storia geologica di milioni di anni che ci consente di leggere cosa è accaduto nel passato e lo possiamo leggere in maniera totale, da più punti di vista, perché la questione climatica è una questione così complessa che riguarda molte discipline come le scienze della terra, la fisica dell’atmosfera. Messi insieme si possono avere dati ridondanti, di più provenienza, attraverso i quali possiamo arrivare ad una conclusione e verificare come in passato questo benedetto clima, che esprimiamo solo con un parametro, la temperatura, è sempre cambiato“.

Prestininzi ha spiegato: “Noi abbiamo avuto al meno 8 fasi, negli ultimi 6-7 mila anni in cui i ghiacciai alpini erano totalmente scomparsi: di questi dati non abbiamo solo la temperatura ma abbiamo i dati dei cosiddetti gas serra, la CO2 in primo luogo, che non hanno nessuna correlazione con questi cambiamenti e sono dati misurati, rilevati, non sono ipotesi, non sono modelli predittivi costruiti al computer, sono dati veri“.

Vogliamo in qualche modo cercare insieme di capirci prima di lanciare slogan che hanno risvolti politico-finanziari molto molto serie e gravi? Rischiamo di impoverire le generazioni future se continuiamo a fare delle scelte così pesanti sulla base di dati inconsistenti,” ha proseguito il professore di Geologia Applicata.

In Italia “abbiamo delle certezze sulle emergenze che sono i rischi naturali (rischio alluvione, frane, terremoti): ebbene per questo facciamo molto poco rispetto a quello che si tenta di fare per la questione climatica“. Facendo riferimento all’ultimo terremoto del 2016 in Italia centrale, Prestininzi ha citato la ricostruzione, ricordando che “abbiamo intere generazione o famiglie che stanno soffrendo ancora: queste sono le emergenze di cui dovremmo principalmente occuparci, e lasciare alla scienza lo studio del clima. Invece è diventato un fatto politico da talk show, e quindi non ne usciamo fuori e ora che si cominci a capire cosa c’è dietro tutta questa storia, perché è molto complessa, che parte certamente dai sistemi economici attraverso l’ONU, attraverso l’IPCC, governata da economisti“.

L’IPCCè un’organizzazione economico-finanziaria che si serve di alcuni scienziati scelti da loro: noi stiamo pubblicando un libro con almeno 5mila pubblicazioni che l’IPCC non si sogna neanche riguardare, parliamo di pubblicazione di scienziati, internazionali tra i quali anche premi Nobel, che in qualche modo documentano, discutono, e soprattutto evidenziano le incertezze, rispetto alle certezze, che vengono palesate attraverso i media“.

Questa è una cosa grave: far capire che noi abbiamo in mano la soluzione, come se fossimo in una stanza e manipoliamo con il nostro termostato la temperatura e sentiamo dire in televisione ‘dobbiamo abbassarlo almeno di un grado e mezzo’. Non so se qualcuno si rende conto di che cosa parliamo: il nostro pianeta è inserito in un sistema planetario dove il sole e l’effetto gravitazionale regolano il clima. Noi col nostro termostato riusciamo a modificare un grado, un grado e mezzo, addirittura parliamo di qualche decimilligrado: siamo di fronte ad una barzelletta e sarebbe da ridere, ma qui c’è da piangere“.

Secondo Prestininzi “dobbiamo fermarci tutti, riflettere, ragionare e ricondurci sulla strada della ricerca, una ricerca dei parametri precisi. I metodi galileiani ci dicono che dobbiamo utilizzare sperimentazione che porta ai fatti, non di fermarci alle ipotesi e sulla base delle ipotesi proiettare un futuro e costruire scenari che non hanno nessun significato scientifico“.

A livello internazionale, “circa 1200 scienziati hanno fatto una dichiarazione, mandata al presidente dell’ONU, a tutti i componenti della Commissione Europea: niente, neanche un cenno, perché su questo c’è il sistema politico che, probabilmente in buona fede, continua a dire che il 97% per cento dalla scienza è d’accordo. Vogliamo fare un po’ di calcoli e verificare? Duecento professori di università hanno firmato una petizione mandata al Presidente della Repubblica nel 2019, la petizione italiana sul clima: siccome tutti i professori italiani di scienze sono circa 18mila, se questi 200 fossero davvero il 3% (complemento del 97%), allora dovrebbero essere il 30% non il 97% come vanno dicendo. E’ un calcolo semplicistico e lo sto facendo esclusivamente per dire che qui stiamo dando i numeri invece di fare cose serie“.

Nel periodo romano, ha evidenziato il professore, “era 2°C maggiore di adesso, dati sperimentali misurati. Dopodiché, intorno al 1500 arrivata la piccola glaciazione: la temperatura era un 1,5°C minore di quella di adesso. Poi, a fine 1700, 1800, è ricominciata una fase calda in cui oggi noi siamo immersi, ed è aumentata dal 1800 al valore di circa 1°C, quindi siamo nelle oscillazioni normali. Viceversa la CO2 è aumentata, ma la temperatura non ha seguito questo aumento, non c’è questa correlazione, perché 5mila anni fa, quando i passi alpini erano totalmente aperti. Duemila anni fa i romani riuscivano ad attraversare le Alpi attraverso i valichi che oggi sono chiusi ancora per i ghiacciai e per la neve, nonostante i ghiacciai siano in ritiro“.

Non possiamo continuare ad inviare messaggi pesanti, catastrofisti, tra l’altro corroborati da notizie non vere,” ha concluso Prestininzi. “Non si possono assumere decisioni perché esiste un gruppo, un’organizzazione politico-bancaria che decide di fare delle cose. La transizione energetica è una necessità perché siamo 8 miliardi sulla Terra ed esiste un’aliquota molto importante degli abitanti di questo pianeta che non dispone di un watt di energia: dobbiamo preoccuparci di coloro che hanno bisogno e quindi la transizione energetica serve per garantire benessere a tutti, tirando fuori nuove forme d’energia, magari più pulite dal punto di vista dell’inquinamento“.

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