Archeologia, tracce di oppio in Israele: la prova più antica dell’uso di stupefacenti

L'analisi dei residui di vasi di 3.300 anni dalle tombe cananee a Tel Yehud fa luce sull'antico traffico di droga tra Cipro e il Levante, con il rinvenimento di tracce di oppio in un sito archeologico
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Quali sono le forniture indispensabili per un viaggio nell’aldilà? Ebbene, secondo gli antichi cananei sono: cibo, bevande e, a quanto pare, abbondanti quantità di psicofarmaci. Gli archeologi hanno rinvenuto tracce di oppio, infatti, all’interno di alcuni vasi di argilla recuperati da un sito archeologico canaaneo, risalente a circa 3500 anni fa.

E’ quanto si legge sulla rivista israeliana Haaretz, che cita una ricerca condotta dall’istituto Weizman di Rehovot, dal Dipartimento delle antichità e dall’università di Tel Aviv. Già in passato aveva destato stupore la scoperta di resti di cannabis in un sito ebraico di culto a Tel Arad, risalente a 2700 anni fa. L’attuale scoperta di tracce di oppio, ancora più circostanziata, secondo gli esperti israeliani “rappresenta la testimonianza più antica in assoluto di un uso di stupefacenti“.

Recipienti dell’età del bronzo in cui sono stati rilevati residui di oppio
Credit: Clara Amit / Israel

Il sito si trova a Tel Yahud, ad alcuni chilometri da Tel Aviv, dove nel 2017, nello stesso luogo, i ricercatori trovarono tombe canaanee del tardo periodo del bronzo. Accanto ai resti vi era vasellame vario, fra cui oggetti che ricordavano “un papavero capovolto“. Un esame di resti organici prelevati allora da otto di quei piccoli vasi (in parte originari di Cipro) hanno evidenziato come essi abbiano effettivamente contenuto oppio. Secondo il dott. Ron Beeri, del Dipartimento delle Antichità, gli antichi utilizzavano il sito per riti funebri. L’alternativa è che “fosse stato lasciato al defunto per aiutarlo nel passaggio al mondo dei morti“.

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