Oggi la NASA ha dovuto cancellare il secondo tentativo di lanciare Artemis 1, la prima missione senza equipaggio che farà da apripista al ritorno dell’uomo sulla Luna. Per l’amministrato delegato Bill Nelson, “fa parte dell’attività”, a sottolineare come un rinvio sia normale, soprattutto considerando che è una missione di prova volta a testare il razzo SLS e la capsula Orion per quando dovranno trasportare astronauti.
Sulla stessa lunghezza d’onda è Giorgio Saccoccia, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), che svolge un ruolo importante nella missione. “Si tratta di un test, proprio come quelli fatti ai tempi del programma Apollo”, ha detto all’ANSA Saccoccia. “Quello che si adotta è un approccio sequenziale, nel quale ogni passo serve ad apprendere quali sono i problemi, a individuare le difficoltà e nel superarli. Anche nel programma Apollo – ha proseguito – ogni lancio precedente all’allunaggio è stato un test per provare a fare cose che prima non si facevano”.
La perdita di idrogeno liquido che oggi ha portato a rinviare il lancio per la Luna è un esempio di come sia una sfida ogni passo del ritorno alla Luna: “basti pensare che l’idrogeno liquido è a una temperatura inferiore di soli 20 gradi a quella dello zero assoluto: è facile – ha osservato – immaginare la complessità di dover riempire un serbatoio così grande, come quello del razzo SLS, con del propellente capace di creare shock termico. È una procedura complicatissima”.
La vera criticità, secondo Saccoccia, adesso sarà “il tempo necessario per i nuovi interventi tecnici, considerando l’ipotesi della NASA di riportare il razzo nell’edificio di assemblaggio“, il VAB (Vehicle Assembly Building) del Kennedy Space Center. “Lo Space Shuttle sulla rampa aveva una struttura gigantesca sulla quale venivano fatti interventi, ma critica e complessa, considerando che, trovandosi sull’oceano, richiedeva una manutenzione e una revisione continue. Nel programma Artemis, la NASA ha deciso di non utilizzarla, preferendo portare il lanciatore nel VAB“, ha spiegato Saccoccia. Quello dalla piattaforma di lancio al VAB è un percorso che richiede otto ore, ma “è anche vero che è una procedura ormai ben sperimentata”. Trasportare il lanciatore SLS nel VAB è perciò necessario per capire le cause della perdita di propellente avvenuta nell’interfaccia fra il sistema di caricamento dell’idrogeno liquido e il lanciatore. “Quando l’altro giorno i tecnici hanno provato a intervenire in loco, si pensava che un intervento del genere potesse essere sufficiente. Ma adesso che il razzo verrà spostato nel VAB – ha concluso Saccoccia – i tecnici potranno lavorare in modo più approfondito e probabilmente alcuni componenti potranno essere sostituiti“, come il raccordo in cui è stata rilevata la perdita.
Parmitano: “Ritardo di Artemis? Fermati 11 Shuttle per riparare qualcosa”
Nessun allarme anche secondo l’astronauta italiano dell’ESA Luca Parmitano. “Un po’ di prospettiva: è stato necessario riportare indietro 11 Shuttles per riparare qualcosa” e “2 di loro hanno dovuto essere ripristinati due volte. Quando Artemis 1 volerà, nessuno ricorderà i ritardi: se qualcosa fosse andato storto oggi, invece, lo avremmo ricordato per molto tempo. Quindi: vai Artemis!“, ha scritto Parmitano in un tweet, ricordando le normali incognite legate alle complesse missioni spaziali.