È sempre più vicino il 27 settembre, il giorno in cui avverrà la missione Dart della NASA. Quello che è il primo test di difesa planetaria vedrà la sonda DART impattare a circa 24mila chilometri orari contro l’asteroide Dimorphos alle 01:14 (ora italiana). L’obiettivo della missione è tentare di deviare la traiettoria dell’asteroide, mettendo così alla prova l’efficacia di questo approccio in caso di pericolo per la Terra.
La missione avrà gli occhi della comunità astronomica puntati addosso, ma anche quelli di molti strumenti. In prima fila, c’è sicuramente il microsatellite italiano LiciaCube dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), che si è già sganciato dalla sonda per filmare l’impatto a distanza di sicurezza. Inoltre, anche gli occhi dei telescopi spaziali James Webb (di NASA, Agenzia Spaziale Europea (ESA) e Agenzia Spaziale Canadese) e Hubble (di NASA ed ESA) cercheranno di seguire l’evento. Anche la missione della NASA Lucy, lanciata nel 2021 e diretta verso quattro asteroidi che orbitano intorno al Sole alla stessa distanza di Giove, spierà l’impatto.
È difficile, tuttavia, sapere in anticipo cosa riusciranno a vedere i telescopi Webb e Hubble e la qualità delle immagini che raccoglieranno. L’asteroide, infatti, è molto più vicino e si muove molto più velocemente rispetto alle lontanissime galassie per le quali James Webb è stato progettato. Hubble, invece, si troverà dal lato sbagliato della Terra al momento dell’impatto e le sue osservazioni potranno iniziare solo 15 minuti dopo.
Intanto, i ricercatori dell’Università americana John Hopkins (che gestisce la missione DART) hanno messo alla prova la fotocamera Draco a bordo della sonda, che permette la navigazione del veicolo e che immortalerà anche l’asteroide nelle ore precedenti all’impatto. I ricercatori hanno addestrato la fotocamera a riconoscere Dimorphos quando spunterà da dietro il suo asteroide ‘compagno’ Didymos, facendogli fotografare il satellite di Giove, Europa, mentre usciva da dietro il suo pianeta.
Dopo l’impatto, tra circa quattro anni, Dimorphos sarà raggiunto anche dalla missione Hera dell’ESA, che studierà in dettaglio gli effetti della collisione. Il lancio è previsto a ottobre del 2024.