La conoscenza è prevenzione, soprattutto per quanto riguarda i danni provocati da terremoti e catastrofi naturali. Ne è convinta l’Accademia dei Lincei che, in occasione della 39esima Giornata dell’Ambiente, ha promosso il convegno ‘Pericolosità e rischi naturali, come migliorarci?’. Obiettivo dell’iniziativa, che si è svolta oggi a Roma presso Palazzo Corsini, è tenere alta l’attenzione sull’importanza di conoscere i rischi naturali e l’urgenza della loro prevenzione.
Attraverso gli interventi di geologi, ingegneri, studiosi ed esperti, l’iniziativa ha approfondito le fragilità alle quali l’Italia è soggetta, dal rischio sismico a quello vulcanico, da alluvioni e frane alla siccità, fino all’innalzamento del livello del mare.
“Bisogna fare prevenzione. Ma anche far conoscere ciò che è stato fatto di utile ed efficace per prevenire“, ha spiegato in apertura Andrea Rinaldo, dell’Ecole Polytechnique Fédérale Lausanne, portando i saluti del Presidente dell’Accademia dei Lincei, Roberto Antonelli. “C’è della novità anche nella pericolosità – è stata la lettura di Carlo Doglioni dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia -, fenomeni che per i cittadini comuni possono essere nuovi, magari perché non si sono manifestati di recente, per noi geologi sono invece noti, ad esempio quanto accaduto con il crollo della Marmolada. Per questo, la domanda ‘come migliorarci?’ non è mai superata. Il pericolo rappresentato dagli eventi naturali nasconde sempre nuovi rischi che quindi bisogna fare conoscere“.
Gli eventi naturali calamitosi hanno infatti ricadute sociali ed economiche tangibili. Solo per le ricostruzioni post-terremoto l’Italia ha speso quasi 200 miliardi di euro dal 1968 a oggi. “Il pericolo si crea anche per una scarsa conoscenza del rischio. Abbiamo una normativa obsoleta, che in Italia nel 10 per cento dei casi presenta una probabilità di superamento. L’osservazione è in ritardo rispetto alla realtà, per questo è necessario aumentare il numero di stazioni sismiche“, ha affermato André Herrero di INGV Roma.
Rischi naturali, Doglioni: “Italia fragile e con la memoria corta”
Protezione dal rischio sismico
“Quanto accaduto con il crollo dell’aula magna a Cagliari è un fatto gravissimo, che conferma quanto sia sbagliato continuare ad affidare i lavori di costruzione, anche di luoghi pubblici, a ingegneri che non siano strutturisti”, ha spiegato invece Paolo Rugarli della società di Ingegneria di Milano, parlando di “spaventosa ignoranza” e ricordando come “se bisogna curarsi un male, si va da un medico specialista, mentre se bisogna costruire un edificio, si va da chiunque. Si continua a considerare l’ingegneria strutturale come la Cenerentola delle ingegnerie, cominciamo invece a far passare il concetto che l’ingegneria strutturale è una cosa seria. Non tutto ciò che sta in piedi è sicuro, quando crolla una scuola come a San Giuliano, il Paese si commuove ma poi bisogna attuare azioni concrete per evitare che riaccada. I rischi sismici e i problemi strutturali possono essere prevenuti solo da chi conosce la materia”.
Ha esordito con “una buona notizia” Stefano Pampanin de La Sapienza di Roma, secondo il quale “il progresso scientifico-tecnologico ottenuto negli ultimi decenni nel campo della protezione sismica delle costruzioni ha portato allo sviluppo di tecnologie innovative per la realizzazione di edifici altamente sismo-resistenti e a basso costo. Ma la tecnologia da sola non basta. L’urgenza di un piano nazionale a lungo-termine per la riduzione del rischio sismico è sempre più evidente. Così come migliorare la comunicazione all’opinione pubblica in modo che diventi diretta promotrice del cambiamento”.
Alluvioni
Altrettanto impellente è la gestione delle alluvioni. Per Elena Volpi dell’Universitò di Roma Tre, “mentre il verificarsi di eventi di pioggia non può essere di fatto evitato, è possibile invece controllare almeno parzialmente l’impatto che tali fenomeni hanno sull’ambiente. La valutazione della pericolosità, ossia della probabilità con cui gli eventi calamitosi si verificano al suolo, e del rischio, il danno economico atteso, rappresenta ad oggi lo strumento fondamentale per la progettazione di interventi per mitigare rischio e pianificare correttamente il territorio“.
Prima di essere distruzione, però, l’acqua rimane una risorsa preziosa. E soprattutto ha un ruolo nella sicurezza alimentare ed energetica sostenibile, secondo Maria Cristina Rulli del Politecnico di Milano. “L’aumento della domanda e del consumo di cibo crea un incremento della pressione sul sistema agricolo globale e sulle risorse naturali dalle quali dipende, in modo particolare quelle idriche, peggiorando le condizioni di scarsità. La concorrenza nell’uso dell’acqua per la produzione di cibo ed energia costituisce quindi un dibattito emergente. La relazione tra disponibilità di acqua dolce, sicurezza alimentare e dinamiche sociali diventa essenziale nell’analisi futura dei modelli globali di utilizzo idrico”.