Archeologia: ritrovato un ‘tesoro’ al largo di Pantelleria | FOTO

Al largo di Pantelleria è stato individuato un sito archeologico subacqueo con oltre 300 anfore di epoca punica: ritrovati diversi oggetti, tra cui antiche monete
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Oltre trecento anfore di età punica sono state individuate nel mare di Pantelleria a 130 metri di profondità, ad alcune centinaia di metri di distanza dal porticciolo di Gadir. E’ quanto fa sapere su Facebook la  Soprintendenza del Mare.

Le immersioni, nell’ambito del progetto “Pantelleria 2022”, hanno avuto il coordinamento scientifico della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Sono state effettuate da un team composto da sette subacquei della SDSS: The Society for Documentation of Submerged Sites. Hanno visto inoltre l’assistenza logistica di Edoardo Famularo e Marco Bonomo del Dive-Y Pantelleria.

Il sito archeologico è stato documentato da un gruppo di subacquei altofondalisti. I sub hanno rilevato una grande distesa di anfore sparse lungo una fascia di 400 metri. Il giacimento era stato individuato per la prima volta nel 2011 dai due subacquei Francesco Spaggiari e Fabio Leonardi. Ora, la Sdss, guidata da Mario Arena, ha rivelato l’esatta consistenza del ritrovamento. Ha inoltre documentato con immagini fotografiche e video la grande concentrazione di anfore puniche.

Siamo solo all’inizio di una campagna di rilievo e documentazione – dichiara il Soprintendente del Mare, Ferdinando Maurici – che certamente svelerà importanti tracce del passato. La costa nord di Pantelleria ha già restituito preziose testimonianze relative alla navigazione e alla frequentazione dell’Isola in tempi remoti. Continueremo lo studio di questo interessante e difficile sito subacqueo, vista la notevole profondità”. “Grazie alla collaborazione dei professionisti che in questi anni ci hanno consentito di raggiungere eccellenti risultati nello studio della Battaglia delle Egadi“, conclude.

Le immersioni al largo di Pantelleria e le ricerche

Nel corso delle immersioni sono state effettuate operazioni di rilievo e documentazione videofotografica. E’ stata realizzata una fotogrammetria tridimensionale ad alta risoluzione, attualmente in fase di elaborazione. Questo dettagliato rilievo consentirà di studiare la consistenza totale del sito archeologico, la tipologia delle anfore e la loro dispersione. Da una prima analisi delle immagini si può dire che le anfore sono di cinque tipologie, tutte di epoca punica. La maggior parte si presenta in buono stato. Secondo una stima iniziale meno di un terzo dei reperti individuati durante la ricognizione è fratturato. L’analisi della fotogrammetria consentirà di effettuare un esame più dettagliato.

“La tutela del patrimonio storico-archeologico della nostra Isola – commenta il dirigente generale del Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Franco Fazio è il principale obiettivo della Regione e i tesori sommersi ne costituiscono una parte cospicua e peculiare. Le operazioni appena concluse a Pantelleria rafforzano le collaborazioni internazionali e confermano l’importanza del lavoro di ricerca, studio, tutela e valorizzazione che la Soprintendenza del Mare porta avanti ormai da circa vent’anni nei fondali siciliani“.

Cala Tramontana

In occasione della missione, grazie al metal detector subacqueo, sono stati individuati in località Cala Tramontana, alla profondità di circa 20 metri, alcuni oggetti riconducibili al ritrovamento del 2011. In quella data fu scoperto e recuperato un tesoretto di circa 4 mila monete puniche.

Si tratta di 11 chiodi in bronzo di un’imbarcazione naufragata nello stesso tratto di mare. Inoltre di 26 anelli in piombo facenti parte della dotazione dell’imbarcazione e alcuni frammenti in metallo, oltre ad alcuni in ceramica.

Questo ritrovamento fa seguito a quello dell’anno scorso, sempre in località Cala Tramontana, quando furono individuate 40 monete della stessa tipologia. In quell’occasione vennero trovati altri chiodi, materiale ceramico e anelli in piombo. I reperti recuperati sono stati trasferiti a Palermo presso il laboratorio di primo intervento della Soprintendenza del Mare. Qui verranno sottoposti ad ulteriori studi e analisi.

La Sdss collabora ormai da diversi anni con la Regione, soprattutto nell’ambito delle operazioni di individuazione e recupero dei reperti pertinenti la Battaglia delle Egadi nell’isola di Levanzo.

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