L’utilizzo dell’idrogeno come vettore per generare energia elettrica è in declino. Le “auto a idrogeno” sono dunque sempre meno un’alternativa green a quelle a benzina o diesel. Sono ormai poche le case automobilistiche che sperimentano la tecnologia in questione. I modelli di auto che funzionano con le celle a combustibile non sono appetibili. Inoltre, la rete di stazioni di rifornimento non è mai davvero decollata. Il tipo di automobile in questione è stato da sempre poco venduto. Sono quindi diverse le aziende che hanno investito in questa tipologia di auto e ora cambiano rotta.
Tra queste vi è Shell, che di recente ha avviato l’apertura di numerose colonnine di ricarica ultrafast. Non solo. Shell aveva avvito anche un percorso nel mondo dell’idrogeno. Nell’ultimo periodo, però, ha chiuso le sue stazioni di idrogeno nel Regno Unito. La ragione di questa cambio di rotta è una sola: non ci sono profitti.
Le auto sono poche e sono anche costose. Di conseguenza i numeri sono esigui. Le tre stazioni di idrogeno Shell erano in partnership con l’operatore Motive, di proprietà di ITM Power, società specializzata nell’elettrolisi. Quest’ultima non è altro che la tecnologia utile a produrre idrogeno verde partendo dall’acqua e dall’energia elettrica.
Per la realizzazione di ogni stazione di rifornimento di idrogeno è necessaria una spesa di oltre 2 milioni di dollari. Di conseguenza, per diversi anni, ogni stazione sarebbe stata in perdita. Motive ha unque chiuso un quarto punto di rifornimento per questi motivi.
Ora, nel Regno Unito restano solo 11 stazioni di idrogeno, contro 57.000 punti di ricarica per auto elettriche. E d’altronde non poteva essere diversamente. Le due auto a idrogeno più note, la Hyundai Nexo e la Toyota Mirai, hanno venduto 275 e 209 esemplari in tutto il paese. E il futuro non sarà diverso. Secondo il report Energy Transition Outlook 2022 nel 2050 si dovrebbe raggiungere una quota di auto elettriche pari all’85% del venduto, contro solo uno 0,01% di auto a idrogeno.
L’unico settore che promette bene nell’utilizzo di questa tecnologia è quello del trasporto pesante. Shell e Motive, infatti, valutano la possibilità di creare grossi hub di rifornimento dedicati ai camion.