Covid, Pregliasco: “malattia c’è e rimarrà, bollettino utile per tenere alta l’attenzione”

Covid, Pregliasco insiste con la strategia del terrore: "malattia c'è ancora, bollettino quotidiano serve a tenere alta l'attenzione"
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Il bollettino” del Covid, “così come è fatto, ci dà un dato di continuità con la stessa metodologia di raccolta dei dati. Poi dipende da che enfasi gli si vuole dare in termini di impatto mediatico“, e “sicuramente avere informazioni più strutturate e disaggregate aiuta sempre“. Però “ricordiamoci che la malattia da Sars-CoV-2 non è piacevole e non è da archiviare: è con noi e rimarrà con noi“, e quindi anche il bollettino va inteso come uno strumento di supporto in questo che “è il momento della consapevolezza e dell’attenzione“. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute il virologo Fabrizio Pregliasco, commentando le considerazioni sul report giornaliero postate via Twitter da Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova.

Ieri, infatti, Bassetti aveva scritto su Twitter: “Finché continueremo a dare il bollettino giornaliero sul #COVID19 in cui non si differenzia chi ha la malattia sintomatica da chi invece è asintomatico e ancora tra chi è più o meno grave, faremo unicamente il male della gente e della corretta informazione. Speriamo si cambi“.

Pregliasco, docente di Igiene all’Università Statale di Milano, ritiene “chiaro che siamo in un percorso di normalizzazione, di convivenza col virus e quindi di maggiore tolleranza“, per la “presa d’atto che questo patogeno rimarrà con noi“. Ma “è importante considerare – precisa l’esperto – che comunque in terapia intensiva vanno ancora persone, con un aumento o una discesa dei ricoverati che è in funzione del dato epidemiologico, e dunque c’è una correlazione” fra positivi al coronavirus pandemico e ospedalizzati. E’ vero che tra i ricoverati “spesso ci sono positività incidentali“, ma per il direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi sono “comunque utili da sapere perché molte persone positive, se non fossero ricoverate e non venisse eseguito il test, non sarebbero riconosciute come infettati da Sars-CoV-2. Quindi sì, andiamo verso questa tolleranza, questa convivenza più serena con il virus, ma facciamolo con la giusta attenzione – avverte Pregliascoe con un approccio di prevenzione“.

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