L’Opec+ taglia la produzione di petrolio di 2 milioni di barili al giorno a partire da novembre. Lo riferisce Bloomberg citando i delegati al termine del vertice a Vienna che si è svolto in presenza per la prima volta da marzo 2020 e a cui per la Russia ha partecipato Aleksandr Novak, vice premier della Federazione Russa con delega al settore energetico. L’accordo è uno schiaffo al presidente Usa, Joe Biden, che aveva fatto pressing sui rappresentanti del Cartello chiedendo di non ridurre le quote di produzione.
La decisione dell’Opec+ di tagliare la produzione di greggio di due milioni di barili è una mossa della Russia per mettere in difficoltà gli Stati Uniti e l’Occidente. Lo scrive il Wall Street Journal secondo cui la diminuzione dell’offerta potrebbe comportare un aumento delle quotazioni a livello globale e aiutare la Russia, grande esportatore di petrolio, a pagare la sua guerra in Ucraina. Secondo il quotidiano Usa la decisione potrebbe minare anche il piano del G7 per limitare il prezzo del petrolio russo sul mercato globale, parte fondamentale della battaglia economica dell’Occidente contro Mosca. Ci potrebbero essere conseguenze rialziste sull’inflazione globale che le banche mondiali stanno provando a riportare al 2% e sui prezzi della benzina in Usa a poco più di un mese dalle elezioni di Midterm.
Quello di oggi è il taglio alla produzione più importante da aprile 2020, in piena pandemia di Covid-19. Dopo una impennata che aveva portato il prezzo del petrolio sopra i 100 dollari al barile nei primi sei mesi dopo l’inizio della guerra in Ucraina, il dato ha registrato un calo del 32% negli ultimi mesi: il Brent è sceso sotto la soglia degli 83 dollari al barile, per la prima volta da gennaio, per poi salire nuovamente a 92,38 dollari oggi dopo l’annuncio Opec+.