Scoperta archeologica in Egitto: a Berenike santuario greco-romano del IV secolo

In altri siti erano stati individuati resti di falchi mummificati, ma si trattava di ritrovamenti singoli, mentre il numero di esemplari di Berenike è senza precedenti
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Nel sito archeologico di Berenike è stato scoperto un santuario nel quale venivano praticati particolari riti religiosi precedentemente sconosciuti. Quello di Berenike è un porto greco-romano sito nel deserto orientale dell’Egitto. Descritto sull’American Journal of Archaeology, questo risultato è stato raggiunto nell’ambito del progetto Sikait, dell’University of Alabama a Birmingham.

L’equipe, guidata da Joan Oller Guzmàn, descrive lo scavo di un complesso religioso risalente al periodo tardo romano, tra il IV e il VI secolo, associato al popolo nomade chiamato Blemmi. Denominato “Santuario del Falco“, il complesso religioso si trova in uno degli edifici più importanti della città di Berenike.

I reperti rinvenuti a Berenike

stele berenike

Tra i reperti individuati nell’area, gli archeologi hanno identificato arpioni, statue a forma di cubo e una stele con indicazioni relative alle attività religiose. “Abbiamo rinvenuto i resti di almeno 15 falchi, la maggior parte dei quali non aveva più la testa – riporta Guzmàn – nella Valle del Nilo sono già stati osservati reperti simili in luoghi in cui si praticavano riti religiosi, ma in questo caso per la prima volta i corpi degli animali erano sepolti all’interno del tempio ed erano accompagnati da uova“.

In altri siti i ricercatori hanno individuati resti di falchi mummificati. Si trattava però di ritrovamenti singoli, mentre il numero di esemplari di Berenike è senza precedenti. La stele riporta invece una curiosa incisione che recita “E’ inopportuno bollire teste in questo luogo“.

Questi elementi – osserva Guzman – indicano attività rituali che combinano tradizioni egiziane con contributi dei Blemmi, sostenute da una base teologica probabilmente correlata all’adorazione di Khonsu, una divinità egizia. Queste scoperte ampliano la nostra conoscenza del popolo nomade Blemmi, di cui sappiamo ancora molto poco“.

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