Da Torino alla Luna, il viaggio spaziale di ArgoMoon: l’esperto Argotec racconta “una bella sfida”

L'Italia sulla Luna con Artemis I: intervista all'ing. Gabriele Conti, Project Manager di Argotec per la missione Argomoon, gioiello Made in Italy
MeteoWeb

Un viaggio epico nello Spazio interplanetario, una missione emozionante che aiuterà a scrivere la storia di uno dei programmi più importanti nella storia dell’esplorazione spaziale. ArgoMoon, il microsatellite ideato e sviluppato da Argotec, con contratto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ha fatto parte del prezioso carico lanciato lo scorso 16 novembre da Artemis I, la prima missione del nuovo lanciatore Space Launch System SLS quale parte del più ampio programma che segnerà il ritorno degli esseri umani sulla Luna.

Nel corso del volo inaugurale del lanciatore, oltre alla capsula Orion, sono stati imbarcati 10 microsatelliti, di cui 7 americani, 2 giapponesi e ArgoMoon, l’unico europeo. Quest’ultimo piccolo CubeSat, delle dimensioni 30×20×10 cm, con il lancio della missione Artemis, è diventato ufficialmente il primo velivolo spaziale interamente costruito in Italia a entrare in orbita lunare.

Il piccolo satellite “si sta comportando bene, il 23 novembre ha affettuato il flyby attorno alla Terra, scattando foto con diversi target, mentre 4-5 giorni fa ha sorvolato la Luna, il lato nascosto. Nel punto di minore distanza con la Terra è passato sopra il Pacifico: abbiamo ricevuto immagini con l’Oceano, il Medio Oriente e l’Australia. Contiamo, durante l’allontamento, di realizzare foto anche dell’Europa,” ha dichiarato ai microfoni di MeteoWeb l’ing. Gabriele Conti, Project Manager di Argotec per la missione ArgoMoon.

ArgoMoon, “fotoreporter” Made in Italy basato sull’intelligenza artificiale

Tra i vari compiti di ArgoMoon c’era anche quello, estremamente complesso, di fotografare il vettore Space Launch System, a conferma della corretta esecuzione delle operazioni del vettore, che al momento del rilascio dei CubeSat non ha potuto inviare segnali verso la Terra. Sarà a fine missione, quando verranno scaricate tutte le foto, che si potrà valutare, in particolare, l’esecuzione del rilascio dei CubeSat, ha spiegato il Project Manager.

Le operazioni delle due fotocamere ad alta risoluzione vengono svolte in autonomia da ArgoMoon, grazie a complessi algoritmi di intelligenza artificiale ampiamente testati. E’ un microsatellite che racchiude le stesse capacità di un satellite di grandi dimensioni con sottosistemi miniaturizzati tecnologicamente avanzati, capaci di resistere alle difficili condizioni dello Spazio profondo.

Basato sull’intelligenza artificiale, un software realizzato interamente nei laboratori di Argotec, consente al satellite di effettuare il riconoscimento degli oggetti nel suo campo visivo, di attuare autonomamente manovre orbitali e di assetto. Il softwarericonosce un target, che sia SLS, la Luna, la Terra, utilizza uno startracker, visualizza le stelle per riconoscere la posizione, quello che chiamiamo ‘attitude’, cioè l’orientamento del satellite in base alle immagini,” ha spiegato l’ing. Conti. In sostanza “ricostruisce la posizione del satellite rispetto a obiettivi preimpostati e si orienta, consentendo manovre orbitali attorno a SLS, Luna, Terra, in maniera del tutto autonoma“.

Una finalità tutta nazionale è stata quella di validare tecnologie per applicazioni su nanosatelliti e in particolare sui sistemi di telecomunicazione e di controllo di assetto e orbitale nello Spazio profondo, nonché la resistenza di componenti e unità alle radiazioni, tipiche di questi ambienti: “A livello industriale, abbiamo una scala di valori detta ‘Technology Readiness Level‘ o TRL, assegnati a sistemi e sottosistemi certificati in ambito Spazio, in cui il TRL 9 è il più alto. Con TRL 8 si indicano sistemi e sottosistemi che hanno superato i test a terra, con TRL 9 quelli che hanno già volato nello Spazio. ArgoMoon era TRL 8, ed ora è 9, in quanto ha avuto la possibilità di validare la tecnologia di cui è dotato anche per applicazioni spaziali. Queste tecnologie verrano usate in futuro per applicazioni sui nostri nanosatelliti o da altre aziende interessate, che vorranno usufuire di sistemi e sottosistemi con questa certificazione“. Tra le tecnologie validate, oltre al sistema di controllo dell’assetto orbitale sviluppato da Argotec, vi è anche “la componente di protezione dalle radiazioni, un valore aggiunto del nostro satellite che grazie a questa missione abbiamo potuto validare,” ha sottolineato l’ingegnere.

Il piccolo CubeSat ha ancora un lungo cammino davanti, così come il team che lo monitora passo passo: nelle prossime settimane “rimarrà attorno alla Terra e alla Luna. La missione durerà 6 mesi, fino a maggio“. Se tutto procederà come previsto, ha proseguito il Project Manager, “a quel punto si procederà al ‘disposal’, verrà avviato verso fine vita: gli verrà fatto perdere il propellente, verrà disalimentato, con la disconnessione della batteria dai pannelli solari, verranno saturate le ruote di reazione e così si avà una passivazione controllata in cui il satellite, poi, quando esaurirà la batteria, morirà. Verrà inoltre posizionato in orbita eliocentrica, verso l’infinito, dove non avrà attorno altri corpi“.

Com’è nato il CubeSat ArgoMoon

Dopo anni di lavoro e tanta ricerca scientifica, Argotec, con sede a Torino, è salita a bordo dello Space Launch System con il piccolo satellite di 14 kg per la missione apripista per il ritorno degli esseri umani sulla Luna: “Abbiamo presentato il progetto alla NASA quando l’agenzia ha aperto il bando per Artemis I con riferimento ai nanosatelliti. Abbiamo partecipato proponendo un servizio fotografico del rilascio dei CubeSat, perché il razzo non era provvisto di sensori che potessero monitorare i parametri di rilascio,” ha raccontato l’ing. Conti. “La NASA si è dimostrata molto interessata al progetto e, grazie all’Agenzia Spaziale Italiana, abbiamo ottenuto il via libera e i finanziamenti per creare ArgoMoon“. A quel punto è iniziata una “challenge aziendale: non ci eravamo ancora occupati di piccoli satelliti, ma avevamo comunque diverse competenze da cui attingere. ArgoMoon è stato sviluppato in base ai requisiti forniti dal programma Artemis, come dimensioni, peso, tecnologia hardware, per potere raggiungere gli obiettivi della missione e sopravvivere in ambito Spazio“.

ArgoMoon è pura espressione dell’eccellenza italiana nel settore: “E’ stato realizzato interamente in Argotec, con alcuni sistemi e sottosistemi sviluppati da noi e sistemi acquistati ma poi integrati da noi. E’ un progetto creato completamente in Argotec, dalla fase di studio fino alla realizzazione, ai test e alle operazioni in orbita. Solo il filling di propellente è stato effettuato dalla NASA,” ha ricordato il Project Manager. Quello in corso “è un primo importante step per lo sviluppo di nanosatelliti, che consentono di ridurre i costi relativi ai satelliti di maggiori dimensioni. Una riduzione della tecnologia senza perdite a livello di performance e di importanza di sistemi e sottosistemi, con un occhio di riguardo al lato economico. I nanosatelliti stanno vivendo un vero e proprio boom“.

Argotec è un’azienda pioniera, non solo con ArgoMoon, ma anche con la LICIACube (Light Italian CubeSat for Imaging of Asteroids), che è stato testimone dell’impatto della sonda DART della NASA con l’asteroide Dimorphos lo scorso 27 settembre: “Nel 2022 siamo stati l’unica azienda al mondo ad operare due satelliti in deep space, un primato che serve anche a dimostrare che anche satelliti di dimensioni contenute possono andare nello Spazio profondo, dove le condizioni ambientali sono molto più proibitive rispetto, ad esempio, all’orbita della Terra, dove sono schermati dalle radiazioni solari,” ha evidenziato l’ingegnere.

Il futuro di Argotec e il core business

Per quanto riguarda il futuro di Argotec, “con la missione Artemis è tutto in divenire. Il programma è nato per validare tecnologie per consentire il ritorno degli esseri umani sulla Luna. Argotec ha partecipato ed ArgoMoon è stato l’unico satellite europeo su SLS. Avendo collaborato con la NASA e con l’Agenzia Spaziale Italiana anche per la missione LICIACube si è creato un rapporto che potrebbe portare a ulteriore collaborazione“.

L’ing. Conti ha ricordato che tra i pilastri dell’azienda figura “la realizzazione di sistemi di comfort per gli astronauti e futuri space explorers, nonché attività di ricerca, anche sulla Stazione Spaziale Internazionale. Da Torino abbiamo fornito supporto per diversi strumenti scientifici. Per il futuro un occhio di riguardo è rivolto al post-ISS perché prima o poi verrà dismessa. Fornire servizi agli astronauti è uno dei core business dell’azienda, un altro è quello dei satelliti, altri programmi che prevedono missioni con piccoli satelliti, che siano fotografiche, scientifiche o di comunicazione“.

Spirito d’avventura e sfide spaziali

L’ing. Conti è un cervello che dopo diversi anni all’estero ha scelto di tornare in Italia: “Argotec era una delle aziende più stuzzicanti, a dimensione uomo, con progetti molto interessanti, tra cui ArgoMoon, LICIACube e i servizi per gli astronauti“. Con lo spirito avventuroso degli Argonauti, da cui deriva il nome dell’azienda, il viaggio di Argotec è iniziato nel 2008, quando, dopo diversi anni di esperienza nella Brigata Paracadutisti Folgore e altri incarichi nel settore aerospaziale in Europa e negli Stati Uniti, il CEO David Avino ha deciso di puntare sull’Italia. “Sono stato assunto come Project Manager e, tra le varie missioni tra cui potevo occuparmi, ho scelto ArgoMoon,” ha raccontato l’ing. Conti.

argotec

Una scelta che ha comportato tanto lavoro, impegno, dedizione, e tanta gratificazione: “Il lato operazioni è una sfida: gestire in prima persona il team, composto da diverse persone, gestire la missione in real time, è una grossa sfida, al pari della costruzione del satellite. Operare dispositivi, sistemi e sottosistemi, a centinaia di migliaia di km (milioni di km nel caso di LICIACube) di distanza dà gratificazione. Quando vedi le prime telemetrie, le prime immagini è sempre un’emozione molto forte, così come gestire il livello operativo, le varie fasi. E’ una bella sfida gestire il satellite, tenerlo in vita,” ha concluso l’ing. Gabriele Conti.

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