I colloqui della COP27 in Egitto, che si sono avvicinati al fallimento nei tratti finali, si sono conclusi con un accordo per creare un fondo per pagare ai Paesi più poveri i danni causati dal cambiamento climatico.
L’accordo su perdite e danni è un momento fondamentale nella politica climatica globale: un riconoscimento del fatto che le nazioni più ricche sono responsabili nei confronti dei Paesi in via di sviluppo per i danni causati dall’aumento delle temperature.
Il vertice, che si è svolto sullo sfondo di una crisi energetica globale innescata dall’invasione russa dell’Ucraina, ha messo in luce le divergenze su come il mondo dovrebbe affrontare la transizione dai combustibili fossili. Inoltre, ha fatto ben poco per promuovere le ambizioni della COP dello scorso anno a Glasgow di frenare le dannose emissioni di gas serra.
“Sebbene i progressi su perdite e danni siano stati incoraggianti, è deludente che la decisione abbia copiato e incollato principalmente il linguaggio di Glasgow sul contenimento delle emissioni, piuttosto che intraprendere nuovi passi significativi,” ha affermato Ani Dasgupta, amministratore delegato del World Resources Institute, come riporta Bloomberg. “È sbalorditivo che i Paesi non abbiano trovato il coraggio di chiedere l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, che sono il principale motore del cambiamento climatico“.
L’accordo finale è arrivato a seguito di una sessione finale della maratona che è durata tutta la notte. La giornata di chiusura è iniziata con una minaccia da parte dell’Unione Europea di ritirarsi se il testo non avesse rafforzato l’ambizione di ridurre le emissioni di anidride carbonica, e alla fine non vi è stato alcun impegno generale per eliminare gradualmente tutti i combustibili fossili e nessun obiettivo per vedere diminuire le emissioni globali entro il 2025.
Tuttavia, l’accordo sul danno è una svolta, anche se non è chiaro come sarà finanziato o strutturato il fondo. Il solo fatto di inserire la questione nell’agenda negoziale formale è stata vista come una pietra miliare. È arrivato dopo una raffica di trattative dell’ultimo minuto su come affrontare il crescente tributo che il cambiamento climatico sta esigendo dalle nazioni in via di sviluppo che hanno contribuito ben poco alle emissioni.