Con lo storico lancio della missione Artemis 1, la NASA ha dato il via al programma con cui intende riportare l’uomo sulla Luna e aprire la strada alla costruzione della prima base lunare. La missione ha riacceso l’interesse per il nostro satellite e ispirato anche la corsa alla progettazione di futuri alloggi per i visitatori. Per esempio, nelle intenzioni dell’azienda francese Spartan Space, la Luna potrebbe ospitare non solo basi lunari, ma anche un vero e proprio Airbnb per accogliere gli astronauti.
Spartan Space costruisce un habitat gonfiabile per stabilirsi sulla superficie lunare. “Viene consegnato come un piccolo pacco postale sulla Luna da un veicolo robotico, e una volta arrivato, si apre e si gonfia, così può servire da rifugio per gli astronauti che arrivano più tardi”, ha spiegato Peter Weiss, ingegnere CEO dell’azienda francese, illustrando il funzionamento della struttura abitativa chiamata Eurohab.
Per rispondere a un’esigenza molto concreta degli astronauti, ossia essere una base in cui ritirarsi in caso di problemi o o che funga da postazione esplorativa, l’habitat lunare sarà molto spartano. “Non sarà un hotel di lusso, quindi niente divano, spa o minibar“, ha precisato Weiss. Dopo essere stato utilizzato, Eurohab rimarrebbe sulla superficie lunare, dopo essere stato sgonfiato.
Per realizzare quello che potrebbe essere “un bed and breakfast sulla superficie lunare, un po’ come un Airbnb sulla Luna“, Spartan Space sta già collaborando con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e il Centro nazionale per gli studi spaziali (Cnes). L’azienda francese offrirà questo habitat lunare perché “il suo modello economico si basa su un servizio”. Eurohab potrebbe quindi essere affittato dalle agenzie spaziali per le missioni lunari.
Le sfide da affrontare
Ingegneri stanno lavorando con Air Liquide e il Commissariato per l’Energia Atomica e le Energie Alternative (CEA) di Grenoble sul tema della gestione dell’energia. “L’idea è di lavorare con le celle a combustibile, per avere un sistema che si carica molto lentamente, e una volta arrivati gli astronauti, bruceranno tutta l’energia per qualche giorno“, ha spiegato Weiss. Per proteggersi dalle radiazioni, i tecnici stanno pensando a una zona rifugio nell’Eurohab. Weiss riconosce, tuttavia, che “non ci permetterebbe ancora di vivere per sei mesi su questa stazione come possiamo fare oggi sulla ISS, non è possibile“. L’altro problema è rappresentato dalla CO2: l’azienda sta lavorando a un sistema per trasformarla in ossigeno.
Altri progetti di habitat lunari
Negli ultimi anni, sono emersi altri progetti di habitat lunari. Uno è il progetto Lina (Lunar Infrastructure Asset) della società americana AI SpaceFactory. In collaborazione con la NASA, ha immaginato una base lunare stampata in 3D, con moduli, al centro dei quali ci sarebbero pannelli fotovoltaici per fornire energia a questi habitat lunari.
I moduli saranno ricoperti da uno strato protettivo di regolite lunare, la polvere lunare, con l’obiettivo di proteggere le apparecchiature e gli astronauti dalle radiazioni. L’habitat è abbastanza grande da ospitare “un rover pressurizzato con equipaggio come il veicolo di esplorazione spaziale, dispositivi di telecomunicazione e moduli abitativi“. La sua durata è di “almeno 50 anni” ha assicurato l’azienda.