Il lancio dell’epica missione Artemis era solo l’inizio, ecco cosa succederà nei prossimi giorni

Ieri il debutto del nuovo enorme vettore, iniziato il viaggio di 26 giorni per la capsula Orion
MeteoWeb

L’epica missione Artemis I della NASA è finalmente iniziata.

Il megarazzo Space Launch System e la capsula Orion hanno preso il volo ieri alle 07:47 ora italiana dal Pad 39B al Kennedy Space Center della NASA, segnando il debutto del nuovo enorme vettore e dando il via a un viaggio di 26 giorni per la navicella senza equipaggio.

Il lungo cammino metterà alla prova la capsula e il modulo di servizio costruito in Europa.

Missione Artemis I, cosa accadrà nei prossimi giorni

Per 6 giorni Orion viaggerà verso la Luna. Lunedì 21 novembre eseguirà il suo passaggio lunare più basso, volando entro circa 100 km dalla superficie del satellite.

artemis orion

 

Questa manovra sfrutterà la gravità della Luna, come una fionda. Il modulo di servizio eseguirà quindi una seconda accensione dei motori il 25 novembre per inserire il veicolo spaziale in un’orbita retrograda distante (DRO), dove rimarrà per una settimana a un’altitudine di circa 61mila km sopra la superficie lunare. Durante questa fase, il 28 novembre, Orion batterà il record stabilito dall’Apollo 13 per la massima distanza dalla Terra raggiunta da un veicolo con equipaggio, venendo a trovarsi a 483mila km dal nostro pianeta.

Le radiazioni

Mentre si trova nella DRO, sensori passivi e attivi a bordo di Orion misureranno le radiazioni e altri parametri per consentire ai ricercatori di comprendere meglio le condizioni che gli astronauti dovranno affrontare durante una missione con equipaggio.

Anche se Artemis I è una missione senza equipaggio, Orion non è completamente priva di passeggeri.

Legato al sedile di comando della capsula c’è “Moonikin Campos” della NASA, un manichino dotato di sensori interni per le radiazioni e sensori sul sedile per registrare le forze gravimetriche e vibrazionali durante il volo. Ad accompagnare Campos, ci sono anche due manichini “fantasma”. Helga e Zohar, due busti senza arti, contengono oltre 6.000 dosimetri passivi e 34 attivi ciascuno e studieranno l’efficacia di un giubbotto antiradiazioni specializzato chiamato AstroRad.

artemis orion

Helga e Zohar sono stati costruiti utilizzando materiali che imitano il tessuto osseo e muscolare umano. La loro costruzione include componenti specifici dell’anatomia femminile per imitare le ovaie e il tessuto mammario, che sono più sensibili alle radiazioni. I due fanno parte del Matroshka AstroRad Radiation Experiment (MARE), anche se solo Zohar indosserà il giubbotto AstroRad, Helga fungerà da controllo. Una volta che i manichini saranno tornati sulla Terra, i ricercatori confronteranno le esposizioni alle radiazioni della coppia.

Se efficace, il giubbotto AstroRad consentirà agli astronauti di svolgere attività attorno al veicolo spaziale, quando altrimenti dovrebbero mettersi al riparo per evitare l’avvicinarsi di eventi di radiazioni. A differenza delle protezioni offerte dal campo magnetico del pianeta in orbita terrestre bassa, le aree dello Spazio più lontane dal nostro pianeta sono più soggette alle radiazioni e quindi presentano un rischio maggiore per l’esposizione degli astronauti.

L’epilogo della missione Artemis I

Il 16° giorno della missione, il 1° dicembre, il modulo di servizio di Orion effettuerà un burn per lasciare la DRO, mettendo Orion sulla buona strada per il 2° passaggio lunare più basso del veicolo 4 giorni dopo. Il modulo di servizio eseguirà poi un’ultima combustione per posizionare Orion in rotta verso la Terra. A quel punto inizierà un viaggio di 6 giorni verso il nostro pianeta.

L’11 dicembre Orion tornerà a casa, precipitando nell’atmosfera terrestre a circa 40mila km/h: sarà un enorme test per la capsula e il suo scudo termico, che resisterà a temperature fino 2.750°C. Orion effettuerà quindi uno splashdown con paracadute nell’Oceano Pacifico, portando a termine la missione Artemis I.

Il programma Artemis e i lanci annullati

Se tutto andrà bene con Artemis I, Artemis II prevede un sorvolo lunare con astronauti nel 2024, e Artemis III farà atterrare un equipaggio vicino al Polo Sud della Luna circa un anno dopo. A quel punto, la NASA intende stabilire una presenza umana sostenibile in orbita e sulla Luna, l’obiettivo principale del programma Artemis dell’agenzia.

Il lancio di Artemis I ha richiesto molto tempo. Il team della missione ha inizialmente tentato un decollo il 29 agosto, annullandolo a causa di molteplici problemi, tra cui una lettura della temperatura non ottimale in uno dei motori principali di SLS.

Fiduciosa che la causa di quella lettura errata fosse da ricondurre a un sensore difettoso piuttosto che nel sistema di raffreddamento del motore stesso, la NASA ha riprovato il 3 settembre. Artemis I ha poi riscontrato ulteriori ritardi a causa del maltempo: l’uragano Ian a fine settembre e la tempesta tropicale Nicole la scorsa settimana.

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