Al Gore, il carbone e l’ambiente: torniamo alla danza della pioggia

Al Gore propone l'energia rinnovabile come panacea di tutti i mali del mondo: eppure il ricorso al carbone, in questo periodo di crisi energetica, si è rivelato propizio per molti paesi
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Qualche mese fa Generation Investment, gruppo di investimento presieduto dall’ex vicepresidente degli Stati Uniti, Al Gore, ha lanciato un fondo da 1,7 miliardi di dollari. Lo scopo era quello di acquisire partecipazioni di minoranza in società private focalizzate su quello che Gore ha definito un futuro sostenibile. Generation Investment, co-fondata da Gore, ha affermato di avere 36 miliardi di dollari in gestione in fondi di aziende private e pubbliche che si concentrano su investimenti che abbiano a cuore l’ambiente.

Ora, in occasione della Cop27, Al Gore ha chiesto ai leader di porre fine a quella che chiama “cultura della morte“, ovvero l’utilizzo del carbone. Gore addita il carbone non solo come una fonte di emissioni pericolose, ma quasi come fosse l’Anticristo. E questo nonostante l’era del carbone abbia portato per le società moderne cibo abbondante sulle tavole, viaggi e crescita esponenziale della popolazione mondiale. Nonostante, inoltre, grazie al carbone oggi la classe operaia sia più ricca e ‘libera’ rispetto ai secoli passati.

Eppure, secondo Al Gore, solo eliminando il carbone il tempo tornerà ad essere bello. Con la giusta quantità pioggia (quanto basta per la sopravvivenza). Con la stagione sciistica che inizierà e finirà lo stesso giorno ogni anno. Con il mondo che improvvisamente diventerà quel ‘posto migliore’ di cui tutti parlano.

Al Gore alla Cop27

L’ex vicepresidente degli Stati Uniti è fervente di fronte ai leader mondiali alla Cop. “Continuiamo a utilizzare la sottile atmosfera blu come una fogna a cielo aperto“, dice. “Sta peggiorando costantemente. Abbiamo un problema di credibilità – tutti noi – non stiamo facendo abbastanza”. Gore afferma che possiamo continuare con la “cultura della morte“, dissotterrando combustibili fossili, ma le conseguenze saranno devastanti. E cita vaste inondazioni in Pakistan, ondate di caldo e bombe d’acqua in Cina, oltre che un milione di sfollati in Nigeria.

E non solo. Gore punta il dito contro la minaccia di un milione di immigrati che “si trasferiranno a casa tua” per sfuggire agli eventi climatici più violenti. “Le attuali aree del mondo considerate inabitabili dai medici sono piccole oggi ma sono destinate ad espandersi“, afferma. Gore parla di un miliardo di migranti che potenzialmente attraversano i confini degli USA in questo secolo. La soluzione a tutto questo, secondo Gore, come fosse una panacea per tutti i mali, è solo ed unicamente l’energia rinnovabile.

L’Africa come superpotenza

Ma non basta. Dice Gore che “l’Africa può essere una superpotenza delle energie rinnovabili”.  Dunque, perforare il gas in Africa da parte dell’Europa è “colonizzazione“, ma usare i bambini africani per estrarre il cobalto per le nostre batterie ‘apre il regno dei cieli’.

Insomma, sulla base di questo tipo di ‘evidenze scientifiche’, si potrebbe quasi tornare ai riti propiziatori di un lontano passato. Quelli con i quali i nostri antenati invocavano pioggia o sole in base alle necessità. Il principio, a ben pensarci, è il medesimo.

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