“La scuola italiana sta fallendo il suo compito nel fornire le conoscenze e le competenze adeguate in ambito scientifico ad una parte molto rilevante degli studenti“. Lo afferma Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, intervenuto oggi a Roma al convegno annuale dell’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale (Airi).
“L’Italia continua ad essere indietro per numero di laureati, in particolare per le discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica): abbiamo una media di 6,7% di laureati in materie tecnico-scientifiche contro una media europea del 12-13%. In Italia il 51% dei maturandi non raggiunge la soglia minima sulle competenze di matematica. In alcune regioni del Sud la percentuale sale addirittura al 70%, un dato terrificante”, aggiunge Gavosto.
“L’Italia è il Paese in cui le ragazze soffrono di più di un divario sulle competenze scientifiche e tecnologiche – continua – divario che inizia molto presto, già alle elementari, e quindi si trascina poi per tutto il percorso di studi successivo“. Infatti, nonostante le donne rappresentino più della metà dei laureati (58,7%), nel 2020 solo il 18,9% si è laureata in materie scientifiche, contro il 39,2% degli uomini.
“Inoltre – aggiunge Andrea Gavosto – le aziende chiedono sempre più anche competenze trasversali, come la capacità di organizzazione e di lavorare in autonomia, che il sistema scolastico non è attrezzato a fornire”.
“L’Europa è in un momento critico sull’innovazione, dove è rimasta indietro in molte aree fondamentali, e ci aspetta un’innovazione ancora più veloce e dirompente”, dice Marcello Cattani, presidente di Farmindustria. “L’unico fattore su cui le aziende possono lavorare in questo momento così difficile è la crescita della produttività, che è in mano al tema della tecnologia e del digitale – aggiunge Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere – ma proprio qui c’è il collo di bottiglia che si viene a creare tra offerta formativa e domanda delle imprese: in futuro crescerà sempre più il fabbisogno delle aziende e dobbiamo capire come risolverlo”.
Il convegno dell’Airi ha ribadito, infatti, che i laureati italiani non possiedono le competenze giuste richieste ora dalle imprese e che è necessario potenziare la cultura tecnico-scientifica delle nuove generazioni, favorire l’ibridazione tra le competenze tecniche e scientifiche con quelle umanistiche e sociali e progettare un nuovo sistema educativo. “Abbiamo bisogno di una nuova e più forte cultura della ricerca industriale”, ha sottolineato Andrea Bairati, presidente di Airi, “capace di creare innovazioni che rispondano alle sempre più pressanti sfide sociali, economiche ed ambientali. La risposta sta nei giovani”.