Citrobacter nella terapia intensiva neonatale: “mia figlia era sana, ora è segnata per sempre”

"Per colpa del Citrobacter che l’ha colpita al punto nascite di Borgo Trento a Verona, la nostra Benedetta ha riportato danni permanenti di tipo motorio e cognitivo, difficilmente potrà camminare..."
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Secondo le indagini si annidava nel rubinetto dell’acqua utilizzata dal personale della Terapia intensiva neonatale dell’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona il Citrobacter. Il batterio che ha causato la morte di quattro bambini tra la fine del 2018 e il 2020. La terribile vicenda aveva indotto i responsabili sanitari alla chiusura del nosocomio.

Tra i bambini infettati dal batterio c’è anche la piccola Benedetta, sopravvissuta ma che ha riportato danni permanenti. Secondo i periti della Procura scaligera, se l’ospedale fosse intervenuto in tempo, si sarebbe potuto evitare che anche la piccola venisse colpita e gravemente danneggiata dall’infezione del Citrobacter. Quest’ultimo è un micidiale batterio killer che al punto nascite di Verona tra il 2018 e il 2020 non solo ha ucciso quattro neonati, ma ne ha colpiti altri 96. Secondo le stime della commissione regionale incaricata dal governatore Zaia, alcuni dei piccoli hanno riportato danni irreversibili.

Tra questi c’è proprio Benedetta. “Mia moglie Sara aveva avuto una gravidanza difficile, ci avevano assicurato che il punto nascite di Borgo Trento era il migliore del Veneto. Non volevamo correre rischi, invece…“. E’ quanto racconta al Corriere del Veneto Alex Gennaro, padre della piccola, ancora incredulo. Il 22 dicembre saranno trascorsi due anni e 8 mesi da quando Benedetta nacque all’ospedale della Donna e del Bambino.

Benedetta “era prematura ma sana

Era prematura ma sana“, ma contrasse il Citrobacter. “Dal contatto con quel maledetto batterio avrà una vita segnata per sempre“. Secondo i periti i piccoli potevano salvarsi dal contagio. Secondo la procura se da parte dell’ospedale non si fosse verificata una serie di omissioni, “i casi di contagio di aprile, maggio e giugno 2020 non si sarebbero verificati e quindi si sarebbe potuto evitare la morte della piccola Alice C., mentre Maria C. e Davide D.S. non sarebbero stati colonizzati“. Ma non solo. “Si sarebbero potute evitare le lesioni personali riportate dalla piccola Benedetta Gennaro“.

Da Padova i genitori di Benedetta si erano recati a Verona. “Abbiamo scelto di far nascere nostra figlia a Borgo Trento proprio perché ci avevano garantito che era un’eccellenza assoluta, la migliore della regione. Era un open space con circa quattordici neonati ricoverati, soltanto dai giornali abbiano saputo in seguito che due bimbi erano positivi al Citrobacter. Abbiamo notato che gli infermieri e il personale indossavano il camice quando andavano da quei due bimbi con il Citrobacter ma quando venivano da Benedetta e dagli altri piccoli non indossavano protezioni. Una decina di giorni dopo – ricordano – i medici ci hanno comunicato che nostra figlia aveva contratto un’infezione, poi dopo gli esami hanno detto che si trattava di Citrobacter“.

“La giustizia non basta”

Mia moglie è rimasta ricoverata lì un mese, se ci avessero informati che c’era questo problema del Citrobacter avremmo avuto tutto il tempo per trasferirla in un altro ospedale e farla partorire in tutta sicurezza proteggendo la nostra bimba da qualsiasi rischio. Invece ci hanno tenuto all’oscuro della situazione, nascondendoci ciò che stava succedendo, abbiamo saputo tutto in ritardo e quando ormai le condizioni di nostra figlia erano compromesse e lei era già stata contagiata, per questo – spiega ancora Alex Gennaro – abbiamo presentato un esposto alla Procura, per avere giustizia e per far emergere i nomi dei colpevoli“.

Le conclusioni tratte dai periti della Procura è per i genitori di Benedetta “la conferma che avevamo ragione a chiedere giustizia, però secondo me non basta – sottolinea Alex –. Resto convinto che anche i neonati colpiti dal Citrobacter prima del 2020 avrebbero potuto essere salvati se da parte dell’ospedale si fosse agito in maniera più rapida, più trasparente e più adeguata. Invece sono intervenuti quando ormai la situazione era esplosa in tutta la sua gravità ed era anche uscita sui giornali.. Ma era tardi, troppo tardi, troppi bimbi erano già stati infettati“.

Citrobacter: uno dei batteri più pericolosi

Citrobacter, il batterio che ha contaminato il reparto di Borgo Trento, è in realtà una famiglia di batteri tra quelli che hanno sviluppato una maggiore capacità di resistenza agli antibiotici e, per questo, è tra i più pericolosi. I ceppi di Citrobacter freundii hanno geni che codificano la resistenza all’ampicillina e alle cefalosporine di prima generazione, ma nel corso degli anni hanno sviluppato anche la resistenza ad alto livello alle cefalosporine di terza generazione (Epicentro).

Il genere Citrobacter è stato scoperto nel 1932 da Werkman e Gillen. Questi organismi si trovano nel suolo, nell’acqua, nel tratto intestinale degli animali e in campioni clinici umani. Il genere è ora composto da 11 specie separabili in base alle loro caratteristiche biochimiche. Di questi, il Citrobacter koseri è stato associato a casi di meningite neonatale e ascesso cerebrale e Citrobacter freundii con gastroenterite, meningite neonatale e setticemia.

E’ noto per causare infezioni del tratto urinario, delle vie respiratorie, del sangue e di altri siti normalmente sterili nel corpo associati all’assistenza sanitaria. La causa principale è un sistema immunitario debole e attenuato e il funzionamento del corpo. Un sistema immunitario fragile rende il corpo più vulnerabile e predisposto a Citrobacter freundii, innescando infezioni del tratto urinario o intestinale o meningite. I pazienti ospedalizzati, soprattutto quelli che sono stati ricoverati per un periodo di tempo prolungato, sono più vulnerabili alle infezioni.

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