Ghiacciai in “rapido ritiro“, numero di giornate calde “fortemente aumentato“ e una stagione di crescita della vegetazione (con temperature sopra ai 5°C) che oltre i 2.000 metri di quota si è allungata di due settimane. Sono alcuni degli aspetti che emergono dal primo Rapporto dell’Osservatorio del Monte Bianco sui cambiamenti climatici nei territori dell’Espace Mont-Blanc. L’obiettivo è di confrontare i dati relativi agli ultimi 40 anni (periodo 1980-2010 e periodo 2010-2018) per analizzare le tendenze del cambiamento climatico sui tre versanti – italiano, francese e svizzero – del massiccio.
La variazione dei ghiacciai di Argentière (Chamonix – Francia), di Giétro (Vallese – Svizzera) e del Rutor (Valle d’Aosta) “non lascia dubbi: tutti e tre si trovano in una fase di rapido ritiro con perdite di volume importanti, da 12 a 20 metri di acqua equivalente in soli 16 anni”.
Nel 1980, le giornate con temperature superiori ai +25°C si verificavano soltanto sotto ai 1.000 metri di quota (37 giorni in tutto). Da allora si sono raggiunte punte di 125 giornate alla stessa quota (2018), di 25 (2003) e 22 (2015) tra i 1.000 e i 2.000 metri, di otto giornate (2019) sopra i 2.000 metri. Diminuiscono parallelamente le giornate fredde, soprattutto nel fondovalle (-46%). Inoltre, alle quote più elevate si registra una diminuzione media di 13 giorni di ghiaccio in otto anni.
Tra le conseguenze di questo andamento, “una maggiore frequenza dei picchi di inquinamento“, come nel caso dell’ozono, un impatto sul “comfort termico degli edifici, (in particolar modo per quelli a un cattivo isolamento)” e “una nuova spinta turistica verso i territori di montagna”.