Influenza del cammello: tutto quello che c’è da sapere sul virus che aleggia sui Mondiali in Qatar

Tutto sull'influenza del cammello, la malattia tornata alla ribalta con i Mondiali di calcio in Qatar: di cosa si tratta, contagiosità, sintomi e cure
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In questi giorni, si parla molto di “influenza del cammello“, soprattutto a causa del contagio di alcuni calciatori della Francia, impegnati nel Mondiale in Qatar. Ma di cosa si tratta? La cosiddetta “influenza del cammello”, anche nota come Sindrome respiratoria mediorientale, è generata dal virus Mers-CoV, appartenente alla famiglia dei Coronavirus (come SARS-CoV-2, il virus responsabile del Covid), e colpisce le vie respiratorie. 

Secondo quanto dichiarato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità attraverso una nota, chi contrae l’influenza del cammello può sviluppare sintomi lievi alle vie respiratorie, anche se in alcuni casi si registrano polmoniti gravi e anche decessi. Fra i sintomi più tipici ci sono: febbre, tosse, mancanza di respiro, ma sono stati segnalati anche sintomi gastrointestinali. La malattia, se contratta in forma grave, “può causare insufficienza respiratoria che richiede ventilazione meccanica o supporto in un’unità di terapia intensiva“. Persone anziane, con malattie croniche e soggetti fragili corrono un rischio maggiore. Il virus può essere contratto anche in forma asintomatica. 

Secondo quanto riferito dall’Oms, al momento non esiste un vaccino o un trattamento specifico contro l’influenza del cammello. “Diversi vaccini e trattamenti specifici per Mers-CoV sono in fase di sviluppo clinico. Tuttavia, in assenza di terapie specifiche, il trattamento dei pazienti è di supporto e basato sulle condizioni cliniche del paziente“, ha sottolineato l’Oms. 

Bassetti: “nessun rischio dall’influenza del cammello” 

La cosiddetta “influenza del cammello” “è un virus che conosciamo da dieci anni e non è mai riuscito realmente ad uscire dal Medio Oriente nonostante ci siano stati dei cluster in chi si recava in pellegrinaggio a La Mecca. E’ un virus che ha contagiosità molto bassa, quindi il rischio da chi rientra in Europa è difficile. Chi è del mestiere conosce la Sindrome respiratoria mediorientale da anni, è un problema vecchio che non credo tornerà fuori”. Così all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. “Dobbiamo concentrarci sul problema che stiamo vivendo oggi: l’incrocio influenza-Covid ed eviterei di pensare a questo virus ‘lontano’“, aggiunge Bassetti. “Va bene un monitoraggio verso chi rientra da quelle aree ma non c’è nessun allarme. Mi pare poi che ci siano pochi italiani in Qatar, non abbiamo partecipato al Mondiale e quindi dobbiamo stare piuttosto tranquilli“. 

Ciccozzi: “influenza del cammello? Contagi poco probabili” 

L’influenza del cammello “dal 2021 al novembre 2022 ha causato 2.600 contagi, ha un tasso di letalità alto del 34-36%, ma si trasmette dal dromedario all’uomo e il 90% dei casi registrati quest’anno, meno di una decina, sono di questo tipo e non di trasmissione uomo-uomo che sono poco probabili e solo se si beve il latte crudo di cammello e non toccando l’animale. Quindi il rischio di contagio da chi torna in Italia dal Mondiale in Qatar è davvero poco probabile. Così all’Adnkronos Salute Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. “E poi – aggiunge l’esperto – se rispettiamo una semplice norma che abbiamo imparato in questi due anni di pandemia Covid, lavarsi spesso e bene le mani, il rischio di contagio si riduce notevolmente”. 

Pregliasco: “alzare la sorveglianza” 

L’influenza del cammello “è una patologia che conosciamo dal 2012, è un Coronavirus che ha un’alta letalità e che non si riesce a controllare da allora nelle regioni del Medio Oriente. E’ sostanzialmente come Covid/SARS-CoV-2”, dichiara all’Adnkronos Salute virologo Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene dell’università Statale di Milano. Pregliasco si discosta però dalle posizioni espresse da Bassetti e Ciccozzi, chiedendo una maggiore sorveglianza riguardo il virus. Pregliasco sostiene, infatti, che, in considerazione dell’alto numero di spostamenti in occasione dei Mondiali di calcio, la presenza di un possibile rischio correlato alla diffusione di questo virus va vista “come esigenza di sorveglianza“.  

Alcuni Paesi hanno effettivamente segnalato la necessità che le autorità sanitarie e i medici vengano sensibilizzati sul rischio di Mers nei viaggiatori al rientro dalla Coppa del mondo che si svolge in Qatar. Anche su ‘The Lancet Global Health’, un gruppo di esperti di diversi centri con sede dall’Arabia Saudita al Portogallo fanno presente che il rischio di un aumento della trasmissione di Mers non è da sottovalutare, per via del fatto che due maxi eventi che si stanno svolgendo in contemporanea nel Paese – i Mondiali e un festival per il concorso di bellezza dei cammelli del Camel Mzayen Club – stanno attirando centinaia di migliaia di persone dal Medio Oriente e da tutto il mondo. E molti partecipano a entrambi questi raduni di massa, interagendo a stretto contatto tra loro e con i cammelli, “creando – scrivono gli autori del commento – condizioni ideali per la trasmissione di agenti patogeni zoonotici associati ai cammelli con potenziale epidemico. Questi agenti patogeni includono il Mers-CoV, altamente letale. I cammelli dromedari in Medio Oriente sono un importante serbatoio di Mers-CoV. Gli esseri umani vengono sporadicamente infettati attraverso il contatto diretto o indiretto con cammelli o latticini di cammello infetti”.  

“Effettivamente è possibile – ammette Pregliasco – e si tratta un po’ di verificare le connessioni. Questa è una zoonosi che vede cammelli e altri mammiferi come possibili capi che si infettano e possono trasmettere anche la malattia all’uomo. E’ un segnale di attenzione da cogliere. Lo abbiamo capito con SARS-CoV-2 che l’interconnessione di più persone da luoghi diversi può determinare questo rischio”. 

Segnalato come nuovo patogeno umano dall’Arabia Saudita nel 2012, Mers-CoV all’1 novembre 2022 a livello globale ha all’attivo 2.600 casi confermati in laboratorio, inclusi 894 morti (tasso di letalità 34%), segnalati da 27 Paesi. Gli scienziati che hanno scritto sulla rivista del gruppo The Lancet spiegano che “sebbene la maggior parte delle infezioni si sia verificata in Medio Oriente, anche 8 Paesi in Europa hanno segnalato infezioni confermate, tutte con collegamenti di viaggio con la Penisola Arabica. Nel maggio 2022, le autorità del Qatar hanno segnalato all’Oms due persone con Mers, di cui una è deceduta. Entrambi avevano avuto contatti con cammelli e avevano consumato latte di cammello crudo“. Elementi che spingono gli esperti a ribadire: “il rischio che i visitatori del Qatar tornino nei loro Paesi d’origine infettati da Mers-CoV rimane reale”. 

 

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