Il Wall Street Journal: “l’esagerazione del Long Covid e la paura usata per imporre le restrizioni”

Covid, il Wall Street Journal dedica un enorme spazio a un articolo che denuncia le esagerazioni sul Long Covid e lo strumento della paura sociale usato per giustificare il mantenimento delle restrizioni
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Il Wall Street Journal ha pubblicato oggi un articolo a cinque colonne intitolato “The Exaggeration of Long Covid“, cioè “L’esagerazione del Long Covid“, spiegando che “i sintomi persistenti dopo un’infezione respiratoria sono comuni. La maggior parte dei casi è troppo lieve per preoccuparsi“. L’articolo è stato realizzato da Marty Makary, medico del Johns Hopkins Hospital e docente presso la Johns Hopkins School of Medicine e presso la Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health.

Nel testo, l’esperto spiega che “Il Long Covid è reale. […] Ma i funzionari della sanità pubblica hanno enormemente esagerato il Long Covid per spaventare gli americani a basso rischio […]. Il Centers for Disease Control and Prevention [CDC, un’agenzia federale degli Stati Uniti, facente parte del Dipartimento della salute e dei servizi umani] afferma che il 20% delle infezioni da Covid può provocare Long Covid. Ma uno studio nel Regno Unito ha rilevato che solo il 3% dei pazienti Covid presentava sintomi residui della durata di 12 settimane. […] Spesso è normale provare un lieve affaticamento o debolezza per settimane dopo essere stati malati e inattivi e non aver mangiato bene. […] Due studi pubblicati questo mese mettono in prospettiva il Long Covid“.

Il primo, sul Journal of American Medical Association, ha esaminato uno spettro di indicatori del benessere di 1.000 persone guarite dal Covid sintomatico o da un’altra infezione respiratoria. Ha rilevato che il 40% dei pazienti che erano risultati positivi al Covid “riferivano persistentemente scarso benessere fisico, mentale o sociale al controllo dopo 3 mesi”. Per i pazienti non-Covid, che avevano altre infezioni delle vie respiratorie superiori, la cifra era del 54%. I pazienti Covid hanno fatto meglio dei pazienti non-Covid. Sebbene esistano certamente condizioni distintive uniche del Covid, come la perdita dell’olfatto, qualsiasi infezione respiratoria – influenza, RSV e altri virus del raffreddore – può abbatterti per un po’“.

Il secondo studio, su Lancet Regional Health, ha cercato il Long Covid in 5.086 bambini dagli 11 ai 17 anni e ha scoperto che i sintomi presenti durante l’infezione sono rapidamente diminuiti nel tempo. Uno altro studio di Annals of Internal Medicine ha eseguito test su 48 persone con Long Covid e 50 persone senza. I ricercatori non hanno riscontrato anomalie biochimiche o fisiologiche nelle persone con Covid lungo. […] L’unico fattore medico che ha predetto il Long Covid era l’ansia preesistente, associata a un rischio 2,8 volte maggiore di sviluppare il Long Covid“.

Il National Institutes for Health [NIH, il dipartimento della salute statunitense] si è concentrato intensamente sullo studio del Long Covid, spendendo quasi 1,2 miliardi di dollari […]. Il NIH non ha investito così tanto nello studio delle mascherine, dell’immunità naturale, delle complicanze dei vaccini, dei richiami nei bambini o persino della vitamina D […]. Dopo aver imposto enormi restrizioni a decine di milioni di bambini sani per quasi due anni, nessuno studio governativo o dei funzionari della sanità pubblica può dirci quanti bambini altrimenti sani siano morti di Covid, o anche se ce ne siano stati“.

La paura del NIH sul Lung Covid è stata anche usata per sostenere il mantenimento delle restrizioni Covid. A novembre l’amministrazione Biden ha pubblicato un report sul Long Covid affermando che gli obblighi di indossare la mascherina e di vaccinazione “proteggono le persone dall’infezione o dalla reinfezione e dal possibile Long Covid”, nonostante l’assenza di prove scientifiche a sostegno dell’affermazione“.

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