Covid, l’Oms consiglia di usare le mascherine al chiuso e in luoghi affollati: novità per l’isolamento dei positivi

Ecco i dettagli dell'ultimo aggiornamento delle linee guida per il Covid su mascherine, isolamento e cure, fornito dall'Oms
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Le mascherine “continuano ad essere uno strumento chiave contro il Covid-19: sono consigliate a seguito di una recente esposizione a Covid, quando qualcuno ha o sospetta di avere Covid, se si è ad alto rischio di Covid grave e per chiunque si trovi in uno spazio affollato, chiuso o scarsamente ventilato”. Lo afferma l’Oms nel suo ultimo aggiornamento delle linee guida per il Covid su mascherine e cure. L’Oms continua a raccomandare l’uso delle mascherine “in situazioni specifiche e l’aggiornamento ne raccomanda l’uso indipendentemente dalla situazione epidemiologica locale, data l’attuale diffusione del Covid a livello globale”.  

Oms: “per i positivi asintomatici isolamento di 5 giorni senza test di uscita” 

L’Oms riduce i giorni di isolamento per i positivi al Covid: per i contagiati senza sintomi, in particolare, l’Organizzazione mondiale della sanità – così come già disposto in Italia – suggerisce ora 5 giorni di isolamento, invece di 10. Per gli asintomatici, dopo 5 giorni l’isolamento può finire anche senza tampone di uscita. Può invece terminare anche prima in presenza di un test antigenico negativo. E’ quanto indicato dall’agenzia in un update sulle linee guida relative a mascherine, isolamento e terapie contro SARS-CoV-2.

Per quanto riguarda i positivi con sintomi, “senza test – si legge nell’aggiornamento – le nuove linee guida suggeriscono 10 giorni di isolamento dalla data di insorgenza dei sintomi, mentre in precedenza l’Oms consigliava 10 giorni di isolamento dall’insorgenza dei sintomi più almeno altri 3 giorni dalla fine dei sintomi”. Anche in questo caso l’isolamento può terminare in anticipo in presenza di un tampone antigenico negativo.  

“L’isolamento delle persone con Covid è un elemento importante per impedire che altri vengano infettati“, sottolinea l’Oms, ricordando che l’isolamento può avvenire “a casa o in una struttura dedicata, come un ospedale o una clinica”. Le evidenze prese in considerazione dal gruppo di esperti incaricato di redigere le indicazioni, precisa l’agenzia Onu per la salute, mostrano che “le persone senza sintomi hanno molte meno probabilità di trasmettere il virus rispetto a quelle con sintomi. Sebbene con un livello di certezza molto basso, le prove hanno anche mostrato che le persone con sintomi ‘liberate’ al giorno 5 dall’insorgenza delle manifestazioni cliniche rischiavano di infettare il triplo delle persone rispetto a quelle che terminavano l’isolamento al giorno 10″.  

Estesa forte raccomandazione a pillola antivirale Paxlovid 

L’Oms estende la sua forte raccomandazione per l’uso di nirmatrelvir-ritonavir“, i principi attivi della pillola antivirale anti-Covid nota con il “nome commerciale Paxlovid“, si legge nell’aggiornamento. Nello specifico, l’agenzia “raccomanda vivamente” l’utilizzo di Paxlovid “in pazienti con Covid-19 lieve o moderato ad alto rischio di ricovero“. Quanto alle donne in gravidanza o allattamento con Covid non grave, “dovrebbero consultare il proprio medico per valutare se assumere il farmaco, considerando i ‘probabili benefici’ e l’assenza di eventi avversi segnalati”. Nirmatrelvir-ritonavir – ricorda l’Oms – è stato raccomandato per la prima volta dall’agenzia nell’aprile 2022 e nel dicembre scorso l’organizzazione ha prequalificato il primo produttore generico del farmaco.  

L’Oms ha anche esaminato le evidenze disponibili su altri due medicinali, sotrovimab e casirivimab-imdevimab, e conferma le “forti raccomandazioni contrarie al loro impiego per il trattamento di Covid-19. Questi anticorpi monoclonali, infatti, mancano di attività o hanno un’attività ridotta contro le attuali varianti virali circolanti”. “Esistono attualmente 6 opzioni terapeutiche comprovate per i pazienti con Covid-19“, riepiloga l’Oms: “tre che evitano il ricovero in ospedale nelle persone ad alto rischio e tre che salvano la vita ai pazienti con malattia grave. Fatta eccezione per i corticosteroidi, l’accesso ad altri farmaci rimane insoddisfacente a livello globale”.  

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