Marco Lanna, presidente della Sampdoria, è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 (anche in visual sul 202 del digitale terrestre) nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Cancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte dalla mezzanotte alle quattro, live anche su Rai 2 tra l’una e un quarto e le due e trenta circa.
Lanna ha parlato di Gianluca Vialli: “La sua morte ha creato un vuoto tipico di quando viene a mancare una persona che ti è cara. Siamo stati otto anni assieme da calciatori, poi ci siamo ritrovati e devo dire che l’amicizia è diventata ancora più forte. Ci chiamavamo fratelli, c’era qualcosa di più dell’amicizia. Con Luca ho condiviso sia il periodo in cui doveva con gli americani comprare la Sampdoria e tante volte è venuto a Genova in incognito. E’ stato una delle prime persone che ho chiamato quando mi hanno chiesto di diventare presidente della Sampdoria. Sapevo quanto tenesse a questa carica. Lui ha sempre manifestato la voglia di tornare alla Samp. Abbiamo condiviso il progetto, i programmi, ci siamo sentiti tantissime volte, in colloqui notturni, per confrontarci, gli chiedevo consigli. Luca non è stato solo un grande campione di calcio ma era anche un grandissimo manager. Per me è stato un duro colpo perdere un amico, una guida, una persona speciale. Luca nel suo profondo sapeva che non sarebbe diventato vecchio. Sapeva che prima o poi il suo fisico non avrebbe più retto. Credo che fosse sereno. Pronto. La Samp di Vialli e Mancini? E’ stata una creatura che il presidente Mantovani ha costruito nel tempo, negli anni, non solo cercando giocatori forti, ma anche uomini. Ha azzeccato tante scelte, il gruppo storico è sempre rimasto unito. La nostra forza rispetto alle corazzate che c’erano all’epoca, tra cui il Milan degli olandesi, l’Inter dei tedeschi, il Napoli di Maradona, era il gruppo. Andavamo al di là delle capacità tecniche. Anche nell’anno dello scudetto abbiamo avuto momenti complessi, sembrava che la Samp fosse tornata incompiuta e poco matura, bastò in quel momento solo una cena tutti assieme per parlarsi, dirsi le cose in faccia e ripartire. In quel periodo non si era costruita solo una squadra, ma un gruppo di amici e di fratelli. Gelosie tra Vialli, Mancini e il resto della squadra? Assolutamente no, l’importanza che loro avevano per noi la conoscevamo ma anche noi avevamo importanza per loro. C’è sempre stato il massimo rispetto dei ruoli, nessuno si è mai offeso se la Samp era la squadra di Vialli e Mancini. Vialli diceva sempre a noi difensori, ‘lanciateci i vostri meloni, noi ve li trasformiamo in gol’. Lo diceva col sorriso, e molto spesso era la verità. Sapevamo che potevamo vincere la partita sempre con loro. Nel gruppo non c’è mai stata nessuna gelosia“.