Vaia (Spallanzani): “oggi è diverso, meglio chiamarlo Covid-23″

Il Covid oggi "è un virus completamente diverso da quello che abbiamo visto nel passato, si può dire al Paese che siamo in una fase diversa", afferma Francesco Vaia
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Questo mese cadono i tre anni dal ricovero della coppia cinese allo Spallanzani. Sono successe tante cose, abbiamo fatto un buon lavoro e non dobbiamo tornare indietro. Però bisogna essere chiari su una cosa: quello di oggi io preferisco chiamarlo, e propongo di farlo, non più ‘Covid-19′ ma ‘Covid-23′, perché è una sindrome completamente diversa da quella che abbiamo visto tre anni fa“. Così all’ANSA il direttore generale dello Spallanzani di Roma Francesco Vaia. 

Il Covid-19 – ha spiegato – ha determinato tanti lutti in Italia e mondo. Ma quello di oggi non è più lo stesso. Salvo nei casi di grandi anziani, malati, non vaccinati, si presenta spesso asintomatico, con polmonite solo in bassa percentuale. E’ un virus completamente diverso da quello che abbiamo visto nel passato. In base a questo, e il Ministro ha correttamente rivisto le misure, si può dire al Paese che siamo in una fase diversa. Ora bisognerà vedere di nuovo gli indicatori: non possono essere più contagi e incidenza, ma tasso di ospedalizzazione e decessi“.  

Vaia ricorda oggi con simpatia la coppia cinese che fu ricoverata il 29 gennaio del 2020 a Roma: “ci hanno mandato gli auguri e pensano con affetto allo Spallanzani – ha raccontato – ci dicono che vorrebbero tornare per un viaggio di piacere“. La Cina in questo momento, ha detto Vaia, “è in una situazione completamente diversa rispetto a noi. Noi abbiamo una ‘immunità ibrida’, mentre loro con il lungo lockdown che hanno avuto non si sono immunizzati, e le loro vaccinazioni sono state poche e poco efficaci. Per questo le varianti oggi li spaventano. Noi, invece, facendo i tamponi ai viaggiatori provenienti da lì abbiamo verificato che si tratta di varianti a noi già note e coperte da vaccini e terapie”.  

Però – è l’appello dell’esperto – dobbiamo pretendere che l’Oms sia più incisiva. Gli Stati facciano pressione, deve essere più proattivo e pretendere dalla Cina più trasparenza nei dati, perché serve a tutti. La Cina – ha sottolineato – ci riguarda tutti, e deve ritrovare la sua capacità di difesa. A oggi le varianti sono queste, ma se si dovessero sviluppare varianti non note non possiamo permetterci il lusso di tornare indietro. E’ partita dalla Cina, non deve ricominciare dalla Cina. Si torni al mio vecchio motto ‘biglietto, tampone, nessuno parte se non è negativo’. I tamponi si facciano prima di partire nei Paesi dove c’è un rialzo dei contagi. All’arrivo vanno fatti, e sono importanti, per mantenere la sorveglianza e per il sequenziamento. Oggi siamo forti e protetti – ha concluso Vaia – Dobbiamo far sì che questa protezione non venga dispersa”.  

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