I buchi neri potrebbero essere la fonte della misteriosa energia oscura

L'origine dell'energia oscura lascia perplessi gli scienziati da decenni
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Quando gli astronomi hanno scoperto che l’universo si sta espandendo a un ritmo accelerato, hanno teorizzato una forza che spinge tutto più lontano e vince la gravità. Quella forza è stata indicata come energia oscura, ma nessuno ha mai capito da dove provenga.

Un team di 17 ricercatori internazionali guidati dall’Università delle Hawaii ha scoperto la prima prova del punto di origine dell’energia oscura: i buchi neri.

I buchi neri acquisiscono massa in due modi: accrescimento di gas e fusioni con altri buchi neri. Studiando 9 miliardi di anni di evoluzione dei buchi neri nelle galassie ellittiche giganti dormienti, i ricercatori hanno però scoperto che i buchi neri più vecchi sono molto più grandi di quanto dovrebbero essere sulla base di questi due metodi di crescita. Ciò significa che ci deve essere un altro modo attraverso il quale questi buchi neri stanno acquistando massa. I ricercatori suggeriscono che la risposta sia l’energia oscura sotto forma di energia del vuoto, “un tipo di energia inclusa nello spaziotempo stesso che allontana ulteriormente l’universo, accelerando l’espansione,” è stato spiegato in una nota.

Se la teoria è valida, allora ciò rivoluzionerà l’intera cosmologia, perché finalmente abbiamo una soluzione per l’origine dell’energia oscura che ha lasciato perplessi cosmologi e fisici teorici per più di 20 anni,” ha spiegato Chris Pearson di STFC RAL Space, coautore di uno studio sulla scoperta.

L’idea che i buchi neri siano una fonte di energia oscura non è nuova. Infatti, fa parte della teoria della relatività generale di Einstein. Questa però è la prima volta in cui gli astronomi ottengono prove osservative a sostegno della teoria.

Stiamo dicendo due cose contemporaneamente: ci sono prove in base alle quali le tipiche soluzioni non funzionano su una lunga, lunga scala temporale, e abbiamo la prima fonte astrofisica proposta per l’energia oscura,” ha spiegato l’autore dello studio Duncan Farrah, astronomo dell’Università delle Hawaii.

La ricerca del team è stata pubblicata su The Astrophysical Journal Letters.

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