Ciclone Gabrielle: la ricostruzione in Nuova Zelanda costerà “miliardi di dollari”

Diverse persone sono morte a seguito delle devastanti inondazioni e dei forti venti che hanno colpito l'Isola del Nord
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La Nuova Zelanda stima che probabilmente saranno necessari miliardi di dollari per riprendersi dal ciclone Gabrielle, mentre lo stato d’emergenza nazionale è stato prorogato di un’altra settimana. Il primo ministro Chris Hipkins ha confermato che finora 11 persone sono morte a seguito delle devastanti inondazioni e dei forti venti che hanno colpito l’Isola del Nord la scorsa settimana.

Hipkins ha avvertito che il bilancio finale potrebbe aumentare, ma il numero di persone che la polizia sta ancora cercando di contattare è sceso a circa 2.300.

L’intera portata della distruzione del ciclone sta diventando più chiara, mentre le autostrade, l’energia e le telecomunicazioni vengono ristabilite. La furia dell’acqua ha spazzato via o gravemente danneggiato case, attività commerciali, ponti e strade in tutta la Nuova Zelanda.

Lunedì il ministro delle finanze Grant Robertson ha promesso aiuti per 300 milioni di dollari neozelandesi (187 milioni di dollari). Robertson ha avvertito che il denaro promesso finora servirà solo a “graffiare la superficie” della cifra finale necessaria, che secondo lui costerà ai contribuenti “miliardi di dollari“. “Abbiamo un lungo lavoro davanti a noi per ricostruire dopo questo disastro“, ha avvertito Robertson, “ma abbiamo le risorse e la volontà per farlo“.

Secondo Hipkins, 15mila famiglie dell’Isola del Nord rimangono senza elettricità, principalmente nelle città della costa orientale di Gisborne e Napier, dove le acque alluvionali si sono riversate in molte case.

Dopo avere visitato le comunità colpite duramente, Hipkins ha affermato che lo stato di emergenza nazionale dichiarato la scorsa settimana è stato prorogato di altri 7 giorni. E’ solo la terza volta nei 183 anni di storia della Nuova Zelanda in cui è stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale: gli altri due sono stati gli attacchi di Christchurch del 2019 e la pandemia di Covid.

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