Case Green, Parlamento UE approva la direttiva: obblighi e scadenze, tutte le novità

Case Green, il Parlamento europeo ha approvato la direttiva nonostante uno scarso consenso politico. Il governo italiano promette battaglia, come già accaduto per la scadenza al 2035 per le auto elettriche
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Il Parlamento europeo ha dato il via libera questa mattina alla direttiva sulle case green per l’efficienza energetica degli edifici in tutta Europa. La luce verde della Plenaria è arrivata con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti. Il testo è stato emendato dal parlamento in più parti e ha diviso la politica: i partiti conservatori e delle destre hanno votato in blocco “no”, mentre i progressisti e la sinistra ha votato “si”.

Il Parlamento europeo ha approvato la direttiva riunito a Strasburgo confermando il testo della revisione della direttiva sulla performance energetica degli edifici uscito dalla commissione Industria ed energia (ITRE) a febbraio. Allora il cuore del compromesso raggiunto tra i deputati prevedeva target di efficienza più alti in cambio di maggiore flessibilità per gli Stati membri. Per quanto riguarda gli edifici residenziali esistenti i target sono stati portati – rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea – alla classe E entro il 2030 e alla classe D entro il 2033. Tra gli elementi di flessibilità aggiunti alla proposta iniziale spicca l’eliminazione delle sanzioni, che ogni Stato membro potrà decidere se prevedere o meno. Inoltre su un 15% del parco immobiliare gli Stati membri potranno decidere di applicare target ad hoc, con clausole speciali per gli edifici storici o di pregio, anche non ufficialmente protetti.
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Case green, i dettagli sulla direttiva del Parlamento europeo

Di seguito vediamo, nel dettaglio, tutte le modifiche approvate dalla commissione Itre, come confermate oggi dal Parlamento europeo nel suo insieme.

Target più alti ma sanzioni cancellate e più flessibilità

Target di efficienza energetica più alti per gli edifici residenziali esistenti: classe E entro il 2030 e classe D entro il 2033. La proposta della Commissione europea prevedeva una classe F entro il 2030 e una classe E entro il 2033. In cambio è stata concessa molta più flessibilità agli Stati membri, compresa la completa eliminazione delle disposizione sulle sanzioni, che ogni Paese sarà libero di adottare a sua piacimento. La Commissione europea potrà concedere, su richiesta motivata di uno Stato membro, di applicare un approccio alternativo per adempiere all’obbligo di raggiungere i livelli di prestazione minima energetica. Gli Stati membri potranno così adeguare i target di efficienza a parti specifiche o particolari sottosegmenti del parco immobiliare, per ragioni che includono la fattibilità economica e tecnica e la disponibilità di manodopera qualificata. Questo approccio alternativo potrà essere applicato a un massimo del 15% degli edifici residenziali e non si applicherà dopo il 31 dicembre 2034. “I condomini, nei quali più del 50% delle abitazioni sono tipicamente locati, non possono beneficiare dell’adeguamento di cui al comma precedente”, si legge. Prevista anche una salvaguardia per gli affittuari, per stabilire che nessun lavoro di ristrutturazione potrà iniziare fino al termine dei contratti. Maggiore flessibilità per l’applicazione della direttiva agli edifici storici o con meriti architettonici, ma non ufficialmente protetti: gli Stati membri potranno scegliere la classe energetica migliore tecnicamente ed economicamente più raggiungibile.

Salvaguardia degli edifici storici

Rafforzata la salvaguardia per gli edifici storici e i monumenti. Gli Stati membri potranno decidere “di non fissare o di non applicare” i requisiti minimi di prestazione energetica agli edifici ufficialmente protetti in virtù dell’appartenenza a determinate aree o del loro particolare valore architettonico o storico, nella misura in cui il rispetto di determinati requisiti minimi di prestazione energetica implicherebbe un’alterazione inaccettabile del loro carattere o aspetto.

Aumento target per la pubblica amministrazione; possibile esclusione delle case popolari

Gli edifici della pubblica amministrazione dovranno raggiungere entro il 2027 la classe energetica E, invece che la F come prevede la proposta della Commissione europea; ed entro il 2030 la classe energetica D invece che la E. Gli Stati membri potranno esentare le case popolare dall’obbligo di ristrutturazione se tali lavori “non sarebbero neutri in termini di costi o comporterebbero aumenti dell’affitto per le persone che vivono in alloggi popolari”, si legge.

Anticipato il target a zero emissioni per i nuovi edifici

Anticipare l’obiettivo emissioni zero per gli edifici di nuova costruzione della pubblica amministrazione, dal 2027 al 2026, e per tutti gli altri edifici di nuova costruzione, anche residenziali, dal 2030 al 2028. Un atto delegato della Commissione Ue, che dovrà essere adottato entro il 2025, dovrà specificare i requisiti di consumo energetico per gli edifici a zero emissioni, suddivisi per zone climatiche e tipologia di edifici.

Fondo ad hoc e riduzione IVA

Arriva un nuovo Fondo ad hoc per le ristrutturazioni edilizie in chiave energetica, alimentato dal bilancio europeo, dalla Banca europeo per gli investimenti (Bei) e dagli Stati membri; e la possibile riduzione dell’Iva su servizi e prodotti per le ristrutturazioni. L’emendamento approvato delinea un elenco di tre misure, non esaustivo, da cui gli Stati membri possono attingere: un nuovo Fondo alimentato dal bilancio Ue, dalla Bei e dagli Stati membri per aumentare gli investimenti pubblici e privati a disposizione; una riduzione dell’Iva per servizi e prodotti, incluso l’efficientamento energetico degli edifici o di componenti degli edifici; l’uso di fondi comunitari. Il fondo ad hoc è chiamato Energy Performance Renovation Fund e potrà essere integrato in altri programmi di assistenza Ue.

Ipotesi risorse a enti locali e comunità virtuose

Gli Stati membri dovranno adoperarsi per assegnare finanziamenti per la formazione agli enti locali e regionali, alle comunità di energia rinnovabile e alle comunità energetiche dei cittadini che promuovono il miglioramento delle prestazioni energetiche, l’efficienza energetica, le energie rinnovabili e la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra a livello di vicinato e, in particolare, verso i soggetti vulnerabili famiglie.

Programmi di formazione per i professionisti delle ristrutturazioni

Per raggiungere un numero sufficiente di professionisti addetti alle ristrutturazioni in chiave energetica gli Stati membri provvedono affinché siano messi a disposizione programmi di formazione.

Portato al 2027 il target zero emissioni “Deep Renovation”

Anticipato di tre anni, dal 2030 al 2027, l’anno dopo il quale per “ristrutturazione profonda” (“deep renovation”) si intenderanno i lavori di ristrutturazione capaci di far diventare un edificio e emissioni zero. La modifica agisce sulla definizione di “deep renovation”. Il testo della Commissione europea fissava al 2030 l’anno dopo il quale i lavori di “deep renovation” avrebbero dovuto mirare ad un edificio a emissioni zero. La modifica anticipa di tre anni la data: prima del 2027 i lavori dovranno portare un edificio quasi a emissioni zero; dopo il 2027 a emissioni zero.

Entro il 2027 ipotesi misure per i lavori in case con performance peggiori

Entro il gennaio 2027 gli Stati membri dovranno adottare speciali misure amministrative e finanziaria per incoraggiare le ristrutturazioni profonde (“deep renovation”) nei condomini con le peggiori prestazioni energetiche (dalla lettera E alla G).

Piano solare per gli edifici fino al 2032

Inserito nella direttiva sulle case Green il capitolo del RePowerEu sull’energia solare negli edifici prevedendo l’installazione di pannelli, se tecnicamente ed economicamente fattibile: su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali all’entrata in vigore delle nuove norme; entro il 31 dicembre 2026 su tutti gli edifici pubblici e non residenziali esistenti; entro il 31 dicembre 2028, su tutti i nuovi edifici residenziali e nei parcheggi con tetto; entro il 31 dicembre 2032 su tutti gli edifici esistenti sotto lavori di grande ristrutturazione. Previste anche procedure semplificate per le autorizzazioni, richiamando la normativa della nuova direttiva RED III.

Target 35 milioni di edifici ristrutturati nell’Unione Europea entro il 2030

Previsto un obiettivo di 35 milioni di unità immobiliari ristrutturate entro il 2030 a livello di Unione.

Aumenta il dettaglio dei programmi nazionali di ristrutturazione

Aumentato il livello di dettaglio dei piani nazionali di ristrutturazione edilizia che ogni Stato membro dovrà redigere. Più nello specifico, oltre a quando già previsto dal testo proposto dalla Commissione europea, ogni piano di ristrutturazione edilizia “deve rispettare il principio dell’efficienza energetica al primo posto (energy efficiency first principle; Ndr)”. Inoltre, i piani nazionali dovranno comprendere il numero, espresso in percentuale, degli edifici classificati come ufficialmente protetti, delle famiglie vulnerabili e di quelle in condizioni di povertà energetica, e la disponibilità di sportelli unici per ottenere informazione sui lavori di efficienza energetica per 50.000 abitanti. Inoltre i piani nazionali dovranno prevedere una panoramica delle politiche adottate per aumentare la disponibilità di professionisti qualificati del settore delle costruzioni, dell’efficienza e delle energie rinnovabili. La proposta della Commissione prevedeva già la presenza, in ogni piano nazionale, di una una tabella di marcia con obiettivi stabiliti a livello nazionale e indicatori di progresso misurabili e scadenze specifiche affinché tutti gli edifici esistenti raggiungano classi di prestazione energetica più elevate entro il 205. La proposta di emendamento aggiunge obiettivi intermedi per il 2030 e 2040. Inoltre dovranno essere previste anche tabelle di marcia: al 2050 del fabbisogno di investimenti per l’attuazione del piano di riqualificazione edilizia, delle fonti di finanziamento pubblico e privato e delle misure necessarie; e sulla riduzione della povertà energetica.

Programmi di ristrutturazione distrettuali

Gli Stati membri potranno consentire alle autorità regionali e locali di identificare dei distretti integrati per lanciare programmi integrati di rinnovamento (Irp) a livello distrettuale. Gli Stati membri dovranno attuare piani di mobilità integrata a livello locale e piani di mobilità urbana sostenibile allineati con gli Irp. I piani di mobilità comprendono la pianificazione e l’implementazione del trasporto pubblico con altri mezzi di mobilità attiva e condivisa, nonché la relativa infrastruttura per il funzionamento, la ricarica, lo stoccaggio e il parcheggio.

Finanziamenti a progetti New Bauhaus

Gli Stati membri dovranno fornire ai promotori di progetti di ristrutturazione edilizia informazioni sugli obiettivi e sulle opportunità di coinvolgimento nell’iniziativa New European Bauhaus, quando chiedono consulenza, richiedono finanziamenti e permessi di costruzione; e consentire alle autorità locali di sostenere finanziariamente questi progetti. La New European Bauhaus è l’iniziativa della Commissione per sostenere lo sviluppo e la progettazione di edifici green.

Stop a caldaie a gas in ristrutturazioni

Vietato, dall’entrata in vigore della nuova direttiva Epbd, l’uso di caldaie a gas in edifici sotto ristrutturazione. I sistemi di riscaldamento ibridi, le caldaie certificate per il funzionamento con combustibili rinnovabili e altri sistemi tecnici per l’edilizia che non utilizzano esclusivamente combustibili fossili non sono considerati sistemi di riscaldamento fossili.

Completo stop a caldaie a gas entro il 2035

Gli Stati membri, nella loro tabella di marcia per la ristrutturazione edilizia, dovranno prevedere entro il 2035 lo stop (“complete planned phase out”) per le fonti di energia fossile usate nel riscaldamento degli edifici, come le caldaie a gas.

Certificato anche per grandi ristrutturazioni e ricalcolo mutuo

L’obbligo di certificato energetico sarà previsto anche in caso di ristrutturazione importante o di ridefinizione della rata del mutuo. “Gli Stati membri provvedono affinché le famiglie vulnerabili e a basso reddito ottengano un sostegno finanziario per gli attestati di prestazione energetica”, si legge.

Arriva nuova classe energetica A+

Gli Stati membri possono definire una classe di prestazione energetica A+ per gli edifici che soddisfano tutte le seguenti condizioni: elevati standard di efficienza con fabbisogno energetico per riscaldamento, raffreddamento, ventilazione e acqua calda non superiore a 15 kWh/m2/anno; produzione di più kWh di energia rinnovabile in loco, sulla base di una media mensile; positività al carbonio per quanto riguarda il potenziale di riscaldamento globale del ciclo di vita dell’edificio, compresi i materiali da costruzione e gli impianti energetici durante la produzione, l’installazione, l’uso, la manutenzione e la demolizione.

Standard di qualità dell’aria per gli edifici nuovi e ristrutturati

Previsti requisiti per l’attuazione di adeguate norme di qualità dell’aria interna e dell’ambiente negli edifici, in particolare per gli edifici di nuova costruzione e per quelli sotto importanti lavori di ristrutturazione. Saranno gli Stati membri a stabilire i requisiti, in base agli indicatori comuni 2020/21 lanciati dalla Commissione Ue. Gli indicatori della qualità dell’aria interna dovranno basarsi almeno su: livello di anidride carbonica; temperatura e comfort termico; umidità relativa; particolato; livelli di illuminazione; tasso di ventilazione in ricambi d’aria all’ora; limiti di inquinanti da fonti interne ed esterne, inclusi composti organici volatili, classificati come cancerogeni, mutageni o tossici per la riproduzione come l’amianto; comfort acustico indoor, come il controllo del tempo di riverbero e del livello del rumore di fondo e dell’intelligibilità del parlato.

Controllo automatico della luce negli edifici non residenziali

Ove fattibile dal punto di vista tecnico ed economico gli edifici non residenziali dovranno essere dotati di dispositivi di controllo automatico dell’illuminazione.

Più apparecchi di misurazione per i grandi edifici

Gli edifici residenziali di maggiori dimensioni, con superficie utile superiore a 1000 mq, dovranno essere dotati di apparecchiature aggiuntive per la misurazione della performance energetica.

Obbligo di dispositivi di qualità ambientale per i nuovi edifici

L’installazione di dispositivi di misurazione e controllo per il monitoraggio e la regolazione della qualità ambientale, a livello di unità pertinente e ove tecnicamente ed economicamente fattibile, dovrà essere obbligatoria: negli edifici a zero emissioni; nelle nuove costruzioni; negli edifici esistenti oggetto di un’importante ristrutturazione; negli edifici residenziali e non residenziali con una potenza nominale utile per impianti di riscaldamento, impianti di raffrescamento o impianti per la combinazione di riscaldamento e raffrescamento degli ambienti superiore a 70kW; negli edifici pubblici e gli edifici che forniscono servizi sociali di interesse generale, quali l’istruzione, la sanità e l’assistenza sociale.

Ipotesi risorse per passaporto lavori. Gratis per i vulnerabili

Il passaporto di ristrutturazione, il documento contenente tutte i lavori e le tappe necessarie a raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il 2050, dovrà essere debitamente sostenuto finanziariamente dagli Stati membri e dovrà essere fornito gratuitamente alle famiglie vulnerabili e alle famiglie in condizioni di povertà energetica che desiderano impegnarsi nella ristrutturazione degli edifici. Il passaporto di ristrutturazione, rispetto a quanto già previsto dalla Commissione europea, dovrà contenere anche una stima dei costi dei lavori da effettuati e dei materiali da costruzione necessari.

Anticipo di due anni per la revisione costo-ottimali, anche in base ai prezzi

Anticipare di due anni, da giugno 2026 a giugno 2024, la revisione da parte della Commissione europea della metodologia per calcolare i livelli ottimali in funzione dei costi dei requisiti minimi di performance energetica degli edifici in corso di ristrutturazione. I livelli costo-ottimali sono necessari per il calcolo dei requisiti minimi di performance energetica. Nella seconda relazione degli Stati membri sui livelli costo-ottimali dovranno essere presi in considerazione l’influenza delle variazioni dei prezzi dell’energia, dei materiali da costruzione e del costo del lavoro rispetto alla relazione precedente, al fine – se necessario – di adeguare i livelli ottimali in funzione dei costi, se del caso.

Nel calcolo delle performance degli edifici anche l’auto-produzione

Nel calcolo dei fattori di energia primaria ai fini del calcolo della prestazione energetica degli edifici, gli Stati membri possono tenere conto delle fonti energetiche rinnovabili fornite e delle fonti energetiche rinnovabili generate e utilizzate in loco. Dovranno essere prese in considerazione anche: la capacità di rinnovabili installate in loco, infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici bidirezionali, demand-response e storage; sistemi di controllo e automazione degli edifici e loro capacità di monitorare, controllare e ottimizzare le prestazioni energetiche; efficienza degli impianti elettrici; gli effetti positivi sulla capacità di flessibilità dal lato della domanda di energia.

Limiti di inquinamento per l’intero ciclo di vita dei nuovi edifici

Entro il 31 dicembre 2025 la Commissione europea dovrà predisporre un quadro armonizzato Ue per il calcolo del potenziale di riscaldamento globale del ciclo di vita (life-cycle Global Warming Potential, Gwp), per poi introdurre valori limite per i nuovi edifici a partire dal 2029.

Standard di qualità ambientale anche per l’interno dei nuovi edifici

I nuovi edifici dovranno avere “elevati livelli ottimali di qualità ambientale interna, tra cui la qualità dell’aria, il comfort termico, un’elevata capacità di mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici attraverso, tra l’altro, infrastrutture verdi, aderire agli standard di sicurezza antincendio e illuminazione di sicurezza, mitigare i rischi legati all’intensa attività sismica e dare priorità all’accessibilità per le persone con disabilità”.

Esenzione per stazioni elettriche e costruzioni ferroviarie

Allargate le possibili esenzioni, che gli Stati membri potranno decidere con riguardo agli obiettivi minimi di prestazione energetica, a depositi e stazioni di approvvigionamento infrastrutturale non residenziale, come stazioni di trasformazione, sottostazioni, impianti di controllo della pressione, costruzioni ferroviarie, nonché edifici di servizio con fabbisogno energetico e di riscaldamento o raffreddamento molto basso.

Obblighi di colonnine di ricarica elettrica, anche per e-bike e scooter

Nei nuovi edifici non residenziali e negli edifici non residenziali in fase di ristrutturazione importante gli Stati membri dovranno garantire l’installazione di almeno un punto di ricarica ogni cinque posti auto, anche per biciclette elettriche a pedalata assistita e altri tipi di veicoli di categoria L, come i motorini. Per gli edfici non residenziali con un numero minimo di posti auto dovrà essere garantita invece l’installazione di almeno un punto di ricarica ogni dieci posti auto.

Predisposizione di colonnine di ricarica anche negli edifici esistenti

Per quanto riguarda gli edifici residenziali esistenti con più di tre posti auto, gli Stati membri introducono misure per garantire l’installazione del precablaggio per ogni posto auto, in linea con il numero di veicoli leggeri elettrici a batteria immatricolati nei rispettivi territorio. Gli Stati membri potranno tuttavia adeguare i requisiti “per categorie specifiche di edifici residenziali e non residenziali per i quali il rispetto dei requisiti comporterebbe costi sproporzionati e non sarebbe economicamente fattibile né giustificabile o in cui le condizioni locali non giustificano il rispetto dei requisiti”. Per i proprietari e gli inquilini di edifici che non hanno la possibilità di installare un punto di ricarica nel loro luogo di residenza, gli Stati membri dovranno prevedere misure che consentano loro di richiedere l’installazione di un punto di ricarica accessibile al pubblico vicino al loro luogo di residenza. “Gli Stati membri prevedono le misure appropriate per gestire il numero di punti di ricarica accessibili al pubblico installati in funzione del numero di richieste pervenute all’interno delle stesse aree”, si legge.

Aumentano gli obblighi dei parcheggi per le bici

Nei nuovi edifici residenziali con almeno tre alloggi e in assenza di posti auto, gli Stati membri garantiscono almeno due posti per biciclette per ogni abitazione. Inoltre, nei nuovi edifici non residenziali, negli edifici non residenziali in fase di ristrutturazione importante, e negli edifici non residenziali con un numero minimo di posti auto dovranno essere realizzati posti bici rappresentanti almeno il 15% della capacità d’utenza complessiva degli edifici non residenziali, considerando lo spazio richiesto anche per biciclette di dimensioni maggiori rispetto alle biciclette standard.

Meno posti auto se disponibilità TPL

Gli Stati membri dovranno sostituire, nella loro legislazione nazionale, i requisiti di parcheggio “minimo” con requisiti di parcheggio “massimo”, in particolare nelle aree che sono già ben servite dal trasporto pubblico e dalle opzioni di mobilità attiva.

Case green, il ministro Pichetto: “non va bene, difenderemo gli italiani”

Pichetto
Foto Giuseppe Lami / Ansa

La direttiva sulle Case green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l’Italia. Anche nel Trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell’interesse nazionale”. Lo afferma il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto. “Non mettiamo in discussione – spiega il Ministro – gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie italiane. Individuare una quota di patrimonio edilizio esentabile per motivi di fattibilità economica è stato un passo doveroso e necessario, ma gli obiettivi temporali, specie per gli edifici residenziali esistenti, sono ad oggi non raggiungibili per il nostro Paese“, prosegue Pichetto. “Nessuno chiede trattamenti di favore, ma solo la presa di coscienza della realtà: con l’attuale testo si potrebbe prefigurare la sostanziale inapplicabilità della Direttiva, facendo venire meno l’obiettivo ‘green’ e creando anche distorsioni sul mercato. Forti anche della mozione approvata dal nostro Parlamento – conclude il responsabile del Mase – agiremo per un risultato negoziale che riconosca le ragioni italiane”.

Case green, i conservatori europei: “non è fattibile sulla pelle dei cittadini”

L’efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile ma non può essere perseguito sulla pelle dei cittadini“. Così in una nota il co-presidente del gruppo Ecr (Conservatori Europei) Nicola Procaccini, il capo delegazione di Fratelli d’Italia-Ecr Carlo Fidanza e l’eurodeputato di FdI- Ecr Pietro Fiocchi componente della commissione Itre del Parlamento europeo hanno commentato il voto contrario espresso dalla delegazione FdI e dall’intero gruppo ECR. “Il testo approvato oggi detta tempi irragionevoli, non tiene conto delle differenze tra i vari stati membri e non fa chiarezza sugli stanziamenti previsti per sostenere questo percorso. In queste condizioni, si prospetta una vera e propria ‘patrimoniale mascherata’ ai danni dei cittadini che dovrebbero farsi carico di esborsi ingenti per ottemperare agli obblighi della direttiva. Il tutto ulteriormente peggiorato dal probabile aumento dei costi del materiale edilizio“. “Questo aggravio sarebbe ancora più pesante nel caso dell’Italia, che ha un patrimonio immobiliare dal grande valore storico e culturale. Per non parlare delle conseguenze come i rischi per il sistema bancario e il deturpamento di luoghi attrattivi dal punto di vista turistico. Durante il dibattito di ieri – aggiunge Pietro Fiocchi – il Commissario all’energia Kadri Simson ha accolto la mia richiesta di lavorare a un piano di misurazione del radon negli edifici privati. Il radon aumenta del 50% la probabilità di cancro ai polmoni e spingere verso la coibentazione senza intervenire sul radon rischia di causare danni alla salute dei cittadini“.

Case Green, anche il Terzo Polo contro la direttiva

Sulle direttiva case green quel passo in più che avevamo chiesto non c’è stato, per questo come delegazione italiana del terzo polo ci siamo astenuti“. Così i deputati europei della delegazione italiana del Terzo Polo (Az-IV) Nicola Danti, vicepresidente di Renew Europe e Giosi Ferrandino. “È mancata quell’elasticità, soprattutto sui tempi di attuazione della direttiva – spiegano in una nota- che ci auguriamo possa essere trovata più avanti in sede di trattive con il Consiglio. A differenza di chi ha voluto dire NO come la destra, per la loro battaglia ideologica contro l’Europa, noi crediamo che l’efficientamento energetico degli edifici sia fondamentale nella riduzione di emissioni di CO2. Crediamo anche che servano traguardi ambiziosi. Servono risorse per farlo, serve un fondo ad hoc, e su questo dobbiamo continuare a lavorare, da oggi ancora di più“.

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