Almeno 227 persone sono morte in Mozambico, Malawi e Madagascar a causa del ciclone Freddy, che ha provocato anche decine di feriti e devastazioni di intere aree. L’entità completa dei danni e delle perdite di vite umane in Mozambico non è ancora chiara, in quanto l’alimentazione elettrica e i segnali telefonici sono stati interrotti in diverse parti delle area colpite, rendendo difficili le comunicazioni.
La tempesta ha ucciso almeno 190 persone in Malawi: lo riporta l’Ufficio nazionale per la gestione dei disastri. “Il bilancio delle vittime è passato da 99 a 190, con 584 feriti e 37 dispersi,” si spiega in una nota. La zona intorno a Blantyre è stata tra le più colpite, con inondazioni e danni alle strade e ai ponti che hanno ostacolato le operazioni di soccorso. Le piogge torrenziali hanno causato frane che hanno reso difficile portare aiuto alle persone.
Si contano anche 20 vittime in Mozambico e 17 in Madagascar.
Il lungo viaggio del ciclone Freddy
Il ciclone Freddy – un fenomeno meteorologico che ha caratteristiche assolutamente peculiari – ha seminato una scia di distruzione e caos nel Sud-Est africano, ed è la 2ª volta in meno di un mese. Probabilmente a breve il ciclone sarà classificato come il più duraturo mai registrato. Freddy ha anche altre caratteristiche peculiari: è fuori dal comune, secondo i meteorologi, perché ha seguito una rotta ad anello. Ha colpito per la prima volta il Madagascar il 21 febbraio, poi la tempesta si è spostata in Mozambico, e poi attraverso l’Oceano Indiano è tornata sulla terraferma, con una maggiore potenza. L’11 marzo ha raggiunto per la 2ª volta il Mozambico e il Malawi.
Il fenomeno, formatosi al largo dell’Australia e che ha raggiunto la fase di tempesta all’inizio di febbraio, imperversa nell’Oceano Indiano da 35 giorni. E’ passato al largo dell’isola francese di Reunion e di Mauritius causando danni limitati. Nei prossimi giorni dovrebbe tornare in mare e quindi indebolirsi.