A tre anni di distanza dall’esplosione della pandemia di Covid che, tra febbraio e aprile 2020, ha devastato la provincia di Bergamo con oltre 6 mila morti in più rispetto alla media dell’anno precedente, la Procura ha chiuso l’inchiesta per epidemia colposa. Il Procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota con i Pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, sotto la super visione del Procuratore Antonio Chiappani, hanno tirato le somme di una indagine con cui si è cercato di far luce e individuare le responsabilità di quella tragedia
Al di là del numero degli indagati e dell’eventuale invio di alcuni filoni ad altre Procure, gli accertamenti, che si sono avvalsi di una maxi consulenza firmata da Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e ora senatore del Pd, hanno riguardato tre livelli, uno strettamente locale, uno regionale e il terzo nazionale. Nel mirino degli inquirenti e degli investigatori della Guardia di Finanza sono finiti non solo i morti nelle Rsa della Val Seriana e il caso dell’ospedale di Alzano, chiuso e riaperto nel giro di poche ore, ma soprattutto la mancata istituzione di una zona rossa uguale a quella disposta nel Lodigiano e i mancati aggiornamento del piano pandemico, fermo al 2006, e l’applicazione di quello esistente, anche se datato che, comunque, stando agli elementi raccolti, avrebbe potuto contenere la trasmissione del Covid.
“Questo ufficio di Procura in data 20 febbraio – scrive il Procuratore di Bergamo Antonio Chiappani in un comunicato – ha concluso le indagini nei confronti di 17 persone che, a vario titolo, hanno gestito la risposta alla pandemia da Covid 19“. Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza di Bergamo, “sono state articolate, complesse e consistite nell’analisi di una rilevante mole di documenti acquisiti e/o sequestrati, sia in forma cartacea che informatica, presso il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità, il Dipartimento della Protezione Civile, Regione Lombardia, Ats, Asst, l’ospedale Pesenti-Fenaroli di Alzano Lombardo, nonché di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall’attività investigativa, oltre che nell’audizione di centinaia di persone informate sui fatti, attività questa alla quale hanno partecipato anche in prima persona i Pm delegati”. Un’attività che, ribadisce il procuratore, “è stata oltremodo complessa sotto molteplici aspetti e ha comportato altresì valutazioni delicate in tema configurabilità dei reati ipotizzati, di competenza territoriale, sussistenza del nesso causalità ai fini dell’attribuzione delle singole responsabilità, e ha consentito innanzitutto di ricostruire i fatti così come si sono svolti a partire dal 5 gennaio 2020”.
Conte e Speranza tra gli indagati
Sono una ventina gli indagati nell’inchiesta di Bergamo. Tra questi, da quanto è trapelato, ci sono l’ex Premier Giuseppe Conte, l’ex Ministro Roberto Speranza, il Governatore della Lombardia Attilio Fontana, l’ex assessore Giulio Gallera, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli eAgostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico nella prima fase dell’emergenza. La Guardia di Finanza ha avviato le notifiche per i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio per gli indagati. Per l’ex Premier Conte e l’ex Ministro Speranza si prepara la trasmissione degli atti al Tribunale dei Ministri. Le loro posizioni non figurano, dunque, nell’avviso di conclusione indagini, non ancora notificato agli altri 17 indagati.
Conte: “tranquillo sul mio operato, collaborerò con i magistrati”
“Apprendo dalle agenzie di stampa notizie riguardanti l’inchiesta di Bergamo. Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura. Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica“. Così, in una nota, il Presidente M5S Giuseppe Conte.
Speranza: “sicuro di aver agito per l’interesse del Paese”
“Apprendo da agenzie di stampa notizie riguardanti l’inchiesta di Bergamo. Ho sempre pensato che chiunque abbia avuto responsabilità nella gestione della pandemia debba essere pronto a renderne conto. Io sono molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina ed onore nell’esclusivo interesse del Paese. Ho piena fiducia come sempre nella magistratura”. Così l’ex Ministro della Salute, Roberto Speranza.
Associazione vittime: “si riscrive la storia”
“Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un’Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid-19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni“. È quanto si legge in una nota dell’associazione dei familiari delle vittime Covid-19 #Sereniesempreuniti’ che ha commentato così la chiusura dell’indagine bergamasca.
“Da sempre ci siamo battuti per la verità per i nostri cari nonostante l’omertà che ha sempre contraddistinto questa storia“, sottolinea il direttivo dell’associazione, “siamo andati avanti senza mai scoraggiarci nel percorso di memoria e di giustizia, confidando nella magistratura, e oggi non possiamo fare altro che ringraziare la dottoressa Rota, il suo team, e il Procuratore di Bergamo Antonio Chiappani”. “Questa decisione non ci restituisce i nostri cari e non cancella le lacrime che abbiamo versato, ma onora la memoria di chi ha pagato in prima persona”, osserva l’associazione. Per il team di legali dell’associazione “ora si sa che quelle persone hanno pagato il prezzo della inefficienza e della incompetenza istituzionale, ad ogni livello, e oggi finalmente qualcuno sarà chiamato a rispondere delle sue responsabilità”.