Presto anche i ricercatori italiani potranno analizzarne alcune ‘briciole’ del Sistema Solare primordiale. Due grani dell’asteroide Ryugu, raccolti dalla missione spaziale giapponese Hayabusa 2, saranno analizzati con tecniche non distruttive nei laboratori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) di Roma, Catania e Napoli e dell’Università di Firenze. Si tratta di due campioni, uno prelevato in superficie e uno della parte più interna di Ryugu. L’attesa è grande, anche perché nell’asteroide sono appena stati scoperti mattoni fondamentali per la vita.
“Andremo a ritirare i campioni di persona tra poche settimane direttamente a Tokyo, nella sede dell’Agenzia Spaziale Giapponese JAXA“, ha detto all’ANSA Ernesto Palomba, dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali (IAPS) di Roma dell’INAF. Si tratta di due grani di 1-2 millimetri di diametro, ma dall’enorme valore: sono testimoni diretti e non alterati di quel che avvenne nel Sistema Solare ben 4 miliardi di anni fa.
Quella che arriverà presto in Italia è una piccola parte dei campioni inviati a Terra nel 2018 da Ryugu, un asteroide fra i più antichi (condrite) nato miliardi di anni fa e rimasto praticamente immutato fino ad ora. Ad ospitare i materiali saranno i centri INAF-IAPS di Roma, gli Osservatori INAF di Catania e Napoli-Capodimonte e l’Università di Firenze: “faremo prima un’analisi su grani analoghi, di altre condriti, e poi – ha aggiunto Palomba – proveremo ad analizzare che effetti ha lo space weathering, ossia l’erosione dovuta all’ambiente spaziale, sui campioni. Il tutto usando tecniche non distruttive”.