Clima, il Pacifico orientale si sta scaldando: un passo verso lo sviluppo di El Niño

Rapido riscaldamento delle temperature superficiali del Pacifico orientale in corso: il sistema ENSO dovrebbe passare alla fase positiva El Niño nelle prossime settimane
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L'andamento delle temperature nel Pacifico orientale
MeteoWeb

Il Pacifico orientale si sta scaldando. Il rapido riscaldamento delle temperature superficiali del mare viene osservato sulla scia del MJO e di anomali venti occidentali, come dimostra l’animazione in alto. Anche Niño 3.4 è ora ufficialmente sopra gli 0°C: un passo avanti definitivo nello sviluppo di El Niño. Il fenomeno oceanico La Niña, con molteplici teleconnessioni atmosferiche, e ricorrente nel Pacifico equatoriale dalla fine del 2020, è ormai terminato. L’indice ENSO è neutro, ma il riscaldamento delle acque superficiali è attualmente molto rapido. Il sistema ENSO dovrebbe passare alla fase positiva El Niño nelle prossime settimane.

Un evento La Niña molto duraturo

Il pattern La Niña, la controparte più fredda di El Niño nel fenomeno climatico El Niño-Southern Oscillation (ENSO), ha influenzato il clima nell’emisfero settentrionale con diversi effetti negli ultimi anni. Il fenomeno è stato particolarmente duraturo, essendo persistito per 3 stagioni invernali. Le condizioni sono state osservate per la prima volta nel Pacifico centrale nel periodo di 3 mesi da luglio a settembre 2020 e sono proseguite quasi ininterrotte per 30 mesi. Qualcosa di simile è accaduto dal 1998 al 2001, per un periodo di 32 mesi, secondo il meteorologo senior di AccuWeather Dan Pydynowski.

Cos’è il fenomeno La Niña

La Niña si verifica quando le temperature dell’acqua nell’Oceano Pacifico equatoriale orientale sono di almeno 0,5°C al di sotto della media per 3 mesi. Al contrario, El Niño si verifica quando la media è 0,5°C o superiore. Esistono condizioni neutre per qualsiasi deviazione tra questi 2 intervalli di temperatura.

Anche se può sembrare che una variazione molto ridotta nella temperatura dell’acqua in una parte del mondo abbia solo un impatto minimo altrove, in realtà può alterare in modo significativo i pattern globali del vento, che influenzano lo sviluppo e il movimento dei sistemi di tempesta e dell’umidità in tutto il mondo.

Durante La Niña, gli Stati Uniti meridionali tendono a trovarsi ad affrontare condizioni più calde e secche del solito, mentre l’area settentrionale può essere più piovosa e fredda. Può anche portare a un numero superiore alla media di tempeste tropicali e uragani nel bacino atlantico in quanto rende le condizioni più favorevoli allo sviluppo delle tempeste. Nel 2020, nell’Atlantico si è registrata una stagione degli uragani da record. Un’altra stagione al di sopra del normale è seguita nel 2021. Tuttavia, la stagione 2022 ha prodotto 14 tempeste, nella media.

Cos’è El Niño

Il nome deriva dal termine spagnolo che significa “il bimbo”, in riferimento al Bambino Gesù, dato che il fenomeno si manifesta normalmente durante il periodo natalizio. Si verifica in meda ogni 4-5 anni ed è causato da un’oscillazione nel campo della pressione atmosferica che si verifica tra i punti estremi dell’Oceano Pacifico, all’altezza dell’equatore, cioè tra le coste dell’Ecuador e le isole della Malesia. Per questo motivo, nel mondo scientifico, questo fenomeno è detto ENSO, dalle iniziali di El Niño Southern Oscillation.

Oltre agli effetti diretti sull’Oceano Pacifico, dove la diminuita pescosità del mare provoca gravi carestie tra le popolazioni dell’Ecuador e del Perù, ENSO è ritenuto essere la causa principale di alcuni sconvolgimenti meteorologici a scala globale. Le conseguenze principali di questo fenomeno si possono riscontrare nell’Oceano Pacifico, Atlantico e Indiano. Ciò è dovuto al fatto che il variare periodico delle pressioni su una fascia così vasta, genera un rallentamento o una accelerazione degli Alisei, i venti costanti che avvolgono tutta la Terra nella fascia equatoriale, conosciuti sin dall’antichità e sfruttati da Cristoforo Colombo per raggiungere l’America.

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