Picco dell’attività solare prima del previsto: cosa significa per la Terra

Il ciclo solare attuale, il 25° dall'inizio delle registrazioni nel 1755, è iniziato nel 2019
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Il Sole potrebbe raggiungere il picco dell’attuale ciclo di attività nel 2024, un anno prima delle previsioni ufficiali: lo suggerisce una nuova ricerca. Anche dopo che la nostra stella avrà raggiunto l’apice, però, la sua ira continuerà a minacciare la Terra almeno per i successivi 5 anni.

Un team di ricercatori che aveva precedentemente rilasciato una previsione alternativa del ciclo solare che si è rivelata più accurata delle previsioni ufficiali della NASA e della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) ha recentemente pubblicato nuove stime della forza e del progresso dell’attuale ciclo solare.

La previsione finale del team per il ciclo attuale prevede che raggiungerà il picco alla fine del 2024, un anno prima di quanto previsto da NASA e NOAA. Il ciclo, secondo il team, raggiungerà circa 185 macchie solari mensili durante il suo massimo e quindi sarà un po’ più mite di quanto inizialmente previsto dal team. Questo picco posizionerà il ciclo nella media rispetto al record storico.

I cicli solari

Il ciclo attuale, il 25° dall’inizio delle registrazioni nel 1755, è iniziato nel 2019 e, secondo le previsioni ufficiali, doveva essere estremamente mite, con un picco di circa 115 macchie solari mensili nel 2025. Il ciclo solare oscilla tra un minimo e un massimo nell’attività magnetica del Sole che si manifesta nel numero di macchie solari, brillamenti solari ed eruzioni. Questi cicli variano in intensità, con i più deboli mai registrati che hanno prodotto meno di 100 macchie solari al mese durante il massimo e con picco più forte con quasi 300.

Il ciclo 25 è seguito al ciclo 24, estremamente debole e NASA il NOAA hanno pensato che sarebbe stato altrettanto deludente. Tuttavia, da quando il ciclo 25 ha preso slancio nel 2022, ha costantemente superato le previsioni ufficiali, mostrandosi più in linea con la previsione alternativa elaborata da un team guidato dal ricercatore della NASA Robert Leamon e da Scott McIntosh, vicedirettore del National Center for Atmospheric Research (NCAR).

Come mai i risultati di Leamon e McIntosh si discostano così tanto dalle stime ufficiali e perché sono più vicini alla realtà? C’è da considerare che la previsione del ciclo solare è ancora piuttosto grezza e, con solo 25 cicli registrati, la quantità di dati disponibili per la modellazione al computer è alquanto limitata.

Gli studi di Leamon e McIntosh sull’attività solare

Nei loro studi, Leamon e McIntosh esplorano modi alternativi per prevedere il comportamento del Sole in base all’attività magnetica della stella. Analizzando i documenti storici, hanno scoperto che la forza di ogni ciclo successivo dipende dal momento in cui il campo magnetico del ciclo precedente muore completamente. Questo evento, che il team ha soprannominato “il terminatore“, non si verifica esattamente al minimo, ma fino a 2 anni dopo, quando il successivo ciclo solare sta lentamente iniziando.

I ricercatori ritengono che la comprensione dei cicli solari possa produrre previsioni più accurate se non sono inquadrati dai minimi ma piuttosto dagli eventi di terminazione, cioè misurando quanto è lungo un ciclo non dal minimo al minimo, ma da terminatore a terminatore.

La previsione originale fatta da Leamon e dai suoi colleghi si basava sull’aspettativa che l’evento terminatore che concludeva il ciclo 24 sarebbe arrivato a metà del 2020, il che suggeriva un ciclo 25 molto forte. Il ciclo 24, tuttavia, alla fine è durato un anno e mezzo in più, con il suo campo magnetico che alla fine è scomparso completamente nel dicembre 2021.

Gli eventi terminatori fanno parte di quello che gli scienziati chiamano il ciclo di Hale, un ciclo di 22 anni di attività magnetica che comprende due cicli solari di 11 anni. Durante il ciclo di Hale, le onde magnetiche di polarità opposta si spostano dai poli del Sole verso l’equatore dove si incontrano e si annullano a vicenda. Quando queste linee del campo magnetico sono circa a metà del loro viaggio, il campo magnetico del Sole si inverte, e ciò corrisponde al tempo approssimativo del massimo solare. Il ciclo di Hale è completo quando il campo magnetico ritorna al suo stato originale dopo 2 cicli solari. Il terminatore, l’annullamento delle onde magnetiche all’equatore, può essere osservato nei documenti storici della generazione delle macchie solari come una completa scomparsa delle macchie solari nella regione equatoriale della stella.

Sulla base dei loro calcoli, Leamon e i suoi colleghi prevedono che il campo magnetico del Sole si invertirà a metà del 2024, con il massimo solare dell’attuale ciclo solare che arriverà pochi mesi dopo.

Cosa significa per noi sulla Terra

Per noi sulla Terra, ciò significa che probabilmente ci stiamo dirigendo verso un periodo di aurore più frequenti e più intense, ma anche di eventi meteo spaziali più forti che potrebbero creare problemi nell’orbita terrestre. Le aurore sono prodotte dalle interazioni tra il materiale che fluisce dal Sole e il campo magnetico terrestre. Reazioni simili che producono questi straordinari spettacoli, tuttavia, rendono più densa l’atmosfera residua della Terra ad alta quota dove orbitano i satelliti. Ciò porta a un aumento della resistenza che può causare la caduta dei satelliti dall’orbita, tra le altre cose. Nel febbraio 2022, SpaceX ha perso un lotto di 40 nuovissimi satelliti Starlink dopo averli lanciati durante quella che è stata considerata solo una lieve tempesta solare.

L’arrivo del massimo solare, inoltre, non significherà che saremo fuori pericolo. Leamon ha affermato che, secondo i dati disponibili, potenti brillamenti solari ed eruzioni si verificano spesso nella fase di ribasso di cicli dispari, come l’attuale ciclo 25. Nel caso di cicli pari, il rischio di pericolose tempeste solari è più alto durante la prima parte del ciclo. E’ quindi possibile che gli eventi più efficaci si verifichino dopo il massimo, nel 2025 e nel 2026.

L’ultima previsione del team è stata pubblicata su Frontiers in Astronomy and Space Sciences.

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