Secondo un nuovo studio pubblicato su Nature Astronomy, condotto dagli scienziati del Royal Observatory di Edimburgo, nelle piccole galassie vicine alla Via Lattea, la nascita dei pianeti potrebbe avvenire in modo simile alle strutture cosmiche più lontane, con gli stessi elementi di base necessari alla formazione dei corpi planetari. Il team, guidato da Olivia Jones, ha utilizzato i dati raccolti dal James Webb Space Telescope (JWST) focalizzando l’attenzione sulle giovani stelle nella Piccola Nube di Magellano (SMC), una galassia nana vicina alla Via Lattea. Alla scoperta ha collaborato anche l’Italia, con l’Istituto Nazionale di Astrofisica.
I pianeti iniziano il loro ciclo come piccoli granelli di sabbia e polvere, che poi si uniscono a formare ammassi sempre più grandi fino a diventare nuclei planetari. All’interno della Nube di Magellano, però, le materie prime associate alle fasi iniziali della vita dei pianeti, come silicio, magnesio, alluminio e ferro, sembrano relativamente scarse.
Utilizzando l’imaging a infrarossi del JWST, i ricercatori hanno rilevato la radiazione termica emessa dalla polvere cosmica. Gli esperti hanno quindi osservato centinaia di giovani stelle di piccola massa in una regione di formazione stellare della SMC chiamata NGC 346. Le analisi hanno mostrato segni di polvere cosmica in orbita vicino ai giovani astri, il che suggerisce che i pianeti potrebbero formarsi in combinazione con la maturazione stessa delle stelle.
Secondo i risultati dello studio, quindi, l’abbondanza di elementi che formano rocce nella SMC risulta simile a quella tipica delle galassie molto più lontane. Gli autori deducono che i pianeti all’interno della Nube di Magellano potrebbero essersi formati tra 11 e 12 miliardi di anni fa.