Runner morto in Trentino, ordinanza per abbattimento dell’orso. Oipa: “no ad occhio per occhio”

Dopo l'aggressione mortale al runner Andrea Papi, la Giunta provinciale di Trento ha deciso per la "rimozione di un orso pericoloso per incolumità e sicurezza pubblica"
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La Giunta provinciale di Trento ha deciso di procedere all’abbattimento dell’orso che ha ucciso Andrea Papi, il runner 26enne trovato morto nei boschi di Caldes, in Trentino, il 5 aprile scorso. “La Giunta provinciale di Trento, venuta a conoscenza dell’esito delle operazioni peritali sul corpo di Andrea Papi, ha comunicato al Comitato provinciale ordine e sicurezza pubblica di un provvedimento contingibile e urgente per la rimozione di un orso pericoloso per incolumità e sicurezza pubblica“. Lo ha reso noto, in conferenza stampa, il Presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, a margine della riunione tenutasi al Palazzo del Governo di Trento.

Il dispositivo – ha aggiunto Fugatti – prevede che il Corpo forestale dia seguito all’ordinanza, proseguendo il monitoraggio dell’area e procedendo nel più breve tempo possibile all’identificazione genetica dell’esemplare responsabile dell’aggressione e di procedere nell’abbattimento. Eventuali esemplari catturati nelle operazioni potranno essere custoditi in cattività in attesa della conferma genetica”. 

Fugatti: “il progetto Life Ursus con questi numeri non può durare”

“Ad oggi i casi di orso problematico, dei quali è già stata informata Ispra, sono tre. Nei prossimi giorni verrà fatta richiesta di abbattimento di questi tre esemplari, tra cui MJ5 (responsabile dell’aggressione del 5 marzo scorso), JJ4 (di cui già chiesto abbattimento) e M62. Abbiamo avuto già rassicurazioni da parte Ispra di dell’accoglimento di queste richieste”, ha detto ancora Fugatti. “È ormai acclarata la problematica dell’eccessivo numero di esemplari presenti sul nostro territorio rispetto alla sostenibilità del progetto ‘Life Ursus’ e della convivenza tra uomo e orso. Crediamo che occorra riportare il progetto alle originarie previsioni, partendo proprio dai territori come la Valle di Sole, dove gli esemplari sono in sovrannumero. La prossima settimana incontrerò il Ministro competente per riduzione del progetto ‘Life Ursus’ per arrivare alle previsioni iniziali del progetto, che prevedevano una cinquantina di esemplari. È stato dimostrato che con questi numeri il progetto non può durare”, ha aggiunto.

Secondo quanto riferito dal dirigente generale della Provincia di Trento, Raffaele De Col, il numero attuale è di un centinaio di orsi presenti sul territorio.

La posizione delle associazioni animaliste

Pur opponendosi all’abbattimento sistematico degli orsi coinvolti in attacchi non mortali agli escursionisti, il WWF afferma che l’orso responsabile della morte di Andrea Papi dovrebbe essere “rimosso”. “L’eliminazione di questo individuo riduce il rischio di ulteriori incidenti simili e migliora l’accettazione sociale della popolazione nei confronti dell’orso“, spiega l’associazione in un comunicato.

Di tutt’altro parere l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che invita alla calma e a non ricorrere “alla barbarie dell’occhio per occhio, dente per dente”. “Apprendiamo con tristezza il risultato dell’autopsia sul giovane morto in Val di Sole e al contempo invitiamo alla calma e auspichiamo che ora le istituzioni non ricorrano alla barbarie dell’”occhio per occhio, dente per dente”, si legge in una nota dell’Oipa, che offre una riflessione su quel che sta succedendo da qualche anno in Trentino.

Importare per poi imprigionare e uccidere. È quel accade nella gestione della Provincia autonoma di Trento che, insieme all’Istituto nazionale della fauna selvatica (oggi Ispra) e al Parco Adamello Brenta, per salvaguardare un piccolo nucleo di orsi sopravvissuto nel territorio volle avviare il progetto Life Ursus, finanziato dall’Unione Europea, al fine d’incrementare la specie nelle Alpi tramite il rilascio di alcuni individui provenienti dalla Slovenia”, riporta la nota.

Se il risultato di tanto sforzo è questo, tanto valeva che quello stanziamento di denaro pubblico fosse investito altrove”, commenta il responsabile per la Fauna selvatica dell’Oipa, Alessandro PIacenza. “Dieci furono gli orsi rilasciati tra il 1999 e il 2002, e oggi se ne contano circa 100. Ma l’intento iniziale si è ribaltato e dalla protezione si sta passando all’uccisione”.

Life Ursus avrebbe dovuto proteggere gli orsi bruni reintrodotti attraverso una serie di attività mirate alla conservazione, alla sorveglianza, alla sensibilizzazione anche attraverso l’attivazione di relazioni positive tra l’uomo e il plantigrado, fa notare l’Oipa, ma la prevenzione dei conflitti tra l’orso e le comunità locali non sono state né idonee né sufficienti.

“Tra le tante dichiarazioni lette tra ieri e oggi, vi sono anche state anche quelle che imputano la morte del povero runner a un “estremismo ambientalista” che avrebbe causato l’incidente con l’orso”, continua Piacenza dell’Oipa. “Addirittura vi è chi afferma che “questo estremismo insensibile alle ragioni ed alla sicurezza dell’uomo va emarginato e fermato”. Di fronte ad affermazioni di tal fatta invitiamo tutti a una maggiore calma e cautela”.

L’Oipa ricorda che esiste sempre un modo per convivere serenamente con gli animali che vivono nel loro habitat. Altre Regioni lo dimostrano. Le istituzioni – conclude l’organizzazione – mettano un maggiore impegno nella diffusione d’informazioni utili a tal fine e attivino, con le categorie produttive, misure di salvaguardia nel rispetto della vita animale, tutelata dall’articolo 9 della Costituzione.

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