E’ stato sviluppato un olio microbico che sostituisce l’olio di palma. L’alternativa e’ stata fornita dall’azienda C16 Biosciences, fondata da tre ex allievi del Massachusetts Institute of Technology, David Heller, Shara Ticku, e Harry McNamara. La C16 Biosciences nasce con l’idea di provare a usare la biologia sintetica per creare un sostituto valido e sostenibile all’olio di palma. Oggi, C16 Biosciences sta realizzando questa missione su ampia scala, con una variante naturale e priva di impatti sull’ambiente, dell’olio di palma. Il prodotto, sviluppato dai ricercatori, e’ ricavato dai lieviti produttori di olio, che fermentano gli zuccheri in un processo simile alla produzione di birra. L’olio di palma e’ l’olio vegetale piu’ diffuso al mondo. E’ usato in ogni cosa, dai saponi ai cosmetici, dalle salse ai panini, ai cracker.
Questo prodotto puo’ essere raccolto solo da palme vicine all’equatore; quindi, i produttori spesso bruciano le foreste pluviali tropicali e le paludi di quelle regioni per far posto alle piantagioni, decimando gli habitat della fauna selvatica, producendo una quantita’ impressionante di emissioni di gas serra. Secondo un recente studio, l’espansione della palma nel sud-est asiatico potrebbe rappresentare lo 0,75% delle emissioni totali di gas serra del mondo. Tra le creature familiari minacciate dalla deforestazione dell’olio di palma ci sono gli oranghi, le cui tre specie sono ora elencate come criticamente minacciate, lo stato piu’ urgente nella Lista Rossa delle Specie Minacciate, un elenco globale delle specie minacciate, dell’Unione internazionale per la conservazione della natura.
“Per rispondere alla crescente domanda degli ultimi decenni, i grandi produttori di palma di solito si impadroniscono impropriamente dei terreni, tagliano e bruciano le foreste pluviali tropicali, cacciano le popolazioni indigene, uccidono o eliminano la fauna locale e sostituiscono tutto con ettari ed ettari di piantagioni di olio di palma”, ha spiegato Heller. “Questo processo di conversione del territorio ha emesso qualcosa come un gigatone di CO2 all’anno, solo per l’espansione delle coltivazioni di olio di palma. C16 Biosciences ha creato il proprio marchio come modo per diffondere la conoscenza dei danni associati all’olio di palma e dimostrare alle aziende piu’ grandi che e’ pronta ad offrirsi come partner per un futuro eco-friendly. La palma da olio e’ straordinaria in termini di resa, ma la posizione necessaria per la sua coltivazione e’ in conflitto con cio’ che e’ essenziale nel nostro ecosistema: le foreste pluviali tropicali. C’e’ molto entusiasmo quando si parla di alternative microbiche alla palma, molti marchi hanno subito pressioni da parte di consumatori e persino governi, che sentono l’urgenza del clima e di apportare cambiamenti per abbandonare un ingrediente oleoso incredibilmente distruttivo”, ha detto Heller.
La prima offerta di C16 Biosciences, chiamata Torula Oil, e’ un prodotto di qualita’ superiore rispetto all’olio di palma tradizionale. “Il C16 Biosciences con la sua ricerca tenta di sconvolgere l’industria dell’olio di palma, che vale 60 miliardi di dollari; e’ molto piu’ facile migliorare la produttivita’ del processo di fermentazione di precisione di C16 Biosciences che migliorare i processi agricoli,” ha specificato Heller. “Abbiamo l’opportunita’ di espanderci verticalmente, in grandi serbatoi di acciaio inossidabile, invece che orizzontalmente sul terreno, in modo da poter ridurre la nostra curva dei costi aumentando le dimensioni dell’infrastruttura e migliorandone l’ottimizzazione”.
“C16 Biosciences e’ attualmente impegnata nella collaborazione con grandi marchi di prodotti per la cura della persona e prevede di annunciare alcuni importanti accordi nei prossimi mesi”, ha annunciato Heller. “Piu’ avanti, speriamo di utilizzare il nostro prodotto per sostituire l’olio di palma nei prodotti alimentari, anche se cio’ richiede l’introduzione di ulteriori normative” Con tutti i suoi sforzi, C16 Biosciences cerca di far luce sui problemi associati all’industria dell’olio di palma, che secondo l’azienda, sono sottovalutati. “Dobbiamo trovare un modo per ridurre la nostra dipendenza dai prodotti che provocano la deforestazione. Facciamo molto per aiutare le persone a conoscere gli effetti dell’industria dell’olio di palma e se qualcosa contiene quest’olio non significa che si deve smettere di usarlo, ma che si deve comprendere cosa significa per il mondo il suo impiego”, ha concluso Heller.