“Io dico no all’allarmismo ma la situazione va tenuta d’occhio”; il ghiaccio marino “nel 2022 era ‘basso’, nel 2023 è molto basso, ben al di sotto rispetto al 2010 o prima, ma questo non ci consente di dire se nel 2024 la situazione sarà uguale o peggiore”. È il commento della glaciologa dell’Istituto di Oceanografia e Geofisica sperimentale (Ogs) di Trieste Florence Colleoni alla notizia che alla calotta antartica manca un pezzo grande come l’Argentina. Colleoni ha compiuto due missioni di ricerca in Antartide a bordo della nave oceanografica ‘Laura Bassi’.
A differenza dell’Artico, per il quale c’è una casistica che mostra una tendenza chiara – “stiamo perdendo il ghiaccio” – per l’Antartide è “difficile dire che sta avvenendo lo stesso fenomeno. Ma possiamo affermare – dice Colleoni – che osserviamo qualcosa di eccezionale. L’oceano si è riscaldato in modo accelerato ma stiamo sottovalutando questa velocità. Non sappiamo ancora quale sia l’influenza del riscaldamento climatico ma di sicuro questo amplifica l’impatto di alcuni fenomeni”.
Colleoni poi distingue l’effetto del riscaldamento sui ghiacci terrestri, per i quali esistono i dati di una decade, da quello sui ghiacci marini, che “bisogna studiare ancora“. Quali sono i provvedimenti da prendere per evitare che la situazione peggiori? “Il riscaldamento globale è un problema socio economico, non si può cambiare radicalmente il nostro stile di vita – risponde la scienziata – ma dobbiamo investire nella ricerca di energie alternative e ottimizzare l’uso dell’energia, che sarà la chiave in futuro. L’Unione europea si sta muovendo in questa direzione con i progetti di smart cities o green cities, ma poi bisogna ad esempio produrre batterie meno inquinanti e non disperdere troppa energia”.
Trincardi (Cnr): “rischi per pinguini e foche”
“Fino a dieci anni fa si pensava, sbagliando, che almeno l’Antartide fosse immune da queste destabilizzazioni” ma oggi i dati sulla riduzione del ghiaccio marino dell’Antartide “fanno pensare a conseguenze gravi per l’ecosistema, con pinguini e foche che ad esempio si troverebbero ‘senza casa’ e per la stabilità dei ghiacciai e delle calotte di ghiaccio costiere, che si troverebbero direttamente sotto l’ ‘attacco’ delle onde oceaniche e delle correnti oceaniche superficiali e intermedie sempre più calde, relativamente alla temperatura in cui sono stabili i ghiacci“. Così all’ANSA il direttore del dipartimento di Scienze del sistema Terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr, Fabio Trincardi, interpellato in merito al nuovo allarme che arriva sull’Antartide.
E, sottolinea l’esperto, se è vero che occorre considerare che i ghiacci marini ai Poli “subiscono grandi oscillazioni stagionali, ovviamente, e interannuali, qui si teme un salto di stato del sistema perché la riduzione dell’estensione del ghiaccio marino, oggi eclatante, è in atto senza inversioni da quasi dieci anni”. Il solo ghiacciaio Thwaites, in Penisola Antartica, ricorda l’esperto del Cnr “può, fondendosi, contribuire a molti metri di innalzamento del livello del mare”.
Trincardi mette poi in evidenza, a livello globale, come tutto il ghiaccio presente sulla Terra alle alte latitudini e in alta quota sulle montagne “è il più destabilizzato”, mentre sembra che il ghiaccio marino Artico “sia destinato a scomparire in estate nel giro di un decennio, con conseguenze devastanti sul bilancio termico della Terra, così come la calotta della Groenlandia, sembra ormai destinata a fondersi contribuendo in pochi secoli ad un innalzamento globale del livello del mare fino a sette metri”.