L’ESA ha fatto la storia ieri, 28 luglio. Il satellite Aeolus dell’Agenzia Spaziale Europea è rientrato nell’atmosfera terrestre ieri, concludendo una lunga serie di delicatissime operazioni di abbassamento dell’orbita che potrebbero aprire una nuova strada pionieristica per gli operatori satellitari. “E’ piuttosto unico, quello che stiamo facendo. Non si trovano davvero esempi di questo nella storia del volo spaziale,” aveva affermato Holger Krag, capo dell’Ufficio per i detriti spaziali dell’ESA, durante una conferenza stampa lo scorso 19 luglio. “Per quanto ne sappiamo, è il primo rientro assistito di questo tipo“.
Aeolus, dal lancio al rientro
Aeolus ha effettuato un rientro pionieristico, ma la sua carriera non è stata da meno. Il satellite da 1.360 kg è stato lanciato nell’agosto 2018 per monitorare i venti della Terra, qualcosa che non era mai stato fatto in dettaglio dall’orbita. I dati del veicolo spaziale hanno aiutato i ricercatori a migliorare i loro modelli climatici e le previsioni meteo. Ha operato per quasi 4,5 anni, circa 18 mesi in più rispetto alla sua vita scientifica pianificata.
Simonetta Cheli, Direttore dei Programmi di Osservazione della Terra dell’ESA, ha dichiarato: “Aeolus è stato davvero eccezionale. In effetti, la tecnologia era difficile da sviluppare, ma abbiamo visto enormi ritorni. Non solo ha giovato alla scienza in termini di contributo alla ricerca sul clima, ma i suoi dati sono stati utilizzati operativamente nelle previsioni meteo, che si sono rivelate essenziali durante il blocco Covid quando gli aerei, che trasportano strumenti meteo, sono stati messi a terra“. “Siamo estremamente orgogliosi di Aeolus e delle molte persone che hanno reso possibile il suo sviluppo, la sua vita in orbita, il suo uso dei dati e la sua fine sicura. Ora, con l’esperienza acquisita dal primo Aeolus, la nostra attenzione si rivolge al suo follow-on, Aeolus-2, che è una missione meteorologica operativa che stiamo sviluppando con Eumetsat“.
Quindi, dopo una lunga carriera pionieristica, il veicolo spaziale ha iniziato ad esaurire il carburante. Invece di lasciare che l’atmosfera terrestre trascinasse Aeolus verso il basso in modo caotico, come è normale per i satelliti in orbita, i membri del team di missione hanno deciso di assumere un ruolo più attivo nell’ultimo capitolo del veicolo spaziale. Hanno orchestrato la campagna di deorbitazione, indirizzando Aeolus su un tratto vuoto dell’Oceano Atlantico, escludendo anche il minimo rischio per persone o infrastrutture sulla Terra.
Questa minaccia, sebbene davvero minima, è reale ogni volta che un satellite cade in modo incontrollato sulla Terra: in generale, circa il 20% della massa di un veicolo spaziale sopravvive al viaggio infuocato attraverso l’atmosfera e colpisce la terra ferma (o, più comunemente, le acque oceaniche), e c’è un sacco di spazzatura lassù che aspetta solo di rientrare.
“Oggi abbiamo 10.000 veicoli spaziali nello Spazio, di cui 2.000 non funzionanti. In termini di massa, stiamo parlando di circa 11.000 tonnellate,” ha spiegato Krag alla conferenza stampa del 19 luglio. Circa 100 tonnellate di spazzatura spaziale prodotta dall’uomo cadono ogni anno sulla Terra e oggetti di grandi dimensioni rientrano nella nostra atmosfera in media circa una volta alla settimana, ha aggiunto.
I rientri guidati, che vengono comunemente eseguiti dagli stadi dei razzi dopo i lanci orbitali, potrebbero aiutare a intaccare questo problema di spazzatura spaziale. Questo l’obiettivo apripista del team di Aeolus. La campagna di rientro del satellite “stabilisce un nuovo precedente per operazioni spaziali sicure e voli spaziali sostenibili, sia per le missioni future che per quelle già in orbita,” ha spiegato in precedenza Rosa Jesse dell’ESA.
Le delicate operazioni e il gran finale
Aeolus ha studiato i venti della Terra da un’altitudine di circa 320 km. Il veicolo spaziale ha iniziato a discendere da questa orbita il 19 giugno e il team di missione ha iniziato ad accelerare il processo 5 settimane dopo. Lunedì 24 luglio, Aeolus ha eseguito due accensioni al motore che sono durate un totale di 37,5 minuti e hanno abbassato la sua altitudine di circa 30 km, a 250 km. Le operazioni sono riprese giovedì 27 luglio, con 4 manovre pianificate di abbassamento dell’orbita.
L’ultima manovra è stata eseguita ieri (il successo è stato confermato) con il rientro avvenuto circa 5 ore dopo. “Secondo i nostri calcoli, Aeolus dovrebbe essere rientrato nell’atmosfera terrestre,” ha confermato l’ESA nella tarda serata di ieri. “Il nostro Earth Observer, è diventato una stella cadente“.
Il rientro è avvenuto precisamente sopra l’Antartide, come confermato dallo U.S. Space Command. Il Director od Operations dell’ESA, Rolf Densing, ha dichiarato: “I team hanno raggiunto qualcosa di notevole. Queste manovre erano complesse, e Aeolus non era progettato per eseguirle, e c’era sempre la possibilità che questo primo tentativo di rientro assistito potesse non funzionare.
Il rientro di Aeolus è sempre stato a rischio molto basso, ma volevamo spingere i limiti e ridurre ulteriormente il rischio, dimostrando il nostro impegno per l’approccio Zero Debris dell’ESA. Abbiamo imparato molto da questo successo e possiamo potenzialmente applicare lo stesso metodo per alcuni altri satelliti alla fine della loro vita, lanciati prima che le attuali misure di smaltimento fossero in vigore“.