I cambiamenti climatici e il riscaldamento globale influenzano gli esseri umani, la natura e l’ambiente su scala globale. Tuttavia, i loro impatti spesso non sono distribuiti in modo uguale e uniforme. Le persone che vivono nelle isole di calore urbano hanno maggiori probabilità di sperimentare livelli più elevati di rischi legati al calore per la loro salute, spesso rafforzando le disuguaglianze sociali esistenti.
L’isola di calore urbana (UHI) è un fenomeno tipicamente associato alle aree urbane ed è definito come una differenza di temperatura tra aree urbane e rurali, causata dall’eccesso di calore emesso e dal guadagno solare intrappolato dall’ambiente urbanizzato.
Le isole di calore urbane derivano dall’uso di materiali da costruzione che assorbono il calore, come metallo, cemento e mattoni, e dalla scarsità di vegetazione che riduce il raffreddamento attraverso l’evaporazione e la traspirazione. Inoltre, le attività umane come i trasporti, l’illuminazione e l’aria condizionata contribuiscono attivamente a intrappolare il calore.
Come riportato dal BMJ, l’effetto UHI può avere un impatto sulla salute umana sia direttamente che indirettamente. Il caldo estremo ha un effetto diretto sulla mortalità e sulla morbilità, portando di solito a conseguenze più gravi per le popolazioni vulnerabili, come gli anziani o le persone a basso reddito, che spesso si concentrano nelle aree urbane dove l’effetto isola di calore è più elevato.
Per questo motivo, le persone che vivono in città sono di solito più colpite da temperature estremamente elevate o da ondate di calore rispetto alle persone che vivono in città. Inoltre, alcuni quartieri all’interno di una città possono essere più caldi di altri a causa di una distribuzione non uniforme e non equa di spazi più freschi con vegetazione o acqua nel paesaggio urbano. Questo crea una mappa disomogenea e non uniforme degli impatti del calore sulla vita e sul benessere umano.
L’intersezione tra l’aumento delle condizioni dell’isola di calore e le disuguaglianze demografiche amplifica ulteriori fattori di rischio legati al caldo. Per esempio, la qualità dell’aria tende a peggiorare nelle giornate calde e soleggiate: la luce solare reagisce con gli inquinanti atmosferici, provocando un aumento dell’ozono a livello del suolo, o smog. Come riportato dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti (EPA), ad esempio, diversi studi condotti negli Stati Uniti dimostrano che alcune comunità di colore e famiglie a basso reddito sono più suscettibili all’asma rispetto alla popolazione generale, esponendole a rischi maggiori dovuti alle temperature elevate, all’inquinamento atmosferico e allo smog che si forma in tali condizioni.
Disuguaglianze di salute
“Come epidemiologi, utilizziamo le disuguaglianze di salute come una delle metriche più efficaci per identificare le criticità”, afferma Giuseppe Costa, professore emerito presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e Biologiche dell’Università di Torino. “Ogni volta che osserviamo, monitoriamo e studiamo i fenomeni legati alla salute, cerchiamo di individuare le differenze e le disuguaglianze, perché le disuguaglianze di salute sono un elemento fondamentale per la salute. Sebbene anche altri fattori, come il genere e la disabilità, contribuiscano alle disparità, sono le differenze sociali e geografiche a spiegare meglio le disuguaglianze sanitarie e quindi a rivelare problemi potenzialmente evitabili. Inoltre, le disparità geografiche spesso si allineano a quelle sociali, a causa della tendenza degli individui svantaggiati dal punto di vista socioeconomico o delle comunità culturalmente omogenee a raggrupparsi in quartieri o distretti specifici.”
L’effetto UHI può essere particolarmente concentrato nei quartieri suburbani, ma il motivo principale per cui le isole di calore hanno un effetto negativo sulla salute delle persone è che i residenti delle aree urbane più svantaggiate di solito hanno specifiche suscettibilità cliniche, ad esempio a malattie croniche particolarmente sensibili allo stress termico. “Pertanto, non è solo l’isola di calore in sé a concentrarsi nelle aree più povere”, afferma Costa.
La vulnerabilità al calore e ai rischi legati al clima può quindi riferirsi a due concetti: la vulnerabilità clinica, o fragilità, si riferisce alla suscettibilità di individui con determinate condizioni di salute che li rendono più inclini a soffrire di eventi climatici estremi. La vulnerabilità sociale, invece, si riferisce alla difficoltà di accedere a strutture in grado di proteggere dalle temperature estreme, come l’aria condizionata o una ventilazione adeguata, o a reti di supporto in grado di fornire assistenza o cure.
I cambiamenti climatici e il riscaldamento globale stanno causando disastri legati al caldo più frequenti e intensi, con conseguenti maggiori rischi per la salute e un maggior numero di vittime. Ad esempio, l’ondata di calore del 2003 in Europa ha causato circa 70.000 decessi in eccesso, mentre le ondate di calore del 2018 in Giappone hanno provocato oltre 20.000 ricoveri ospedalieri legati a colpi di calore, soprattutto nelle persone anziane, come riportato dal BMJ. Le temperature più elevate e gli inquinanti atmosferici contribuiscono anche a problemi di salute cardiovascolare e respiratoria. L’esposizione al calore urbano è collegata a malattie renali, disturbi mentali, malattie della salute.
“Le evidenze scientifiche dimostrano che l’impatto più evidente dei cambiamenti climatici sulla salute, almeno in Italia e in Europa, è dovuto all’effetto Isola di calore urbana”, afferma Costa. “I suoi effetti sono in realtà piuttosto allarmanti, perché colpiscono in modo particolare i gruppi fragili e più vulnerabili. Sembra quasi una pandemia su piccola scala”.
Affrontare le disuguaglianze dovute al caldo
L’entità dei rischi per la salute legati al caldo dipende dai rischi climatici, dalla vulnerabilità individuale e dalle misure di adattamento. Una riduzione efficace delle emissioni e l’adattamento possono mitigare in modo significativo gli impatti negativi dei cambiamenti climatici sulla salute. Affrontare le disuguaglianze legate al caldo implica l’attuazione di programmi e politiche specificamente rivolti alle persone storicamente emarginate e svantaggiate per ridurre la loro sproporzionata vulnerabilità ai rischi legati al caldo.
Come suggerito dall’EPA, le strategie efficaci per risolvere le disuguaglianze dovute al caldo possono includere: il coinvolgimento delle comunità nei processi decisionali; la garanzia che le informazioni rilevanti raggiungano i residenti in modo efficiente e coinvolgente; l’incorporazione di principi di giustizia ambientale, come l’indirizzamento di maggiori investimenti pubblici verso i quartieri meno serviti; la progettazione e la promozione di programmi per favorire l’efficienza energetica degli edifici residenziali.
In questo contesto, è fondamentale raccogliere dati rilevanti e mappare le situazioni critiche e le potenziali soluzioni. Ad esempio, identificare e tracciare le UHI più intense in una città e le aree con una maggiore concentrazione di residenti vulnerabili può essere fondamentale per le amministrazioni locali per progettare soluzioni di calore eque.
Uno studio interdisciplinare pubblicato sulla rivista Urban Climate e condotto dalla Fondazione CMCC si concentra sul fenomeno dell’isola di calore urbana, fornendo una metodologia riproducibile e flessibile per esplorare la valutazione del rischio sul nesso calore-salute nella città di Torino, in Italia.
“Il fenomeno UHI è tipico delle aree urbane ed è più forte durante le ondate di calore”, ha dichiarato Marta Ellena, della divisione Modelli regionali e impatti geo-idrologici (REMHI) del CMCC e prima autrice del lavoro. “Questo accade perché le città sono per lo più coperte da superfici impermeabili e ciò rende le temperature più alte, peggiorando l’effetto UHI già esistente”.
L’obiettivo principale dello studio è stato quello di produrre valutazioni del rischio climatico a scala locale prendendo in considerazione i principali fattori di disuguaglianza, che sono fondamentali per suggerire strategie di adattamento per città più resistenti al clima e sostenibili.
“La combinazione di diversi fattori ci permette di esprimere la complessità del concetto di rischio associato alle Isole di Calore Urbane”, ha dichiarato Guglielmo Ricciardi, del CMCC e del Politecnico di Torino, altro autore dello studio. “Non sono solo le aree più verdi o più urbanizzate a influenzare il rischio per i cittadini. Dobbiamo anche considerare le caratteristiche degli edifici, la vicinanza a ospedali o a spazi pubblici con aria condizionata, tra gli altri”.
L’impatto dell’ambiente urbano sulla salute umana è un argomento che sta acquisendo sempre più rilevanza e credibilità a livello scientifico. Inoltre, il cambiamento climatico e l’effetto UHI sono entrambi fenomeni che influenzano sempre di più la vita umana e si rafforzano a vicenda, portando a un aumento dei rischi legati al caldo in futuro.
“Negli ultimi 15 anni, un numero crescente di studi si è concentrato sull’importanza delle aree verdi urbane per la salute umana”, afferma Giulia Melis della Links Foundation, “ma l’impatto del paesaggio urbano sulle persone è anche sociale e, dal punto di vista della salute, ciò evidenzia le disuguaglianze sanitarie”.
Le future città resilienti al clima
Nelle aree urbane, le disuguaglianze spesso derivano da una distribuzione disomogenea di strutture e servizi. La disponibilità di un sistema di trasporto pubblico efficiente e di servizi di base in un quartiere contribuisce a migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti. “Nelle città italiane, in media, i principali problemi legati al clima sono le ondate di calore e le alluvioni”, dice Melis, “e, di conseguenza, le amministrazioni locali stanno iniziando a pensare a strategie e soluzioni per affrontare questi rischi e ridurne gli impatti”.
Creare un ambiente urbano sicuro e resiliente al clima è uno sforzo trasversale e intersettoriale, poiché coinvolge diversi settori di competenza e di intervento. Questo concetto è al centro del programma “100 città resilienti” della Fondazione Rockefeller, volto a trovare strategie per affrontare le sfide fisiche, sociali ed economiche delle città moderne.
Secondo questo quadro, la resilienza urbana potrebbe essere raggiunta seguendo una tabella di marcia che comprenda azioni, strategie e iniziative concrete e che enfatizzi lo scambio e la collaborazione tra le parti interessate a diversi fattori come la qualità dell’aria, gli spazi verdi, la rigenerazione urbana, la mobilità, i trasporti pubblici, il benessere e la salute. “Penso che le future città resilienti al clima debbano essere sicuramente più verdi, e ovviamente avere più spazi pubblici, più piste ciclabili ed edifici più efficienti dal punto di vista energetico”, afferma Melis.